Trentini brasiliani
L’intervento di Renzo Grosselli riportato dall’ultimo numero della Vostra rivista al riguardo dei trentini di origine (valsuganotti, mattarei, besenei, volaneri, ecc.) che sono la più parte della popolazione della cittadina brasiliana di Rio dos Cedros, ha sollecitato il mio narcisismo. Devo ricordare in premessa che Grosselli è autore di libri/ricerche su quell’emigrazione dei quali almeno “Vincere o morire” è una lettura imprescindibile.
Io a Rio dos Cedros (ricordo il suo gemellaggio con Albiano) ho molti parenti, con alcuni dei quali sono in abituale contatto e che ho avuto anche occasione di ospitare (il prefeito Filippi era un mio lontano cugino: si riprenderà a pandemia superata...).
Il mio premesso narcisismo mi porta a segnalare:
- Il monumento all’emigrante, che sorge sulla piazza principale di Blumenau (già centro amministrativo dello stato) e luogo identitario della città è opera del colono Erminio Stinghen (e di suo fratello Celso), che in esso trovò il suo primo lavoro. Poi chiese, cappelle... : gli Stinghen emigrati da Volano nel 1876 erano spazzapree, scalpellini).
- La mitica seleçao brasiliana (la più forte di sempre, con Pelé, Rivelinho, Jairzino, Tostao, Carlos Alberto: cinque numeri 10: vedi la finale a Messico ‘70 con l’Italia, ahi!, 1 a 4..) ha avuto come portiere, in panchina in quella finale, certo Ado, al secolo mio cugino Roberto Edoardo Stinghen. Mi ha raccontato che il solo azzurro che temevano era Gigi Riva.
- L’attuale seleçao affida il numero 6 a Filipe Luis, per anni una delle bandiere dell’Atletico Madrid ed ora, a fine carriera, tornato campione brasiliano col Flamengo. Sua madre è mia cugina Sueli Stinghen. Di nascosto, per non dare troppo a vedere il mio ribadito narcisismo, ogni tanto indosso la sua maglia verde-oro che mi ha mandato.
- Nel decennio scorso, bandiera della Scavolini Pesaro Volley (campionato italiano, coppa CEV, dopo aver giocato ai massimi livelli in Brasile) è stata la schiacciatrice Giorgete Mengarda. Facendomi visita, tra qualche lacrima di commozione, si era ripromessa di portare anche sua madre, una Stinghen purtroppo morta la scorsa estate, nella casa da dove era partito il suo bisnonno.
Costui, progenitore dei citati campioni, era partito da Volano nell’agosto del 1876 a un anno di età, battezzato Gustavo (in Brasile diventerà Augusto) e dopo tre mesi sul veliero Gabriela venne sbarcato nel porto di Itajai, evidentemente ancora vivo. E capace di procreare numerosa progenie.