Nazisti su Facebook
Sulle pagine Facebook dei quotidiani locali - l’Adige in testa - una valanga di commenti xenofobi al limite del codice penale. Specchio di una società intollerante o una rozza manovra politica? E i giornali hanno una qualche responsabilità?
Che Facebook abbia preso la mano ad un sacco di gente è fuor di ogni dubbio. Tra complotti, notizie sensazionalistiche, inviti ai giochi più vari e diverse forme di stalking, il social network di Zuckerberg, almeno in Italia, è diventato l’equivalente digitale del Bar dello Sport (anche se i “cazzari” sono indubbiamente in numero maggiore). Perché prendersela, allora, se qualche volta pubblica contenuti di cattivo gusto, insultanti e minacciosi?
Prima di tutto perché per molte persone, Facebook “è” il web, o almeno la porta che su di esso si affaccia. Due terzi delle notizie di cui veniamo a conoscenza durante la giornata ci appaiono prima sul feed, la pagina principale. Poi perché Facebook ha la caratteristica di diffondere in modo virale i contenuti, a prescindere dalla qualità: un “bel” rutto raggiunge subito 10 mila persone.
Inoltre, che ci piaccia o meno, riviste di approfondimento come QT sono lette da una piccola élite; la massa della pubblica opinione si forma (anche) a partire dai post e dai like.
E in Trentino, qual è la portata dell’informazione sui social media?
Ci sono tre quotidiani (l’Adige, il Trentino, il Corriere del Trentino in ordine di tiratura), oltre a vari magazine come QT e Vita Trentina, la maggior parte dei quali hanno una presenza online, anche se in generale non sembrano credere molto nel web ed ancor meno nei social. Oltre ad essi cominciano a proliferare le testate che esistono solamente online, come TrentoToday, IlFatto24Ore o l’Adigetto.
Il principe delle presenze online tra i giornali stampati sulle sponde dell’Adige è... l’Adige. Con una tiratura di 25 mila copie, può vantare 80 mila “Mi piace” alla propria fanpage e c’è motivo di credere che essi siano autentici, grazie anche ad un’astuta attività di “marketing territoriale” a base di panorami dolomitici e record micologici che fanno breccia sicuramente anche nei cuori siciliani e lombardi. Pure il sito web, recentemente ridisegnato, è ben posizionato e questo ci permette di dire che l’Adige è senza dubbio il quotidiano più letto su tutti i canali da tutti i residenti della provincia di Trento.
Oltre a questo, è sicuramente il più interattivo: almeno 10/15 post al giorno sulla propria fanpage, un canale Whatsapp, commenti moderati sul sito web, ed una seguitissima rubrica di lettere al direttore. Possiamo ben dire che l’Adige rappresenta “la voce dei trentini” e parte della loro immagine verso l’esterno, come hanno dimostrato i commenti aggressivi da parte degli animalisti di tutta Italia nelle fasi acute del caso Daniza, concentrati in particolare verso questo giornale.
Fine dei complimenti.
Lo sfogatoio
L’Adige è anche la più grande vetrina esistente sul territorio provinciale per gruppi e gruppetti xenofobi che, protetti dall’anonimato o da profili più o meno riconoscibili, sfogano la loro rabbia verso lo “straniero” che per essi è indistintamente il profugo, il clandestino, il rapinatore, l’imprenditore albanese e il farmacista congolese.
Non abbiamo paura a definire indegne alcune di queste discussioni, che pure sfiorano la soglia dell’illegalità. Ci interessa anche relativamente il fatto che vengano sanzionati o censurati i singoli interventi, anche se abbiamo un nostro punto di vista sulla effettiva responsabilità delle testate e sui metodi efficaci che possono (se vogliono) adottare per combatterli, come discusso nel box “Le responsabilità” in basso.
Il fulcro della nostra analisi ne riguarda le motivazioni. Davvero queste piazzate sono rappresentative della “pancia” dei trentini? Siamo diventati un popolo di nazisti mangiacanederli?
