“Ted” e la teoria del sognatore
A fine novembre, si terrà il “Ted” al Teatro sociale di Trento. “Ted” è una conferenza-spettacolo in cui i relatori sviluppano un tema all’ordine del giorno mettendosi in gioco sul palcoscenico. Chiunque può candidarsi sottoponendo ai selezionatori una bozza di contenuti. Se passi ti conquisti 10 minuti di gloria sulla ribalta locale. Inoltre sei videoripreso e sparato nel web, così diventi pure una star globale. Il tema di quest’anno è “Il coraggio di osare”. La tautologia richiama arditezze retoriche da réclame anni 70, tipo l’amaro amarevole. La chiara intenzione è celebrare il classico volere è potere, oggi attualizzato in be foolish! Positivismo in misticanza new-age. Ma non sempre incitare qualcuno a osare equivale a fargli del bene, come spiego nella mia seguente teoria del sognatore.
L’umanità si divide in 3 categorie: i capaci, i fatalisti e i sognatori. Il capace è in genere consapevole delle sue facoltà e osa indipendentemente dalle esortazioni. Il fatalista non si complica la vita, tanto gli basta galleggiare. E il sognatore? Qui sta il problema: spingere un sognatore a osare è invitarlo a nozze, proiettandolo verso un firmamento di mete spesso irraggiungibili e di fatto mandandolo a ingrossare la schiera di illusi e frustrati della nostra epoca. I capaci osano se calcolano di avere buone probabilità di successo, altrimenti se ne stanno buoni in attesa di circostanze più favorevoli. I sognatori no, ci provano comunque. Ma il risveglio può essere brutale. Il successo lo ottieni solo se sei attrezzato. Ovvero se possiedi gli strumenti per captare e soddisfare le esigenze di qualcuno che ti ripagherà economicamente, affettivamente, culturalmente, politicamente... Senza attrezzatura puoi osare quanto ti pare ma andrai invariabilmente a sbattere. Chi scrive è un esperto.
Quando ho letto la notizia che il “Ted” aveva lanciato questo tema ho pensato: e perché no? visto che proprio il “Ted” magnifica l’importanza di osare, potrei osare candidarmi per illustrare la mia teoria. Mi preoccupava però il paradosso che si sarebbe generato qualora fossi stato selezionato. Infatti in questo caso avrei ottenuto un successo, nonostante io appartenga alla categoria dei sognatori non-attrezzati. Come avrei potuto sostenere la validità della mia tesi se la mia stessa presenza lì la contraddiceva? Preoccupazione poi rivelatasi superflua: “Il Comitato di Valutazione, dopo attenta selezione, non ha accolto...”. Teoria confermata.