Buonconsiglio in bianco e nero
Il Castello in fotografia
Buonconsiglio in bianco e nero è una mostra che racchiude molte storie. Anzitutto quella del monumento-emblema di Trento e delle sue numerose destinazioni d’uso, narrata attraverso la fotografia, dalla fine dell’Ottocento al secondo dopoguerra. Si penserà a una vicenda statica come la massiccia architettura che ritrae... Tutt’altro: attraverso questi scatti scorre la Storia, quella con la esse maiuscola - negli anni della Grande Guerra il castello, già tramutato in caserma e comando militare nel corso dell’Ottocento, divenne la prigione fisica e simbolica dei martiri dell’irredentismo trentino - ma anche una storia minima, aneddotica, fatta di foto ricordo e di piccole grandi sorprese, come i cervi che, negli anni ‘30, circolavano quieti come animali domestici nel cortile innevato del Magno Palazzo.
Il susseguirsi di questa cinquantina di scatti in bianco e nero è al contempo una storia della fotografia in Trentino, attraverso alcuni dei suoi principali protagonisti, a cominciare da Giovan Battista Unterveger, di fatto il primo fotografo di stanza in città, seguito dal fratello Giorgio e soprattutto dalla sorella Caterina, anch’essa documentata in mostra e al centro, nel 2007, di una monografia di Katia Malatesta. Tra gli altri fotografi che ritrassero il Castello ricordiamo anche Sergio Perdomi, nato ad Ostiglia e arruolato nell’esercito italiano come specialista fotografo: nel 1921 prese dimora, con annesso laboratorio fotografico, proprio presso l’erigendo Museo Nazionale, dove documentò gli importanti, e per certi aspetti pesanti, lavori di restauro intrapresi dall’allora soprintendente Giuseppe Gerola. Di particolare rilevanza anche gli scatti dei fratelli Alinari di Firenze, realizzati nel 1905 nel corso di una campagna fotografica di possibile ispirazione patriottica dedicata a Trento, che portò alla realizzazione di 128 stampe all’albumina in cui vengono documentati soprattutto il Duomo e, per l’appunto, il Castello del Buonconsiglio. Da un punto di vista squisitamente tecnico-allestitivo è importante sottolineare la scelta della curatrice della mostra - e responsabile dell’Archivio Fotografico -, Roberta Zuech, di rinunciare a troppi ingrandimenti e riproduzioni fotografiche per lasciare invece parlare le stampe originali (che agli occhi dei più allenati permettono di snidare impercettibili fotomontaggi realizzati tramite piccole aggiunte o ritocchi delle lastre), con l’unica concessione scenografica di un imponente apparecchio fotografico proveniente da uno studio cittadino attivo nel secolo scorso e specializzato in ritratti di soldati.
Accanto a tali storie, non da ultima c’è la storia dell’arte, che a queste fotografie attinge come fonti primarie, sia per documentare gli antichi restauri e gli allestimenti d’un tempo (che in mostra dialogano con quelli attuali grazie ai totem posizionati nelle sale del museo corrispondenti), sia per riportare alla luce quello che gli occhi non possono più vedere direttamente: si pensi agli affreschi attribuiti a Domenico Zeni, presenti fino al 1930 sulla facciata interno di Castelvecchio e successivamente distaccati per essere rinchiusi nei depositi del museo La documentazione fotografica delle opere restaurate, danneggiate o ancor peggio disperse, fu considerata di primaria importanza da soprintendenti come Giuseppe Gerola e Niccolò Rasmo, in anni in cui la Sovrintendenza aveva sede proprio all’interno del Castello. Da qui l’imperativo di meticolose campagne fotografiche volte alla salvaguardia del patrimonio storico-artistico e la nascita di un fondo storico, acquisito dalla Provincia nel 1973, nel momento del passaggio di competenze sui beni culturali dallo Stato alla Provincia. La storia sucessiva è fatta di una lenta quanto costante analisi di tale patrimonio, considerato sempre più non solo strumento di documentazione, ma bene culturale tout court, da studiare e valorizzare anche nei suoi aspetti tecnici ed estetici: al 1996 risale la mostra “Una storia per immagini. La fotografia come bene culturale”, tenutasi proprio presso il Castello del Buonconsiglio, mentre più recente è la collana degli Album fotografici della Soprintendenza per i Beni Storico-Artistici. Anche il fondo storico conservato presso l’Archivio Fotografico del Museo è stato negli ultimi anni meticolosamente inventariato e, a corollario della mostra, è prevista a breve la pubblicazione del catalogo completo che, tra album, stampe sciolte e negativi su vetro, conta circa 10.500 fotografie.