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Una ferrovia da ripristinare

Francesco Borzaga

È passata piuttosto in silenzio la cancellazione del progetto Metroland, varato a suo tempo con gran pubblicità da Lorenzo Dellai e dalla sua giunta. Oggi l’iniziativa viene bollata quale avveniristico, irrealizzabile sogno. Pur non avendo simpatie per le megalomanie del nostro ex governatore, credo che le cose non siano poi così semplici.

L’idea di una rete di trasporti su rotaia volta a contenere l’invadenza di motociclette e automobili, ha certamente qualche ragion d’essere. Soprattuttomi sembra grave la rinuncia, sic et simpliciter, al più importante e urgente collegamento, destinato a collegare Rovereto a Riva e al lago di Garda. Lo si motiva con la scarsa disponibilità finanziaria; ma questa è una manifestazione di miopia, di cronica incapacità di affrontare i problemi in un’ottica di lungotermine.

Il ripristino della ferrovia Rovereto-Riva, realizzata nei lontani tempi austro-ungarici, avrebbe dovuto essere messa in cantiere da decenni e almeno dovrebbero essere disponibili i progetti della sua realizzazione.

Decenni di appelli, conferenze, dibattiti, ricorsi in sede di giustizia amministrativa promossi dalle associazioni ambientaliste e dai comitati locali, volti ad attirare l’attenzione sui problemi di un territorio in progressivo degrado, sono scivolati via inutilmente.

Il nostro mondo politico appare chiuso ad ogni proposta non proveniente dal suo impermeabile interno. La nostra dirigenza pare non rendersi conto dell’importanza - non solo a livello italiano - del lago di Garda e del suo territorio. Non sembra avere idea della straordinaria bellezza che esso ancora conserva e purtroppo dei pericoli di degrado che lo minacciano. Lo sciagurato episodio della distruzione dell’ex Argentina la dice lunga al riguardo.

Oggi, grazie all’abbondanza di mezzi privati di trasporto, il Garda è diventato un ben piccolo luogo. Per certi aspetti ricorda Venezia: è una meta classica di turisti e vacanzieri, di alto livello ma anche di infima qualità. Le strade di accesso - le due gardesane - sono poco più che imbuti, dove si riversano torme di automobili e motociclisti, che puntualmente vi rimangono imbottigliati. La speculazione edilizia, poi, ha goduto di ogni favore e così ha riempito il già scarso territorio. Ne risulta un mondo congestionato e invivibile, privo di identità e sempre più degradato. Né sarà il progettato collegamento più o meno autostradale Rovereto-Riva a migliorare le cose: esso appare destinato ad aggiungere traffico al traffico e a consumare altro territorio.

La ripristinata ferrovia sarebbe invece un primo segnale di cambiamento. Certamente essa andrebbe progettata con sensibilità e rispetto dei luoghi attraversati, non come buco nero destinato a spostare persone e merci nel cuore della montagna. Qualche esempio ci potrebbe venire dalla non lontana Svizzera. Una tale opera sarebbe un primo passo per ripensare il territorio gardesano: non sono una risposta ai bisogni della “Busa”, ormai satura, i campionati di motocross che per un giorno attirano folle strepitanti, né i “Bike Festivals”, che invadono i nostri sentieri di montagna. È piuttosto necessario ritrovare il senso della misura, il rispetto dei luoghi, della loro storia, del loro valore.

Temo che un tale cambio di indirizzo sia troppo difficile dato il modestolivello dei nostri governanti, tuttavia, almeno nei sogni, questa sarebbe la soluzione.

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