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QT n. 5, maggio 2018 Servizi

La Politica: se son rose fioriranno

Primaveratrentina e Rivoluzione felice: a sinistra e a destra si cercano nuove strade.

L’incontro di “Primaveratrentina”

Lo tsunami elettorale del voto del 4 marzo non poteva non provocare sommovimenti nel mondo politico trentino (ne parliamo anche nell’editoriale). E d’altra parte ha accelerato fenomeni già in atto, data la crisi dei partiti trentini già esistente, anche se sconosciuta ai diretti interessati. La nascita di nuove formazioni e aggregazioni politiche era quindi già in corso: con la débacle dei partiti al governo, ha subìto un’accelerazione.

D’altronde, con la scarsa fiducia che ormai riscuote la politica consolidata praticamente in tutto l’Occidente, nuove formazioni politiche possono sì finire nell’irrilevanza, come Liberi e Uguali o tante altre di cui non si ricorda nemmeno il nome, ma possono diventare rapidamente vincenti, come i 5 Stelle, o Macron in Francia, o lo stesso Trump in America. Oppure, per rimanere sulla nostra scala più ridotta, le liste civiche, che hanno conquistato diversi Comuni, tra cui Rovereto e Pergine. È in questo contesto che qui andiamo a scoprire due nuove formazioni che, sia pur ancora flebilmente, stanno facendo sentire la loro voce e intendono crescere, Primaveratrentina e Rivoluzione Felice (la positività delle denominazioni evidentemente non è casuale).

Centro-sinistra

“Primaveratrentina” si è presentata il 21 aprile presso lo studentato Nest con lo scopo di rivolgersi al campo del centro-sinistra e rivitalizzarlo. Sollecitate da Renzo De Stefani (primario in pensione del Servizio di salute mentale di Trento e consigliere provinciale negli anni ‘90 col movimento della Rete di Leoluca Orlando) e da altri, si sono riunite 60-70 persone, di Trento, Rovereto ma anche delle valli, “per discutere di politica senza schemi precostituiti”.

È un’avventura che nasce senza avere obiettivi incisi nella pietra – ci dice De Stefani - bensì da un mio articolo sul Trentino, condiviso da Piergiorgio Cattani (il noto giornalista redattore di QT, ndr) e altri; ci siamo trovati e consolidati nell’immaginare una giornata rivolta a persone legate a una certa area politica, e che per motivi diversi avevano maturato nel corso degli anni, con un’accelerazione nell’ultimo periodo, insoddisfazione e disaffezione verso la pratica politica del centro-sinistra”.

Renzo De Stefani

Come si vede, De Stefani, da buon psichiatra, è partito dal disagio psicologico: “Il nostro obiettivo di partenza (non di arrivo) è stato muoverci da questi accentuati mal di pancia, e attraverso una metodologia (discutere in cerchio senza nessuno piazzato in preminenza, niente ping pong di opinioni contrapposte, libertà di discussione, nessun obbligo di arrivare a conclusioni…) creare una realtà comunicativa che suscitasse leggerezza, gioiosità, per cui le persone, anche se non portavano a casa i dieci comandamenti, ne ricavavano un significato positivo, che potesse far venire la voglia di replicare l’incontro, magari con variazioni, nelle realtà di valle altrimenti sottorappresentate, e con realtà che non fossero solo di chi si occupa, come nella prima riunione, di cultura o disabilità o accoglienza”.

Piergiorgio Cattani

Questa però è solo un’anima dell’iniziativa. L’altra, nettamente più politica, rappresentata innanzitutto da Piergiorgio Cattani, punta alla sintesi, agli obiettivi: “Sono uscite alcune tematiche concrete su cui possiamo innestare il dibattito nei prossimi incontri. Si tratterà di elaborare delle linee guida che almeno enuncino gli argomenti. E alcuni punti iniziano ad essere focalizzati, e dovranno esserlo sempre più: a iniziare dalle disuguaglianze e dalla – oggi necessaria - redistribuzione del reddito. Tema che la sinistra si è troppe volte dimenticata. E così sulla politica ambientale, sempre enunciata ma sempre stravolta”.

Le due anime sono diverse, dicevamo, ma sembrano poter convivere. “Nel nostro incontro, è vero, non c’è stata una sintesi finale, ma penso che entro giugno – afferma De Stefani - potremo arrivare a un libretto di poche pagine dove anche un lettore poco avvezzo alle sottigliezze della politica colga una vision del Trentino, su cui poi ognuno potrà costruire i progetti più opportuni. Cosa faremo in seguito, lo definiremo alla fine di questi due mesi di pellegrinaggio, sapendo comunque che su argomenti controversi e sovraesposti, come immigrazione e ospedali di valle, dovremo riuscire a prendere una chiara posizione.

Cattani: “Chiariamo: noi siamo paralleli e non alternativi ai partiti. Il nostro compito attuale è far rinascere la partecipazione. Se la nostra area politica di riferimento riuscisse a dare segnali di rinnovamento saremmo i primi ad esserne contenti. Vedremo allora le varie opzioni: se salutarci e concludere la nostra primavera; oppure continuare, offrendo idee, persone, a qualcuno; oppure proporre una nostra presenza alle elezioni di ottobre”.