Il periodo in cui abbiamo svolto una vera e propria osservazione del fenomeno va da agosto 2014 a gennaio 2015; poi, dobbiamo confessarlo, ci siamo stufati di leggere sempre gli stessi insulti. Lo studio si è concentrato prevalentemente sul social network Facebook, in quanto gli interventi sul sito web erano in qualche misura moderati: l’approvazione ritardata, spesso di ore, e il dubbio di essere censurati ha spinto sempre più lettori verso l’altro canale di discussione, tanto che negli ultimi mesi il sito appare quasi silente.
Le notizie che eccitano la fantasia dei razzisti sono immediatamente riconoscibili: sono tutte quelle che raccontano un peggioramento dello status quo, un fatto di cronaca, un attentato, una rissa tra ubriachi; la cosa è talmente evidente da aver fatto nascere il motteggio “Che è colpa degli immigrati lo ha già detto qualcuno?”
Oltre a questo, ovviamente, ogni buona notizia di accoglienza e integrazione, specie se corredata da foto di gente di pelle scura, suscita l’effetto contrario: non c’è niente di meglio di un bel post “no al razzismo” per scatenare orde di cugini di Hitler.
I nomi degli autori dei commenti variano nel tempo, anche se si incontrano alcune “celebrità” che si ripresentano con frequenza e che commentano gli articoli di entrambi i quotidiani. Siamo nell’ordine delle centinaia di commentatori, molti dei quali si limitano al solo “mi piace”: pochi per contarli come rappresentativi, ma troppi per definire il fenomeno sporadico. In virtù di questo, le discussioni a tema razzista sono state tra le più seguite, movimentate e condivise degli ultimi mesi.
Argomento | Data | Mi piace | Condivisioni | Commenti |
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Bici rubate, arrestato tunisino | 26/08/2014 | 230 | 116 | 49 |
Scossa di terremoto | 28/08/2014 | 78 | 77 | 13 |
Niente bonus bebè agli immigrati | 30/10/2014 | 411 | 122 | 102 |
Grande match dell'Aquila | 26/10/2014 | 158 | 11 | 4 |
Spaccio e furti di bici in piazza Dante | 12/12/2014 | 221 | 69 | 104 |
Niente neve, in crisi lo sci | 02/12/2014 | 162 | 71 | 36 |
Nella tabella sopra mostriamo alcuni esempi numerici, confrontando l’andamento delle discussioni legate ai temi dell’immigrazione (puntualmente degenerate) con altre discussioni molto seguite avvenute nello stesso periodo.
Le conseguenze del fenomeno
Questi dati sono stati raccolti nel corso dei mesi, e purtroppo il lettore non può verificarli in modo immediato, dal momento che i quotidiani procedono con una selezione a posteriori dei post, conservando solo quelli relativi ad argomenti neutri come i panorami di montagna, le vittorie sportive e le legnaie (!). Noi tuttavia conserviamo evidenza di ciò che affermiamo e possiamo metterla a disposizione dei lettori che la richiedessero.
A livello puramente numerico, le discussioni “degenerate” rappresentano una minoranza trascurabile sul numero dei post: circa 30 in tutto il periodo considerato, a fronte dei 10-15 che possono essere pubblicati in una singola giornata. Tuttavia è proprio il volume di traffico generato a renderle rilevanti, anche in virtù del principio di selezione di Facebook per cui “la notizia più discussa è più interessante” e quindi viene mostrata un maggior numero di volte.
Se inizialmente la nostra attenzione è stata focalizzata interamente sull’Adige, ci siamo accorti che negli ultimi tempi anche sulla pagina del Trentino si è verificata la medesima situazione: un post a tema immigrazione, un titolo che attira l’attenzione e spazio libero ai fanatici. Ci auguriamo che non si sia trattato di un caso di contagio, considerando il fatto che gli interventi più duri sono arrivati da quelle stesse persone che si distinguevano sulla pagina dell’Adige.
