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Progetti per miliardi ma non per il futuro

Lacune e assurdità del piano provinciale per l’utilizzo dei fondi del Recovery Plan. Cosa c’entrano con la rivoluzione verde gli skilift e i bacini per l’innevamento artificiale?

La Provincia di Bolzano è stata la prima a consegnare al governo, già il 9 ottobre, i 47 progetti che la giunta in carica e i suoi stakeholder (le lobby che la guidano e la occupano) vorrebbero realizzare con i 2,4 miliardi che “ci spettano” dalla divisione del malloppo.

Si tratta del Recovery Plan/Next Generation EU. Nato dal bisogno di fornire un aiuto ai paesi colpiti dalla pandemia di Coronavirus, si è trasformato, grazie ai politici al vertice in quel momento in alcuni paesi, in un progetto per il futuro per l’Europa, che intende (va) riprendere il sogno-progetto di una comunità di stati, per secoli in guerra fra di loro, riunitisi nella seconda metà del Novecento sulla base di una concezione che metteva insieme l’obiettivo del benessere a quelli della giustizia sociale e dei diritti umani universali.

Il percorso degli Stati uniti d’Europa è stato interrotto brutalmente dieci anni fa dall’Austerity, un modello economico che, oltre a distruggere definitivamente la Grecia, ha tolto ogni speranza di lavoro stabile, reddito sufficiente e giustizia sociale a milioni di europei e ha distrutto la fiducia in quel sogno. Ne sono responsabili i partiti di destra, per convinzione, e di sinistra per degenerazione o corruzione. Fra gli autori della recente - forse già finita - rinascita della speranza in Europa, c’era anche un presidente del Consiglio italiano, il professor Giuseppe Conte che, nel pieno di una crisi sanitaria mai vista, ha saputo indicare l’obiettivo lungimirante, condiviso e costruito insieme ad altri capi di stato europei. È durato poco. I potenti e i partiti si sono ripresi il posto. Questa premessa è necessaria prima di entrare nel merito dei progetti proposti dalla Provincia di Bolzano, perché la valutazione che verrà fatta a livello nazionale sarà certamente molto differente da quella che sarebbe stata nell’ottica di quando è nato il Next Generation EU.

Scouting nei cassetti. Già in maggio i funzionari dei vari dipartimenti e uffici sono stati incaricati dal direttore generale della Provincia, Alexander Steiner, di cercare i progetti “cantierabili”, in modo da corrispondere alla richiesta di concretezza e realizzabilità richiesti dal Recovery. Niente di male, se la Provincia fosse già governata secondo i principi voluti dal piano europeo di riconversione.

Ma è davvero così? E se si era sicuri di avere composto un progetto buono, perché è stato tenuto segreto? Nel corso del dibattito sul bilancio prima di Natale, ci sono volute le proteste di tutte le forze di opposizione in Consiglio provinciale per ottenere qualche scarsa informazione.

È stata chiesta poi da tutta l’opposizione una seduta straordinaria del Consiglio, per poter dibattere e informare la cittadinanza, su un piano che avrà un’enorme influenza sul futuro dei 520.000 abitanti del Sudtirolo.

I progetti. Guardiamoli questi progetti, ovviamente da articolarsi in seguito dettagliatamente. Proviamo a confrontarli con i bisogni degli abitanti della provincia e con gli obiettivi del grande piano di finanziamento straordinario europeo, se non altro perché l’Europa pretenderà che vengano rispettati. (A meno che in tutta la UE non succeda come in Italia, dove si è rovesciato un governo per mettere le mani sui soldi).

Nella lista dei 47, numerosi sono gli obiettivi condivisibili: l’investimento massiccio nella digitalizzazione, la messa in sicurezza della qualità delle acque, gli impianti per la produzione di idrogeno e il BioLNG. E anche l’elettrificazione dei mezzi di trasporto nelle città: un bel passo avanti, se si pensi che un anno fa a Bolzano sono stati comprati un mucchio di autobus a diesel. E poi 65 milioni per le piste ciclabili.

Ma erano inevitabili le marchette a favore dei contadini, che secondo l’ASTAT sono fra coloro che meno hanno sofferto della pandemia? È proprio necessario usare il Recovery plan per pagare ad alcuni gli impianti di irrigazione o rifargli una volta di più le strade che conducono ai masi (non solo di montagna)?

E perché non prevedere invece un sostegno alla conversione al biologico delle monocolture piene di pesticidi? (Il 13 giugno la Svizzera voterà per porre fine all’uso dei pesticidi). Molte critiche si sono già levate per la destinazione di 77 milioni per una “campagna per il marchio Südtirol”, progetto curiosamente inserito nel capitolo “Giustizia sociale e parità di genere”, nel quale però per la parità non c’è assolutamente niente.

Le donne hanno perso il lavoro molto più degli uomini, hanno dovuto seguire i figli e i parenti anziani per lunghi periodi, quando tutte le strutture scolastiche erano chiuse, e insieme lavorare in ufficio o a casa. Uno sforzo enorme, ancora in corso, e del tutto ignorato da questo Recovery edilizio.

