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Sapore di tè, profumo di oppio

Oppio e tè, croce e delizia della Cina

“Sapore di tè, profumo di oppio”

Chi dice Cina pensa ad una potenza economica che domina incontrastata la globalizzazione con una crescita economica talmente rapida e pervasiva da far tremare le più grandi economie occidentali, Stati Uniti compresi.

Ma per i cinesi si è trattato un ritorno sulla scena: nel loro credo nazionalistico sono convinti di essersi riappropriati di una leadership nell’esportazione di merci che nei secoli hanno sempre avuto.

Il regime comunista, le Guardie Rosse di Mao, la chiusura nei confronti dell’occidente capitalista, che ha dominato la seconda metà del Novecento, hanno chiuso in un cassetto della memoria la grande epopea commerciale che vide l’Antico Regno di Mezzo protagonista di guerre per i commerci e i dazi dal ‘700 al ‘900.

La mostra di Palazzo Roccabruna, curata dal Centro Studi Martini per le relazioni culturali Europa/Cina, è un viaggio nel cuore degli scambi commerciali tra vecchio continente e Cina, alla riscoperta di due secoli di conflitti, grandezze, predomini ed evoluzione dei costumi europei. I temi conduttori sono il tè e l’oppio, in una parabola che vide da una parte l’impero cinese in forte ascesa economica grazie al commercio del tè in Europa, con lo sviluppo della navigazione oceanica e degli imperi coloniali, e dall’altra la progressiva introduzione dell’oppio nel tessuto sociale cinese, che ne prefigurò la caduta.

Il percorso espositivo inizia con la visita alle sezioni dedicate al tè, alla sua coltivazione e alle diverse lavorazioni, dalla introduzione in Europa, dapprima in Portogallo, poi nei porti olandesi e infine in Inghilterra, che con la Compagnia delle Indie ne monopolizzò il mercato. E così si scopre che nel corso del XVIII secolo esso divenne la bevanda più diffusa nel Regno Unito, sostituendo la birra a colazione e il gin nel resto della giornata. Nelle sale di palazzo Roccabruna troviamo illustrazioni ed elementi d’arredo, servizi in porcellana di riso e in bambù, casse per l’imballaggio dei “pani duri” durante il trasporto navale. Un lungo corridoio con le tipiche lanterne rosse separa la trattazione del tè dalle tre sezioni dedicate all’oppio.

Nel Settecento il traffico d’oppio verso la Cina era di scarso rilievo, ma a metà del secolo successivo l’oppio indiano importato dalla Cina raggiungeva le 2.336 tonnellate in media all’anno. Il consumo massiccio di questa sostanza fece dilagare la corruzione che ai primi del Novecemnto scatenò la rivolta dei Boxer - contadini, pescatori, piccoli artigiani - contro l’invadenza commerciale dell’Occidente.

Ad assestare il colpo di grazia al millenario impero cinese ci pensarono poi l’invasione giapponese e la guerra civile fra i nazionalisti filoamericani di Chiang Kai-shek e i comunisti di Mao.

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