Il Corriere del Trentino, infine, non espone le proprie notizie su Facebook in quanto dorso locale di un quotidiano nazionale.
Ci siamo chiesti quale possa essere l’impatto a livello sociale di questi eccessi verbali. A giudicare da alcuni segnali recenti, secondo cui degrado e sicurezza sono visti come i problemi più impellenti in particolare nella città di Trento (pensiero che diverte molto gli occasionali foresti a cui viene raccontato) questo impatto potrebbe essere sottovalutato. Ciò di cui siamo sicuri è che alcuni cittadini di origine straniera ne vengono offesi, al punto da intervenire nella discussione.
Si conferma quindi il principio per cui un giornale può rappresentare l’immagine di una città e, nel bene e nel male, la voce dei cittadini. A questo proposito vorremmo osservare che l’abitudine dei nostri giornali di solleticare i pregiudizi non nasce con Facebook, ma affonda le sue radici nella composizione degli “strilli” delle locandine. La nostra stessa iniziativa nasce in modo casuale, osservando una locandina che titolava “Rissa tra islamici” (l’Adige, 21 luglio 2014). All’epoca ci chiedemmo se lo sgradevole episodio fosse nato da un diverbio sull’interpretazione del Corano, cosa che appariva quantomeno improbabile; dunque perché “islamici”?
Sembra che un certo linguaggio allarmista e superficiale sia caratteristico della cultura di alcune testate, se pensiamo al titolo a 12 colonne “Arrivano altri 150 profughi” uscito il 19 dicembre. Probabilmente la redazione dell’Adige ha poca familiarità con la Carta di Roma, il codice di autoregolamentazione firmato dall’Ordine dei Giornalisti e dalla Federazione della Stampa, che prescrive di “evitare la diffusione di informazioni imprecise, sommarie o distorte riguardo a richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti” e mette in guardia contro “il danno che può essere arrecato da comportamenti superficiali e non corretti, che possano suscitare allarmi ingiustificati”.
Tra le varie conseguenze del fenomeno c’è, con ogni probabilità, una deriva di carattere politico. Non pensiamo assolutamente che la trascuratezza con cui vengono gestite queste pagine sia parte di una strategia di propaganda: sarebbe ridicolo, e se ci fosse l’intenzione di supportare determinate aree politiche i giornali potrebbero farlo in modo molto più efficace. Si parla piuttosto di una conseguenza parassita, in cui sono forze minori che cavalcano i toni della discussione per volgerli a proprio vantaggio.
In tanti ci hanno obiettato che poche voci fanatiche su Internet non possono spostare voti in modo significativo. Non siamo d’accordo: poche voci fanatiche, amplificate dall’ignavia dei mezzi di comunicazione, possono convincere il Trentino che la sua sicurezza è minacciata da forze oscure e di essere in balia di una criminalità che le statistiche smentiscono. Anche le forze politiche di maggioranza, prese in contropiede, possono fare l’errore di accettare il confronto sul terreno cosiddetto di “sicurezza e degrado”. Le prossime elezioni comunali della città di Trento, previste per maggio, ci riveleranno se la trappola è scattata.
* * *
Hanno collaborato Salvatore Leo e Gian Paolo Mazzola
So io come fare
Le soluzioni ai problemi dell’immigrazione proposte dai lettori più “vivaci”
- Due taniche e un accendino...
- Una bella bomba... proprio in mezzo a loro
- Chiuderli in un garage e poi giu di gasssssss
- Sbatteteli nei forni!
- L’inceneritore l’è en zona...
- Albanesi di merda, na peada per rispedirli a so casa
- Ma nel mondo, è finito il napalm?
- Potrebbero stare lì ancora qualche settimana così poi sono belli congelati pronti da sotterrare...
- 2 molotov???
- Caricateli sui carri bestiame...!