Centro-destra

Geremia Gios

“Rivoluzione felice” è pubblicamente apparsa attraverso la pubblicazione sui giornali di un manifesto programmatico. Ispiratore ne è il prof. Geremia Gios, direttore (testé dimessosi) di Economia all’Università di Trento, ma soprattutto propugnatore negli anni di diverse battaglie: contro i boss della Federazione all’interno del movimento cooperativo (attualmente è ancora presidente della sempre problematica Cassa Rurale di Rovereto) o l’inquinamento da pesticidi, o lo strapotere burocratico dei segretari comunali (quando era sindaco di Vallarsa).

Rivoluzione felice si presenta con un’allarmata denuncia dell’”aumento del divario tra classi sociali e territori” e dell’”affievolirsi dei tradizionali comportamenti mutualistici e solidali”; insomma, una “crisi profonda”, dovuta a varie cause, tra cui spicca “la gestione non adeguata dell’amministrazione provinciale”.

Seguono diversi principi cui attenersi per “creare un’alternativa a questo modo di governare”. Principi molto condivisibili, forse anche troppo.

Saranno cose largamente condivisibili, d’accordo, ma poi bisogna attuarle – ci risponde Gios – Quel che conta è la coerenza con il proprio passato di chi le propone. Ad esempio, la gente è disponibile, addirittura favorevole, a recuperare la sobrietà che proponiamo nel nostro manifesto. Il consumismo ha fatto il suo tempo, lo sviluppo deve essere sostenibile, e allora ci deve essere la sobrietà. A iniziare da quella di chi la propone”.

Beh, di Dellai non si può certo dire che conducesse una vita da spendaccione…

La sobrietà non dev’essere solo personale, ma dell’ente che amministri: la gestione dellaiana della PAT è stata tutt’altro che sobria. E così per l’Autonomia: è un discorso di metodo, per adeguare alla realtà locale l’azione di governo, e pertanto è positiva se genera altra autonomia, se dalla Provincia si diffonde ai Comuni; non è positiva se si riduce da una parte a retorica, dall’altra a centralismo su scala ridotta”.

Che riscontro avete avuto?

Subito dopo la nostra uscita si sono fatte vive circa 500 persone, che io non conoscevo, di cui 50 per protestare. Un primo risultato incoraggiante”.

Nel manifesto ci sono dei punti teoricamente ovvi ma che possono sembrare strizzatine d’occhio alle pulsioni del centro destra, come quando si auspicano “misure per l’accoglienza compatibili con le risorse sociali ed economiche”.

Per poter accogliere e integrare devi rafforzare l’identità locale, la comunità deve avere un’identità sufficientemente solida”.

Con questo presupposto si rimanda l’accoglienza alle calende greche.

L’accoglienza non deve essere statica, ma dinamica, non possiamo pensare che siamo un corridoio di transito per la Germania. Non valgono le ipocrisie, secondo le quali tutti i profughi sono buoni, valgono le applicazioni concrete. Ora, se tieni qui persone per anni senza far niente, se non poni regole nette, è chiaro che entrano nel giro della droga e della prostituzione. Non puoi lasciare che circolino in piazza Santa Maria a spacciare”.

Veramente la grande maggioranza degli immigrati lavora e colma i vuoti demografici lascati dal calo di natalità: per ogni donna italiana c’è solo 1,25 di nuovi nati…

Non è indispensabile avere solo aumenti di popolazione, ci possono anche essere le diminuzioni. E poi puoi fare una politica di aumento della natalità, attraverso politiche sociali adeguate”.

A noi sembra, a maggior ragione dopo queste parole, che si cerchi consenso soprattutto nell’area del centro-destra. E difatti, a livello di politici riconoscibili, ci sono state le adesioni di Rodolfo Borga, consigliere provinciale di Civica Trentina, esempio di robusto conservatore, e del consigliere Walter Kaswalder, che dal PATT è uscito da destra.

No, quelli che mi hanno scritto sono più di centro-sinistra, o hanno un’appartenenza trasversale. Certamente ho parlato con Borga e Kaswalder, ma a accanto a loro ci sono altri provenienti da sinistra, e io intendo essere trasversale.

Quanto alle formazioni politiche, non ho preso accordi con nessuno dei partiti che hanno riferimenti nazionali. Voglio anzitutto consolidare un gruppo di persone che la pensano secondo i principi del manifesto, poi aggregare, attorno ai problemi, un gruppo di liste civiche. A quel punto saranno loro a decidere se coalizzarsi attorno a un programma e cercare alleati e candidati”,

Ora, a che punto siete?

Stiamo aggregando le liste civiche, con base territoriale; ce ne sono di nuove e altre sono in formazione, la discriminazione territoriale delle giunte di centro-sinistra è molto percepita e si vuole reagire. Poi si deciderà come andare avanti. Non è detto che io mi candidi, il percorso va al di là della mia persona”.