Chi ben comincia…
Vittorio Sgarbi presidente senza poteri, cancellati cambiando il regolamento per renderlo compatibile con il ruolo parlamentare
Prima ancora di diventare pienamente operativo come nuovo presidente del Mart, Vittorio Sgarbi sta già soddisfacendo le aspettative che si nutrivano nei suoi confronti, e non solo per le diverse proposte avanzate, dalle mostre su Canova e Caravaggio, fino all’ipotesi di acquistare, grazie a un mecenate miliardario, palazzo Bossi Fedrigotti in vista di un ampliamento del Museo.
Un’altra aspettativa (nel senso di cosa che ti aspetti che succeda) è stata rispettata: quella concernente la litigiosità del personaggio.
Tutto nasce dall’incompatibilità di Sgarbi, in quanto parlamentare, col ruolo di presidente del Mart. Ma esisteva una scappatoia, che subito la giunta Fugatti ha imboccato: cambiando il regolamento dell’ente col togliere al presidente ogni potere gestionale, ecco che Sgarbi è in regola.
Niente di strano, a questo punto, che le opposizioni trovino da ridire. In particolare, Sara Ferrari (PD) parla di “una modifica che è ridicola e sbagliata, perché stabilisce che il presidente del Mart non può gestire nulla del proprio museo”. E conclude: “Nel nuovo governo del cambiamento le istituzioni trentine vengono rimodellate, le regole riscritte perché si adattino ai profili delle celebrità che la Giunta ha scelto. Non ci presteremo a questa pagliacciata”.
Quindi è la volta del consigliere dei Cinque Stelle Alex Marini, che mentre rivendica la primogenitura della sua opposizione alla nomina di Sgarbi, ipotizza che questa possa essere dipesa dai contatti personali fra Sgarbi e Fugatti, entrambi parlamentari; insomma, si sarebbe trattato di una scelta amical-politica.
Mal gliene incoglie ai due consiglieri, “tale Sara Ferrari del PD, partito disperso, e un certo Alex Marini, del Movimento 5 Stelle, ormai ridotte a due”, “depensanti lautamente pagati per la loro assoluta incompetenza... due inetti... onanisti di argomenti inesistenti”. Lui è stato “scelto culturalmente, per chiara fama, come a loro non sarebbe mai toccato, nel buio in cui annaspano le loro menti ottenebrate”.
Quindi si dice disponibile a presentare le dimissioni, subito ovviamente respinte dal presidente Fugatti, e infine querela per diffamazione Marini, chiedendo un risarcimento di 25.800 euro (che sarebbero destinati alle casse del Museo) “per avere dichiarato, contro la verità, che la mia nomina a presidente del Mart dipende da rapporti personali con Fugatti”.
Anche Marini reagisce, e in perfetto stile Cinque Stelle, propone via Facebook un referendum: dovrà a sua volta querelare Sgarbi per gli insulti ricevuti?
Qualche giorno più tardi, ecco il risultato: “I voti sono stati 540, l’81% dei quali a favore della querela. Sto quindi vagliando nei dettagli l’azione legale”. “Ma io - obietta il forse querelato - ho l’immunità...”.
In attesa di vedere come procederanno le due cause, ci consoliamo con le sagge parole, sull’Adige del 10 maggio, di Giovanni Pascuzzi, docente di Diritto privato a Giurisprudenza, un commento che probabilmente è sfuggito a Sgarbi, altrimenti...: “Magari è solo un caso, ma i due (Sgarbi e Stefano Zecchi, neopresidente del Muse; a quando Maria Defilippi al Museo Civico di Rovereto?) sono diventati famosi grazie al ‘Maurizio Costanzo show’. È certamente vero che entrambi erano noti e stimati nelle rispettive comunità culturali e lavorative di riferimento. Ma è altrettanto vero che il grande pubblico li ha conosciuti grazie alla televisione. La notorietà è ormai diventata l’unico parametro in base al quale misurare la competenza e la bravura... I politici ‘usano’ le persone famose perché ne ritraggono luce riflessa: se uno bravo perché famoso mi è vicino vuol dire che sono bravo e (un po’) famoso anch’io. Le persone, a loro volta, mirano a diventare famose con ogni mezzo perché l’essere famosi certifica un qualche tipo di bravura e soprattutto moltiplica le occasioni per comparire e diventare ancora più famosi”.
In attesa di ricoprire ufficialmente il suo ruolo (chissà perché solo dopo le elezioni europee), Sgarbi continua comunque a regalarci sui social le sue perle di competente sapienza. Un esempio su un tweet del 9 maggio.
La Biennale di Venezia? “Un tempio di soldi buttati dallo Stato per degli imbecilli: quantità infinita di stronzate. Esposti parti di menti malate: una montagna di merda”.