- Castrazione obbligata per entrare in italia e risolto il problema
- Quanto sapone sprecato, questa feccia mi sta sporcando il monitor
- O prendi sta gente (il più neri o cmq albanesi extracomunitari ecc.) e li molli fuori a pedate o non cambia nulla!
- Bello skifo... così il turismo scomparirà del tutto con questa feccia
- Fanculo agli africani bruciateli se nn sapete dove metterli ma non vicino alle nostre case!
- Per me si possono sparare in bocca direttamente
- L’unico posto in cui accoglierei i Rom sono i forni crematori
- Portano solo malattie,rogna,puzza,miseria,delinquenza e piaghe !
- Invece che dare multe mandassero i celerini a spaccare culi in piazza Dante...manteniamo queste mmerde che delinquono mentre noi facciamo la fame...
- Il Trentino, regione meravigliosa, invaso da questi esseri sottosviluppati!!! Se non vogliamo che continuino ad aumentare i casi di tubercolosi, di lebbra, di Aids etc., se non vogliamo che continuino ad aumentare i casi di furti, se siamo stufi che gli africani vengano mantenuti senza far nulla, dobbiamo rimandarli a casa loro e smettere di accoglierli con il tappeto rosso!!!
- Devo solo smaltare bene il forno all’interno dopo possono venire!!!!
- Ma che razzisti. Il razzismo è verso gli esseri umani. E i rom, volontariamente, si escludono dalla categoria.
- Alle docce
Le responsabilità
La responsabilità per affermazioni volgari, razziste e crudeli (“Portiamo gli extracomunitari ai forni”) è senza dubbio di chi le pronuncia e di chi le scrive, anche se si illude di nascondersi dietro la frase “Siamo in un paese libero e questa è la mia opinione”. Ciò non toglie che ci siano delle realtà che a queste persone forniscono un megafono, una via di amplificazione non indifferente, e delle altre realtà che hanno il compito di vigilare ed intervenire nel caso in cui siano commessi reati.
Da questo punto di vista, la discussa legge 25 giugno 1993, n. 205, nota anche come “Legge Mancino”, punisce “chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi” ed è indubbio, sulla base degli esempi forniti, che si ricade in questo caso.
Dunque siamo di fronte ad un’illegalità, anche se difficile da perseguire in quanto eccessivamente frammentaria e “non troppo dannosa”, per lo meno prendendo in considerazione il singolo individuo. In ogni caso, a chi spetterebbe intervenire?
Il social network Facebook è una piattaforma enormemente articolata, regolamentata da una serie di norme interne (con valore di contratto) che gli utenti accettano più o meno inconsapevolmente. Riportiamo di seguito le norme che si applicano al nostro caso:
- “Il gestore della Pagina è responsabile della conformità della stessa con le leggi, gli statuti e le normative vigenti in materia”. (Condizioni d’uso delle Pagine)
- “Al gestore viene richiesto di limitare l’accesso alle Pagine (attraverso le funzionalità messe a disposizione da Facebook) laddove opportuno per adempiere alle leggi applicabili e alle normative di Facebook, compresi gli Standard della comunità.” (Condizioni d’uso delle Pagine)
- “Facebook rimuove i contenuti che incitano all’odio, compresi quelli che attaccano direttamente una persona o un gruppo di persone in base a razza; etnia; nazionalità di origine; affiliazione religiosa; orientamento sessuale; sesso; disabilità o malattia”. (Standard della comunità)
Infine, viene affermato un fondamentale principio:
- “Le organizzazioni e le persone impegnate a promuovere l’odio contro questi gruppi protetti non possono avere una presenza su Facebook. Come per tutti i nostri standard, confidiamo nelle segnalazioni della nostra comunità per individuare questi contenuti”.
Ecco quindi che, conformemente ai desideri del social network, abbiamo proceduto più volte a segnalare contenuti che ci sembrassero palesemente “attaccare persone o gruppi in base a razza religione etc.”. Risultato? Nulla.
