Le cose da fare
Per rendere più efficiente giusto il rapporto tra cittadini e lo Stato
A sentire l’elargizione di importi per ogni categoria di cittadini, il taglio di tasse, gli aiuti e le facilitazioni, mi sembra di trovarmi nel paese di Bengodi, dove tutto andrà bene, anzi meglio del passato. Purtroppo però mi devo svegliare e dissolta la nebbia, mi appare una situazione reale molto più misera, ingarbugliata, irta di difficoltà e di disuguaglianze civili e sociali, del tutto diversa dallo sperato “andrà tutto bene”.
Bello ed esaltante è stampare soldi, come ci fa ammirare ogni telegiornale, ma purtroppo questi non sono capitali nostri, ma imponenti somme a noi prestate, che un malaugurato giorno i nostri figli o i nostri nipoti saranno chiamati e costretti a restituire. Dovremo quindi cercare di essere coscienti della nostra tragica situazione finanziaria, non ritornare agli incoscienti comportamenti del passato, ma agire su tutte quelle voci che comportano un effettivo risparmio ed una maggiore razionalità.
Rileggere, rivitalizzare la Costituzione ci può far riflettere e ripensare, ci può aiutare a scegliere la via verso i valori di solidarietà, di eguaglianza, di tolleranza e di senso del limite, fissati da quell’incredibile testo legislativo.
Fisso alcuni elementi, a mio parere fondamentali, per rendere più efficiente e giusto il rapporto tra cittadini e Stato:
Le tasse non sono affatto informate a criteri di progressività (ART. 53), infatti sopra i redditi di 55.000,00 euro l’aliquota di tassazione avanza lentissimamente e sopra i 75.000,00 euro si ferma al 43%. Quindi chi guadagna bene o è un capitalista concorre ben poco alle spese pubbliche. Se la tassazione fosse veramente progressiva come nel Nord Europa, lo Stato incasserebbe cifre beni più cospicue e decisive per le casse dello Stato.
La lotta all’evasione è assai debole e poco efficace. A mio parere deve essere condotta con sistemi molto più furbi, che portino spontaneamente a richiedere testimonianza di quanto pagato. Così è stato risolto, ad esempio, inserendo nelle spese detraibili le parcelle dei medici.
I decreti sicurezza devono essere eliminati, perché vergognosi sotto il profilo umanitario e di giustizia, ma anche perché gli immigrati sono necessari e portano reddito.
Questi primi tre punti, oltre ad indubbi vantaggi economici, porterebbero ad una migliore distribuzione del lavoro e della ricchezza, a privilegiare nella società situazioni di giustizia e di solidarietà, a smascherare le ragioni dell’odio e del razzismo. Ma certo non saranno sufficienti per riguadagnare un sicuro equilibrio economico. Occorrerà un piano particolareggiato complessivo che individui le iniziative a favore della collettività, da adottare, e quelle di interesse particolare, da valutare o scartare. E in questo esame ricadranno le grandi opere, in gran parte da eliminare, perché non necessarie, le spese militari da riconvertire (anche se la vendita di armi fa P.I.L., non siamo forse per l’art. 11 della Costituzione un popolo che ripudia la guerra e promuove le organizzazioni che assicurano la pace e la giustizia fra le nazioni?). E ancora certe retribuzioni, buonuscite, premi, di valore vergognoso, vera offesa ai lavoratori che sudano le loro paghe, da ridimensionare radicalmente, per risparmio e rispetto.
Da prendere in esame anche le elargizioni eccessive nello sport, basti pensare alle paghe spropositate dei calciatori, la monocultura del turismo sciistico, il prevalere della tecnologia e dello sfruttamento sulla natura.
È necessario privilegiare l’essenziale, razionalizzare la mobilità, che dovrà realizzarsi con risparmio di energia ed uso di mezzi collettivi. Infine è molto importante sburocratizzare i decreti, usare un linguaggio chiaro e comprensibile anche dalle persone semplici e, concludendo, provvedere a distribuire i fondi promessi tempestivamente.