Zero progetti anche per la cultura, la ricerca, la formazione: sotto questo capitolo si propone una nuova facoltà di Ingegneria (83 milioni). Niente in contrario. Tuttavia, vista la situazione disastrosa della Sanità in una provincia che non riesce a garantire nessuno dei livelli essenziali di assistenza (LEA), che abbandona a sé stessi i malati cronici, soprattutto per la gravissima carenza di personale sanitario, non sarebbe opportuno anzi indispensabile collaborare con Trento e la sua nuova facoltà di Medicina, o magari anche con Innsbruck, con l’obiettivo di formare i medici bilingui che mancano? Così la mitica Region Tirol non sarebbe fatta solo di sfilate di pantaloni di cuoio e di penne di gallo cedrone. Per la scuola ci sono 55 milioni per il risanamento dei collegi e delle scuole private. Quelle pubbliche hanno dimostrato di avere aule troppo piccole, ma non ci sono soldi.

Salute. Alla voce “Salute” si parla di modernizzazione degli ospedali (ne abbiamo 7 per 520.000 abitanti) e della rete territoriale, oggi inesistente, come la pandemia ha drammaticamente dimostrato. Ma non si dice se i soldi (pubblici) andranno a finire ancora ai privati o a una vera ricostruzione di una sanità pubblica degna di un paese civile.

Equità, una parola difficile. In una pubblicazione dell’ASTAT, “Redditi e condizioni di vita delle famiglie 2018-2019 e stima 2020”, si legge che il reddito delle zone rurali è più alto rispetto a quello delle città. E che la zona di Bolzano è la più povera della provincia, mentre la più ricca è la Val Pusteria. Per Bolzano nel piano si prevede: un macello nuovo da 8 milioni; 35 milioni per un nuovo palazzo per l’Agenzia dell’Ambiente provinciale (che non è affatto in un palazzo vecchio); un rifacimento della viabilità stradale a sud della città (quindi più auto); niente per l’occupazione, né per l’integrazione dei migranti, niente per riqualificare piazze e vie dove i pedoni hanno vita dura. Nessun progetto per il miglioramento della qualità dell’aria: gli studiosi dicono che per fermare l’aumento delle temperature sul pianeta si deve intervenire nelle aree urbane, piantando molti alberi e realizzando parchi. Bolzano con i suoi 40 gradi estivi ha poco verde, non sostituibile dagli alberelli piantati in mezzo ai marciapiedi e da qualche prato strappato ai fiumi, dove la calca è regola.

Rivoluzione di cemento. Nel capitolo Rivoluzione verde e conversione ecologica una parte consistente è per l’edilizia. Alcuni progetti sono stati già menzionati sopra. Ci sono anche 21 milioni per bacini per l’innevamento artificiale, 124 milioni per la ferrovia ma non si capisce se per il tunnel del Brennero messo sotto accusa proprio dalla Corte dei Conti europea o per migliorare altre linee.

Infrastrutture per la mobilità: nel capitolo ci sono solo due progetti: i 69 milioni per funivie “per il trasporto locale” e 56 milioni per nuovi skilift. (Sono anni che si riesce a convincere Bruxelles che gli impianti di risalita servono per gli abitanti della montagna).

Altri pareri. Gottfried Tappeiner, professore di economia dell’università di Innsbruck di origine sudtirolese, ha detto di non spiegarsi che cosa hanno a che fare con la rivoluzione verde i bacini per l’innevamento artificiale delle piste da sci o la ristrutturazione del Castello di Trauttmansdorff (20 milioni). Secondo Stefan Perini, direttore dell’Istituto per il lavoro (IPL/AFI), si deve cogliere l’occasione straordinaria per dare forma al futuro e non infilare nel piano l’agenda annuale della giunta provinciale. Perini ha chiesto che si faccia una task-force all’interno della pubblica amministrazione per garantire il corretto sviluppo del piano.

Il timore è che si vada incontro a un secondo scandalo come quello del 2014 con il Fondo sociale europeo, “che il Sudtirolo non si potrebbe più permettere”. Allora, 660 progetti, per un totale di 98 milioni furono sotto i riflettori della Commissione europea per irregolarità e 36 furono denunciati alla Corte dei Conti, con pesanti conseguenze. I rappresentanti delle opposizioni in Consiglio provinciale hanno definito il piano dei 47 “un guazzabuglio di progetti senza alcuna coerenza se non per il fatto che non sono nuovi e che ora dovrebbero essere finanziati con fondi europei anziché a carico del bilancio” (nota: Il bilancio di quest’anno è il più ricco della storia dell’autonomia). Hanno chiesto che: si riveda il pacchetto, coinvolgendo il Consiglio a partire dalla ponderazione strategica degli obiettivi… e che si fissino tempistiche; si consenta la presentazione di ulteriori progetti; si sottopongano i progetti alla valutazione delle commissioni legislative del Consiglio competenti; si garantisca la trasparenza della comunicazione con Roma e Bruxelles.

Il prof. Tappeiner, a proposito del capitolo “equità” ha detto: “Se a medio termine vogliamo essere giusti e produttivi, dobbiamo far sì che tutti coloro che sono socialmente deboli, indipendentemente da dove sono nati o di quale genere sono o di che colore hanno la pelle, possano avere un’occasione di sviluppo”.

In questo pare che la giunta provinciale sia più vicina alla linea Draghi sulla parità, che butta a mare l’unico strumento costruito dalle donne e dalle democrazie del Nord Europa.

La parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge” ha detto in Senato nel suo primo discorso. (Treccani: farisaico: atto o comportamento ipocrita, dettato da finto zelo o comunque falso, che nasconde le vere intenzioni di chi lo compie).

Dato che le donne hanno inventato questo strumento per ipocrisia e nascondendo le loro vere intenzioni, ne inventerà uno nuovo lui. O non farà niente, come quasi tutti i suoi predecessori.

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