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QT n. 1, gennaio 2021 Cover story

Perché tanti morti? Il parere del medico

A colloquio col dott. Marco Ioppi, presidente trentino dell’Ordine dei medici.

dott. Marco Ioppi

A fine anno si tirano le somme. E sulla grande vicenda della pandemia c’è una somma che più di tutte incombe, anche se da molte parti si cerca di sorvolare: i molti morti di questi mesi. Molti in assoluto (quando scriviamo sono 967), ma anche il tasso di mortalità. Il nostro è attualmente l’1,70 per mille della popolazione. Ed è tra i più alti anche nel contesto già martoriato del Nord Italia. Ma il Trentino spicca anche nel Nord-Est: il nostro 1,7 per mille batte l’1,1 per mille di Veneto e Friuli e anche l’1,30 per mille del Sudtirolo.

Abbiamo chiesto a Marco Ioppi, presidente dell’Ordine dei medici, quali possono essere le cause e le differenze tra noi e i territori confinanti.

Anche noi come Ordine ce lo siamo chiesto - dice Ioppi - perché in questo confronto non valgono i soliti discorsi della popolazione più anziana che si applicano all’Italia rispetto al resto d’Europa. Il confronto con i territori vicini ci fa piuttosto venire il dubbio che la nostra assistenza sanitaria sia più in difficoltà a seguito di un impoverimento di professionalità, derivante dal de-finanziamento attuato negli anni. Devo sottolineare che sia dalle RSA, che dall’ospedale e anche dal territorio arrivano forti segnali di frustrazione e scoraggiamento degli operatori. Perché vedono che non riescono a seguire adeguatamente i pazienti per mancanza di risorse umane. In questo momento certamente il numero di operatori sanitari è insufficiente”.

E andando nel dettaglio?

Dobbiamo rivedere completamente l’assistenza agli anziani. Le RSA erano pensate per dare un’assistenza alla persona, ma ora si sono trasformate e devono dare assistenza come parziale sostituzione dell’ospedale. Un’assistenza clinica per la quale non hanno le risorse, né umane né di altro genere”.

Come è stata gestita la situazione per i medici di base, il famoso “territorio”?

Il coordinamento del lavoro con i medici del territorio è stato estremamente carente. È arrivato tardi e spesso ha prodotto direttive tra loro contrastanti, con protocolli non uniformati. Su questo piano abbiamo perso completamente il tempo che l’estate ci aveva concesso”.

Ci sono medici di base che hanno dato molto e altri di cui si dice che si siano tirati indietro di fronte ai pazienti Covid.

Bisogna tenere presente che c’è stata una diatriba legale, con sentenza del Tar del Lazio che diceva che i medici di base non dovevano andare a casa dei pazienti Covid. Solo molto recentemente questa è stata ribaltata dal Consiglio di Stato che ha invece statuito che devono eccome visitare a casa i pazienti Covid. Per molti la sentenza del Tar è stata un freno. Inoltre va detto che l’idea generale era che dovessero essere le Usca a fare il lavoro sul territorio”.

Quindi possiamo parlare di una presa in carico del paziente Covid ritardata? Si dice che questo ritardo possa causare aggravamenti importanti e anche fatali.

Certamente. La struttura dei medici di base è stata sostanzialmente molto fragile per mancanza di coordinamento e protocolli. E i pazienti sono stati spesso ‘dimenticati’ nelle case. Molti si sono sentiti abbandonati”.

Le carenze della centrale Covid, che non ha solo il compito di prendere appuntamenti per i tamponi, ma anche quello di monitorare la situazione generale dei malati e individuare problemi pure nel nucleo familiare, c’entrano con questi ritardi a volte fatali?

Certo. Inoltre la centrale Covid non deve fare solo controllo clinico, ma anche della condizione psicologica, che è molto importante nel supporto alla guarigione. Noi per questo abbiamo raccolto la disponibilità di 26 medici in pensione e 10 di loro sono stati inseriti in un progetto - alcuni presso la centrale Covid, altri con postazioni da casa - di ascolto e consiglio. La loro esperienza maturata in decenni gli conferisce una maggiore sensibilità nell’identificare la reale urgenza delle persone, di individuare segnali di malattia che si aggrava”.

Adesso cominciamo la grande partita delle vaccinazioni...

Anche su questo ho delle preoccupazioni. Non mi pare che da noi questa campagna sia stata sostenuta. E non vedo una road-map chiara: chi sarà vaccinato, quando, dove?