La risposta era invariabilmente: “Grazie per il tempo dedicato alla segnalazione di un contenuto che secondo te potrebbe non rispettare i nostri Standard della comunità. Le segnalazioni come la tua sono fondamentali per rendere Facebook sicuro e accogliente. Abbiamo analizzato la foto che hai segnalato per molestie e abbiamo stabilito che non viola i nostri Standard della comunità”.
Il problema è noto a livello generale, come riferisce un articolo di Internazionale a firma di Christian Raimo.
L’impressione è che Facebook preferisca censurare le nudità piuttosto che gli attacchi a sfondo xenofobo, per motivazioni che non staremo a discutere, e non vi si può fare affidamento per limitare questo genere di comportamenti.
Ad ogni modo, sempre secondo le condizioni di uso del network, “il gestore della Pagina è responsabile della conformità della stessa con le leggi, gli statuti e le normative vigenti in materia”. Questo fa ricadere un bel peso sulla redazione social dei quotidiani stessi, del quale forse essi stessi non sono consapevoli. Ecco alcune risposte ricevute da parte delle redazioni:
- “Sul nostro sito moderiamo tutti i commenti. Qui su Fb cerchiamo di farlo, ma ci risulta impossibile (se tu ora vai a inserire un commento in un link che abbiamo pubblicato solo ieri non lo vedremo mai...). Nel tempo abbiamo pubblicato parecchie volte una netiquette per i commenti. Vedremo di postarla nuovamente (non possiamo metterla tutti i giorni, sarebbe noioso...)”. (21 gennaio)
- “Dovremmo pubblicare solo foto di panorami per non andare incontro a prevedibili commenti. Qualche giorno fa abbiamo eliminato un commento razzista su una notizia riguardante i dati delle nascite in Italia”. (19 febbraio)
- “Non appena notiamo che il dibattito prende una piega violenta o inneggiante ai totalitarismi di ogni sorta, o ai fanatismi razzisti, od altro, interveniamo immediatamente rimuovendo i contenuti eccessivi, o addirittura chiudendo il forum di dibattito. Non sempre, però, si riesce ad intervenire in tempo, perché questo richiederebbe un monitoraggio continuo, giorno e notte, impossibile da effettuarsi”. (13 novembre 2014)
In merito a quest’ultima affermazione ci piacerebbe capire come una redazione di professionisti non riesca a fare ciò che tre-quattro persone animate da buona volontà sono riuscite ad operare nei ritagli di tempo...
Ad ogni buon conto, speriamo di fare cosa gradita segnalando alle redazioni dei quotidiani trentini che gestiscono una pagina Facebook la sezione dedicata alle tecniche di moderazione.
La cosiddetta “moderazione”, cioè l’intervento di una autorità superiore che può redarguire o sanzionare i comportamenti fuori dalle regole, è una delle basi di Internet fin dalla sua nascita. Si lascia molta libertà all’utente in cambio dell’autoregolamentazione, ma è previsto un intervento di riparazione nel caso in cui il meccanismo fallisca.
Resta da spendere una parola sul ruolo della Polizia Postale, che è l’organo deputato alla vigilanza in questi casi. Una prima segnalazione informale non ha sortito effetto; un successivo approfondimento sul sito della PS ha evidenziato come i reati che destano preoccupazione siano quelli di tipo finanziario (phishing, frodi di e-commerce), le intrusioni nei sistemi informativi, le attività pedopornografiche e di adescamento dei minori; i comportamenti antisociali e di odio non sono ancora rientrati nel radar.
D’altra parte, coinvolgere l’autorità per un problema di questa portata ci è sembrato un inutile spreco di risorse pubbliche, visto che, come già detto, esiste una soluzione appropriata ed economica, rappresentata dalla moderazione e dall’introduzione di un codice di comportamento, e per questa ragione abbiamo rinunciato ad approfondire.