Le parole e i fatti
Le differenze tra le promesse elettorali e i comportamenti reali
“Il vero peccato non è commettere una infrazione alle leggi di nostro Signore, ché tutti siamo dei deboli mortali, ma fingere di essere virtuosi”. Lo sosteneva, con un pensiero senza tempo Emilio Lussu, spirito libero della sinistra italiana: ce l’aveva con chi a parole diceva una cosa, e poi faceva diverso. Cosi anche nella nostra terra trentina le parole dovrebbero avere un senso, ma ad esse talvolta si contrappone nei fatti l’opposto. Così per la maestra Mattarei, neo-presidente della Cooperazione trentina, la parola “sobrietà” ha voluto dire passare da 100 mila a 135 mila euro annui lordi, dopo una campagna – come richiama il segretario della UIL Alotti – “fondata sul ritorno ai principi di servizio ed etici della cooperazione!”.
Così ora il presidente Ugo Rossi propone sette parole per la sua campagna, ma di queste almeno tre – “solidale, aperto, europeo” - sono state contraddette poco tempo fa dalla sua mancata adesione al Dolomiti Pride, una semplice ma istruttiva cartina di tornasole per misurare la sua sensibilità oltre che la minima corrispondenza alle parole appena citate.
Se si pensa che i sindaci di Trento e Bolzano, Andreatta e Caramaschi, e addirittura il presidente sudtirolese Kompatscher – leader di un partito tradizionalmente moderato e valligiano – si sono dichiarati davvero “aperti” all’evento, è detto tanto sulla coerenza di Rossi tra parole e fatti.
Probabilmente con i suoi contendenti si passerà dalla padella alla brace, a forza di sovranisti e anti-garantisti alle porte. Eppure tra le persone appena sopra nominate ce ne sarebbe una che per la nostra provincia potrebbe essere più utile e valida di altri.