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Storie di candidati

Olivi.

Con gli sconfortanti sondaggi che circolano, “nel Pd, c’è una frenesia per puntare sul capoluogo”, ossia per candidarsi nell’uninominale nel collegio di Trento. Fra gli aspiranti – si dice - perfino il vicepresidente della Provincia, Alessandro Olivi: sarebbe logico si presentasse nella sua terra natale, la Vallagarina, che però è un collegio infido per il PD. “I maligni dicono che dopo essersi scottato con le primarie che dovevano essere sicure e sono finite male (con la vittoria di Ugo Rossi, n.d.r.), ora il vicepresidente non vuole rischiare di dimettersi dalla giunta per poi magari non risultare eletto”.

Lui però – va detto – nega tutto: “Non ho chiesto nulla e non chiederò nulla”. Ma le voci maligne insistono: “Si è impuntato nel chiedere di candidarsi nel collegio di Trento. Pare che l’abbia messa giù dura dicendosi non disponibile a prendere in considerazione opzioni diverse”. Ma a fine mese tutto precipita (definitivamente?), con Michele Nicoletti a Rovereto e una donna (Mariachiara Franzoia o Lucia Maestri) a Trento.

E Olivi? Alla domanda se si fosse ritirato dalla corsa per le candidature, ribatte signorilmente che “ci si ritira da qualcosa per cui ci si è proposti. Non è il mio caso”.

Bottamedi & Conzatti.

Micaela Biancofiore, pimpante come non mai, vista l’aria che tira e quindi la possibilità di evitare il solito disastro elettorale, ha messo gli occhi su Manuela Bottamedi, che dopo essere transitata per M5S, PATT e Gruppo Misto, ora si sta avvicinando a Forza Italia, col che – scrive L’Adige - “porterebbe a compimento una singolare parabola che abbraccia l’intero arco costituzionale”. La Bottamedi ci pensa, ma avverte: “Condizione essenziale per il mio ingresso è poter esprimere la mia anima liberale e liberal-progressista e la mia natura autonoma e autonomista”. Figurarsi, nessun problema!

E lei ribadisce: “Sono una liberal progressista autonomista ed aborro l’ipocrisia della sinistra. Ho affrontato un percorso politico travagliato, e pensavo che la mia parabola politica fosse vicina alla fine. Immaginavo già di tornare a fare l’insegnante. E invece...”.

Dunque, eccola in Forza Italia, ma per ora non pensa a Roma: “La mia candidatura non è sul tappeto. Ho fatto un passo di lato per concentrarmi sulla crescita del partito”. E suo primo obiettivo è tirarsi dietro l’amica Donatella Conzatti, già segretaria dell’UPT. “Il feeling tra le due – leggiamo - era nato durante l’approvazione del disegno di legge sulla doppia preferenza di genere proposto da Bottamedi, che vedeva tra i sostenitori proprio Conzatti”.

A quanto si capisce (ma forse ci è sfuggito qualcosa, la faccenda ci appare inverosimile), la Conzatti, ancora iscritta all’UPT, “si è presa qualche giorno di tempo per meditare sulla sua possibile candidatura nel centrodestra”. Scontata l’irritazione dei suoi (ex?) compagni di fede, che si limitano a commentare: “Se emergerà che manca il riconoscersi completamente nel campo del centrosinistra autonomista, ovviamente sarà difficile andare verso una proposta di candidatura”. Il problema, semmai, è, per Forza Italia, “la sua partecipazione entusiastica alla presentazione ufficiale della Civica popolare della ministra Lorenzin, in appoggio alla coalizione di centrosinistra”. Ma la sua mentore Bottamedi minimizza: “Certo, la coincidenza non è delle più fortunate, ma mi auguro che Donatella non butti questa occasione”.

Finalmente, il 26 gennaio la Conzatti molla gli ormeggi: “Ieri doveva essere ascoltata per la trattativa avviata da Forza Italia per una sua candidatura. Che sembra si sia concretizzata. Conzatti non si è presentata all’incontro con i vertici dell’UPT, dicendo che per impegni precedenti avrebbe dovuto rinviare di un giorno la sua presenza a Trento. E in serata sono arrivate le dimissioni”.

Dellai & Fravezzi.

A metà gennaio Dellai non pare interessato a tornare a Roma: “La missione che sembra essersi dato è ‘salvare il soldato Fravezzi’”: pronto cioè a sacrificarsi rinunciando a candidarsi in un collegio, purché venga ricandidato l’amico senatore e sindaco di Dro”. Qualche giorno dopo, un lieve aggiustamento del tiro: fatto salvo il soldato Fravezzi, “Dellai avrebbe intenzione di prendersi la testa del listino per la Camera in regione allo scopo di battere palmo a palmo il territorio provinciale per lanciare la Civica popolare battezzata solo un paio di settimane fa. Una scelta necessaria per cercare di dare un fondamento alla nuova creatura nella quale l’ex presidente crede molto”. Quindi Dellai nel proporzionale, con l’arduo compito di raccattare un problematico 3%, e Fravezzi nell’uninominale”.

Ma “dopo una notte di tormenti interiori”, Dellai comunica alla commissione elettorale di considerarsi a disposizione per una eventuale ricandidatura su un collegio uninominale.

E Fravezzi? Si dice sereno “e con la coscienza a posto per aver onorato il mio incarico in Senato e per aver fatto la mia battaglia con gli amici. Ora mi prenderò una pausa di riflessione”.