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QT n. 2, febbraio 2017 Trentagiorni

Ancora razzismo in val di Fassa

È passato oltre un anno dalla richiesta della Provincia ai Comuni di offrire uno spazio di vita ai rifugiati. Ad oggi in Fassa non una amministrazione comunale ha chiuso il tema. Ci si è mossi solo dopo il tentativo di incendio dell’albergo a Soraga. Allora avevamo scritto che questi comportamenti rispecchiavano una cultura diffusa dentro una valle egoista e supponente, incapace di una solidarietà reale se non mascherata dal gesto, troppe volte ipocrita, della carità a un missionario. Per troppi residenti in Fassa, non tutti fortunatamente, alcune frasi circoscrivono bene il tema: “Se ne stiano a casa loro!”. “Perché vengono solo maschi?”. “Aiutiamoli a casa loro (magari con una misera carità), basta non si vedano in giro facce scure perché indispongono il turista!”. Tutto molto triste.

In questi giorni ci hanno pensato due amministratori del comune di Campitello ad alimentare polemiche che sembravano perlomeno sopite.

Su Facebook costoro hanno rilanciato commenti contro gli immigrati presenti nei CEI veneti colpevoli di protestare perché costretti a vivere nella insicurezza e nella sporcizia. I due amministratori, con prontezza di spirito, si sono dichiarati disponibili loro a scendere con le scope, sottolineando che dispongono anche di mazze da baseball.

La UAL ha immediatamente risposto a tanta pochezza. Al che i due, Martin Boso, assessore, e Stefano Sommavilla, vicesindaco e marito della Procuradora del Comun general de Fascia, sono ritornati sulla stampa accusando la UAL di polemiche strumentali da “perbenisti di facciata”.

Al fine di portare “rispettabilità alla sua persona e alla famiglia” Boso cosa scrive? “Venuto a conoscenza di tale sommossa, con un po’ di ilarità mi proponevo di fare quanto già fatto nel paese dedicandomi alla pulizia e pittura dell’edificio che dovrebbe ospitarli a Campitello”; e giudica la polemica “risibile”.

Per completare il quadro, invece di definire con chiarezza cosa e come ci si stia muovendo in Fassa sul tema, attacca il consigliere regionale ladino su temi generali affermando che dovrebbe preoccuparsi in modo prioritario delle oltre 100 aziende alberghiere fassane in difficoltà. Il pensiero dell’amministratore è chiaro: prima pensiamo a casa nostra, gli altri sono “altro”. A parte i dirigenti della UAL (Detomas: “Questa non è la mia val di Fassa”), solo il sindaco di Campitello, Ivo Bernard, è uscito con un comunicato chiaro dove mostra la piena disponibilità del suo comune ad accogliere una famiglia in un appartamento del Comune.

Ma per fermare tanta deriva culturale ci si aspettava una immediata azione di regia da parte della Procuradora, Elena Testor. Solo un’azione di vertice poteva raffreddare animi tanto tesi. Ma a 18 mesi dal voto è ormai chiaro che l’amministrazione del Comun General è destinata a sopravvivere nella più assoluta inazione, su tutti i temi. Procuradora e altri amministratori si richiamano alla Lega, al vicesindaco di Canazei Luca Guglielmi e direttamente al partito a Trento. Idealità e prospettive di governo costruttive e lungimiranti non sono presenti. Si vive un’unica preoccupazione: potenziare le aree sciabili. Il sociale è tema per “perbenisti”.