Paradisi customizzati
Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Citazione che ben si addice a chi ce l’ha con i populisti. Sì, perché a ben vedere il populismo oggi non è esclusiva di un partito ma pare qualificare l’intero cast sulla scena politica, inclusi gli stessi lanciatori di pietre. Solleticare le aree subcorticali del piacere, semplificando problemi e offrendo magiche soluzioni, rappresenta un fenomeno decisamente trasversale. E a ogni livello: dai leader istrioni che plagiano, ai cittadini che godono nel venire plagiati.
Populista è chi tuona sui migranti: “Aiutiamoli a casa loro” ma poi strepita come un ossesso, con una logica da far schiattare di invidia Aristotele, se tagliamo i dazi di importazione dai loro paesi. Populista è chi trasla la rettitudine da valore etico a politico, predicando la beata illusione che per guidare le istituzioni basti un conducente di specchiata moralità per stare tranquilli che il torpedone non andrà a sbattere. Populiste sono le varie opposizioni che lisciano il pelo ai loro fan oltranzisti schierandosi a prescindere contro qualsiasi misura del governo, fossero anche le stesse misure che adotterebbero loro se stessero al potere. E non si sottrae al nostro formidabile repertorio neppure un governo che si fa bello sparando promesse mirabolanti, che per primo sa di non poter mantenere.
Alla base dei comportamenti populistici c’è la trasfigurazione delle problematiche in tanti eden concepiti ad hoc per gratificare le categorie socioculturali di riferimento. “Paradisi customizzati” dove le fantasie si fanno realtà nella misura in cui ci allontanano dalla logica e dalla... realtà, quella vera. Prospettare la soluzione dei problemi con castelli in aria è rassicurante. Addirittura inebriante se li si placca d’oro, quei castelli, per renderli vieppiù desiderabili. Ma resta il fatto, nudo e crudo, che nella gestione della cosa pubblica non servono verità assolute nè filtri magici, ma solo punti cardinali: quelli che ti dicono come orientarti quando usi, se ce l’hai, la bussola.