Il Sudtirolo e la svolta a destra in Austria
Da Bolzano, dopo le dichiarazioni di rito, silenzio: anche sulle conseguenze di una possibile chiusura del Brennero
Il giorno dopo le elezioni per il Nationalrat, il parlamento di Vienna, il cui risultato, nonostante fosse in gran parte previsto, ha dato una scossa alla politica dell’Austria e di tutta Europa, i partiti sudtirolesi hanno in gran parte mandato le loro congratulazioni ai vincitori. Il segretario della Svp, il giovane Philip Achammer, che si proclama amico personale e ammiratore del trentunenne “giovane Messia” (come viene chiamato Sebastian Kurz) del Partito Popolare Cristiano-sociale (ÖVP), ha scritto nel comunicato ufficiale che al chiaro successo ha contribuito in maniera determinante la persona del segretario del partito e ministro degli esteri. E ha concluso che “la Svp seguirà attentamente gli sviluppi dei colloqui per la formazione del nuovo gabinetto”.
Secondo Achammer un nuovo governo guidato da Kurz sarebbe molto positivo per il Sudtirolo. Questa convinzione gli viene dalle dichiarazioni fatte in diverse occasioni da Kurz, in cui ha manifestato una speciale sensibilità e apertura per gli interessi del Sudtirolo e per lo sviluppo dell’autonomia. Tuttavia le posizioni dei due sulla questione dei migranti, messa da Kurz al primo posto come problema austriaco nella campagna elettorale, non è affatto la stessa. Achammer si è molto esposto in favore di una partecipazione di tutti i comuni al progetto statale SPRAR, cercando di convincere tutti a fare la loro parte per accogliere i rifugiati. Così come ha fatto anche il presidente Kompatscher.
Entusiasti del risultato delle elezioni si sono dichiarati i partiti delle destra secessionista di lingua tedesca, Freiheitlichen, e Südtiroler Freiheit. Si sono congratulati con il Partito Popolare e specialmente con i Freiheitlichen austriaci, e hanno presentato già la lista della spesa, dicendosi sicuri che i loro partiti di riferimento sono d’accordo con loro: doppia cittadinanza, amnistia per i terroristi, sviluppo dell’autonomia fino all’indipendenza, ancoraggio dell’autonomia nella Legge fondamentale (Costituzione) austriaca. Cose lungamente discusse e richieste, oggetto di trattative anche fra i due stati, che dopo un secolo di inimicizia hanno un periodo di collaborazione rara nella storia. Niente accenni al confine del Brennero.
Naturalmente dolenti le prese di posizione dei Verdi sudtirolesi, di fronte al disastro del partito ecologista austriaco, che anche in Tirolo ha avuto risultati drammatici. In realtà il risultato del voto per i Verdi austriaci, oltre che dall’uscita dal partito dello storico esponente Peter Pilz, è stato molto condizionato dal tentativo di molti votanti verdi di salvare dal crollo previsto la socialdemocrazia austriaca. La SPÖ è riuscita a restare il secondo partito in Austria, anche se dopo 40 anni di governo dovrà ricominciare daccapo. La sua situazione assomiglia un po’ a quanto avvenuto ai socialdemocratici in Germania: dopo tanti anni di “grandi coalizioni”, per sopravvivere i partiti socialdemocratici europei sembra debbano tornare all’opposizione per sopravvivere.
Su questi aspetti che riguardano la politica concreta, le questioni che interessano la vita dei cittadini, in Sudtirolo nessuno ha detto una parola. Il risultato delle elezioni è noto già dal 19 ottobre, quando è stato proclamato il risultato definitivo dopo la conta dei voti per lettera. Dopo le prime reazioni a caldo, silenzio.
Nemmeno una parola sul rischio di conseguenze sull’economia del Sudtirolo di un’attuazione delle minacce di chiusura dei confini fatte durante la campagna elettorale da entrambi i partiti vincitori e probabili partner di coalizione. Eppure, mentre il Presidente della Repubblica, Alexander van der Bellen, ha sempre tenuto una posizione critica rispetto all’ipotesi di chiudere la frontiera del Brennero, ÖVP e FPÖ, hanno detto che intendono farlo nel caso di una ripresa dell’immigrazione di massa.
Poco prima delle elezioni gli austriaci hanno installato a Gries am Brenner un posto di controllo dei mezzi di trasporto per fermare il transito – in entrata, non in uscita – di eventuali migranti. Kurz ha parlato apertamente della necessità di bloccare, oltre che la via balcanica, anche quella mediterranea, minacciando perfino di affondare le barche e criticando le Ong che effettuano i salvataggi in mare.
