Cronache schizofreniche
Non tutto è andato bene nell'adunata degli alpini a Trento
Prevedibile e tutto sommato comprensibile l’alluvione di notizie e immagini che ha contraddistinto le cronache dei quotidiani locali relative all’adunata alpina. Meno accettabile che all’interno di questo mare magnum non ci fosse spazio per dare conto di alcuni episodi spiacevoli che in quei giorni si sono verificati. Esemplificativo di questa condotta il trafiletto (cm. 4 per 8) in cui L’Adige informa che “Potere al Popolo sostiene e invita a sostenere Non Una di Meno, che ha denunciato le molestie che si sono verificate durante l’adunata degli alpini”, dove peraltro la notizia vera e propria arriva solo di rimbalzo. Accanto, di dimensioni esattamente doppie, l’appello di un ‘vecio’ che chiede aiuto per ritrovare la sua penna smarrita.
Quanto alla stampa nazionale, è successo più o meno il contrario (quasi più spazio agli episodi sgradevoli che non al gigantesco raduno), e anche questo, nella comune logica giornalistica, si capisce: più dell’evento, grande ma programmato, fanno purtroppo notizia alcune brutte storie, che contrastano decisamente con l’immagine, tutta positiva, degli alpini. Anche se gli alpini in quanto tali non c’entrano. Il problema nasce dal concentramento di centinaia di migliaia di italiani cui le autorità hanno concesso di rifornirsi a man salva di alcolici e alcuni dei quali hanno un’idea distorta del rapporto uomo-donna; in una percentuale, immaginiamo, più o meno in linea con la media nazionale.
Inoltre, l’unico caso che poteva richiamare una responsabilità “ufficiale” degli alpini (la serata dedicata a Miss Alpina bagnata, in cui si invitava a “bagnare con la birra la tua alpina preferita”, con tanto di manifesto riportato sul Web) si è rivelato dopo opportune indagini una notizia fasulla, creata per scherzo o per sputtanare l’adunata.
Detto questo, rimangono le testimonianze rilasciate all’associazione “Non una di meno” e riprese dal giornale online il Dolomiti, indicative di una mentalità in cui maschilismo e razzismo si mescolano sgradevolmente. Ci sono due amiche “inseguite da via Belenzani fino in via Verdi da due ragazzi ubriachi che hanno iniziato ad urlare ‘Venite qui chiappe d’oro’; avendoli noi ignorati, sono cominciati gli insulti: dopo averci chiamate troie e fighe di legno, hanno concluso con la frase più elegante ‘Scappate, che tanto prima o poi vi ritrovate il nostro uccello in bocca’”. C’è la cameriera di colore (“Che bela moreta, fammi un pompino”, ma anche “Non mi faccio servire da una marocchina”). C’è la testimonianza di alcuni giornalisti che pranzavano al ristorante cinese in via della Prepositura: “Abbiamo assistito alla scena di un anziano nonno alpino, a tavola con famiglia; è entrata una venditrice ambulante e si è avvicinata al loro tavolo. È stata accolta dal nonnino alpino ubriaco con un ‘O mi fai toccar le tette, e ti pago anche, o te ne vai subito’”. C’è un’altra cameriera: “Per chiamarmi gli appellativi erano spesso bambolina, mona, gnocca... strusciamenti da dietro, mani sui fianchi, baci sulla guancia non graditi né richiesti, prese per i fianchi... Il tutto mentre correvo su e giù per i tavoli per servirli e sentirmi i loro commenti sessisti, omofobi e razzisti. Li ho visti cacciare a suon di insulti tutte le donne e gli uomini di colore che passavano”. C’è anche una testimonianza maschile: “Sabato sera andando verso il centro con la mia ragazza mi fermo a chiedere un accendino a tre alpini belli alticci; uno dei tre mi fa accendere e tempo di fare il primo tiro e ringraziare, che uno di loro sta stringendo il braccio della mia ragazza, e l’altro cercando di baciarla dicendo ‘Non fare la timidona’”. Al che replica con un cazzotto...
Si dirà che in un contesto gigantesco com’è stata l’adunata di Trento, gli episodi di cui si è avuto notizia non sono gran cosa, e quando la giornalista di MicroMega li equipara alle aggressioni alle donne avvenute a Colonia nel capodanno 2017 va pesantemente fuori misura. Restano però manifestazioni sgradevoli di un costume arcaico che evidentemente l’alcool fa riemergere. Non crediamo che, come dice una signora in una lettera all’Adige, “lo sguardo viscido si risolve girandosi dall’altra parte, al complimento o al fischio basta non rispondere, per il palpeggiamento si grida ‘Tenga le mani a posto’”. E quindi abbiamo letto con stupore, sulla Repubblica del 17 maggio, una dichiarazione dei dirigenti dell’Ana (“Nessun caso di molestie ci è stato segnalato... non un incidente. Qualcuno vuol montare uno scandalo e infangare volontari sempre pronti a mobilitarsi per la pace e per il Paese; sono già pronte denunce e querele”). Salvo poi, qualche giorno più tardi, rilasciare un bel comunicato che, mentre ricorda “il grande clima di gioia che gli alpini hanno saputo trasmettere, insieme ad un grande sentimento di pace e di fratellanza, capace di sedimentare senso di responsabilità, amicizia e condivisione”, al contempo “condanna fermamente ogni atteggiamento che possa aver dato adito a situazioni spiacevoli nei confronti delle donne ed esprime piena solidarietà verso chiunque si sia sentita molestata o a disagio”. Tutto è bene...