Traffico in Centro
Aria frizzante come non mai nell’area del Centro trentino: nuovi progetti, divorzi, riposizionamenti, discussioni... Oltre ai litigi di sempre. L’intento comune è comunque quello di offrire all’elettorato trentino una sterminata possibilità di scelta in vista delle elezioni provinciali del 2018. Il che, in teoria, è auspicabile e molto democratico, perché allargherà la possibilità per tutti di trovare una forza politica che rispecchi esattamente il proprio pensiero, senza dover votare turandosi il naso, anche se richiederà ai cittadini una impossibile abilità per individuare, in ciascuna di queste proposte, qualche contenuto che la differenzi dalle altre.
Capofila di tanto traffico è naturalmente Lorenzo Dellai, che dopo aver perso il congresso dell’UPT a favore di Mellarini, ha cominciato ad ipotizzare la costituzione dell’ennesimo “cantiere”, suscitando – vedi i giornali dell’11 marzo - la dura risposta del segretario Mellarini, che minaccia di espellerlo se porterà avanti il progetto. Ma Dellai non si spaventa, e una settimana più tardi la nuova creatura vede la luce: si chiama “Autonomia e Partecipazione”, ed è “un movimento libero, informale, aperto”, non un partito. Più precisamente, con ardita metafora: “Vogliamo essere una cosa liquida, senza contenitore”.
L’11 marzo è anche il giorno di un’audace mossa del vetusto Ivo Tarolli, che in combutta col sindaco di Verona Flavio Tosi ha fondato “Area Civica Popolare”, che – ci spiega “per ora è un cantiere, non un nuovo partito, che si propone come alternativo al centro destra e al centro sinistra”, cioè come centro-centro. Ma un partito intende diventarlo e quindi presentarsi alle prossime elezioni provinciali, perché attualmente non esisterebbe, per l’elettore moderato, un’offerta adeguata. E per allargare la base del “cantiere” Tarolli auspica la cooptazione nel nuovo soggetto della lista civica del sindaco roveretano Francesco Valduga, che però fin dal giorno successivo gli risponde a male parole: “Ma cosa vuole Tarolli? Non ho mai creduto nella rottamazione... ma quando sento le sue parole mi devo ricredere: va rottamato”.
La campagna acquisti di Tarolli è però ancor più ambiziosa: “tende una mano” all’UPT di Mellarini e poi mira al consigliere Rodolfo Borga (Progetto Trentino) e a due prestigiosi personaggi quali Giacomo Bezzi (Forza Italia) e Manuela Bottamedi, che proprio in quei giorni usciva clamorosamente dal PATT, dopo aver attraversato, nel giro di cinque anni, l’UPT, il M5S, il Gruppo Misto e appunto il PATT, “un partito – dice oggi - che tradisce i principi dell’autonomismo e i valori umani, un partito annacquato, genuflesso alla sinistra”. Lei, a differenza di Dellai, non crea partiti: li percorre. Al momento è tornata nel Gruppo Misto, dove “darò voce a quell’autonomismo di centro-destra moderato che attualmente non è rappresentato in Provincia”.
Ma procediamo. Il 13 marzo è il giorno del congresso del PATT, che si conclude con la non entusiasmante vittoria di Franco Panizza e l’elezione a presidente di Carlo Pedergnana. Ma subito un ignoto (probabilmente un compagno di partito della corrente opposta) rende pubbliche delle foto che ritraggono il neo presidente in pose fascisteggianti (saluto romano e baci a una foto del Duce). Lui si difende come può: foto vecchie, “era una serata in caneva, ci si diverte, si beve un bicchiere, si ride. In quella foto poteva esserci Stalin, era uno scherzo con gli amici”. E ancora: “Il PATT in questi anni si è aperto, ha raccolto sensibilità differenti, provenienti soprattutto dal centro destra. Quell’area politica, oggi in difficoltà, è affascinata dai nostri valori autonomisti. Poi se si è un partito di raccolta bisogna accogliere storie differenti”. Panizza lo difende berlusconeggiando: “Sono solidale con lui, contro la politica del fango”. Ugo Rossi mettendo assieme capra e cavoli: “Anche altri esponenti politici sono stati in passato in Lotta Continua e oggi sono parlamentari rispettati”. Ma le proteste sono troppe e dopo 4 giorni Padergnana deve dimettersi.
A quel punto, nell’area di centro, sembra porsi all’ordine del giorno un nuovo tema, quello del cosiddetto “polo territoriale”, auspicato da Panizza, che rivolge in quel senso un invito a Mellarini. Che però non ne vuole sapere... Ma forse può bastare.
In conclusione, abbiamo un panorama dove manca qualunque accenno a tematiche concrete e che dipinge, invece, un vorticoso valzer di poltrone. E se non parliamo del PD (se ne occupa, con molta pazienza, Piergiorgio Cattani) non è per faziosità: lì le cose non vanno meglio: sono solo meno divertenti.