In Austria i partiti sono sempre stati connotati con i colori: popolari nero, liberali blu, socialisti rossi, verdi si capisce. Sebastian Kurz, che ha avuto come modelli Macron, Trudeau, Christian Lindner e perfino il primo Renzi (prima di scoprire che era una finta), ha “rottamato” il partito conservatore e ne ha cambiato anche il colore storico: da nero a turchese. La coalizione di governo sarà dunque turchese-blu.
Molto unisce i due partiti. Durante la campagna elettorale il trionfatore Kurz ha espresso posizioni più a destra dei liberali, che con Heinz-Christian Strache avevano fatto paura all’Europa democratica e hanno per questo abbassato i toni tradizionali. Tanto è vero che Strache ha accusato Kurz di usare la fotocopiatrice per scrivere i propri programmi. Incredibilmente entrambi i partiti hanno avuto un fortissimo incremento. Ebbene, è proprio con Strache che sarà fatto l’accordo di coalizione.
La FPÖ è anti-europeista, razzista, con molti episodi di antisemitismo. Kurz, per preparare il terreno al nuovo governo, si è affrettato a rilasciare a un giornale israeliano un’intervista in cui promette che chiederà ai partner un impegno contro l’antisemitismo, come ha fatto la ÖVP, il suo partito, anche nelle proprie fila.
Ma sarà dura far rispettare questa promessa. Il “Partito Popolare di ispirazione sociale e cristiana” nel tempo della segreteria Kurz ha intessuto relazioni forti con l’Ungheria di Orban, con la Polonia e con gli altri paesi dell’Est Europa in cui dilaga il razzismo e l’antisemitismo. Il nuovo governo austriaco segnerà dunque il rafforzamento di quel blocco anti-migranti e illiberale che si è formato nella vecchia Mitteleuropa multiculturale.
E il Sudtirolo? Il Südtiroler Freiheit ha manifestato entusiasmo per l’avvento al potere di un partito da cui si aspettano l’autodeterminazione e l’indipendenza del Sudtirolo.
Eppure: Kurz ha iniziato la sua carriera come sottosegretario di stato e in questa funzione si è espresso a favore dell’integrazione dei migranti di seconda generazione. Poi, con l’ondata di immigrazione del 2015, ha cambiato radicalmente e assunto le posizioni più dure: a favore dei muri, del blocco dei Balcani e anche di un blocco della rotta mediterranea. Quale sarà la sua posizione ora che andrà al potere?
Sul tema Austria, nella politica sudtirolese regna il silenzio. Gli animi si appassionano alle vicende catalane, la Svp si gode il successo nella riforma della legge elettorale del parlamento, che le assicura di avere tutti i mandati; si discute molto sulla lotta dei contadini contro l’abolizione del permesso di usare il glifosato, erbicida sospettato di essere cancerogeno e a proposito del quale vi sono state pesanti manipolazioni di ricerche scientifiche per nasconderne la pericolosità. L’Unione Europea dovrà deciderne il futuro e il 3 ottobre il parlamento di Vienna ha deciso che l’Austria voterà in sede europea contro il prolungamento: un’altra questione importante su cui il Sudtirolo è ben lontano da Vienna.
Il presidente della giunta Kompatscher ha tessuto e cerca di mantenere relazioni al di qua e al di là del Brennero, per affrontare le nuove sfide. L’anno scorso a Castel Firmiano, nell’ambito della festa dell’Autonomia, è riuscito a fare incontrare i due ministri degli esteri di Italia e Austria, Gentiloni e Kurz, che oggi sono entrambi a capo dei rispettivi governi. Forse saranno queste relazioni che daranno una mano ad affrontare i problemi che verranno da una presenza inquietante, quale quella di un governo di destra populista al confine del Brennero. Per il resto, è da tempo che le politiche sociali in Sudtirolo stanno andando verso destra: pesanti tagli alla sanità pubblica, all’assistenza e alla scuola. Si risparmia sui deboli e si affida ai privati, come d’altronde fa anche lo stato italiano, la gestione di un fenomeno epocale come la migrazione di centinaia di migliaia di persone. Un compito che in un paese civile e intelligente dovrebbe essere assunto come proprio dallo stato e regolato da leggi. Non dalla sola legge del mercato lecito ed illecito.