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Parola di imam

In occasione della fine del ramadan, colloquio a tutto campo con Aboulkheir Breigheche, guida della Comunità islamica del Trentino Alto Adige

Aboulkheir Breigheche

Guida della comunità islamica del Trentino Alto Adige, l’imam Aboulkeir Breigheche mi attende nel suo ambulatorio medico a Mezzocorona. Arrivato in Italia per studiare medicina, prima a Perugia poi a Bologna, racconta di aver sentito fin da ragazzo la spinta a fare qualcosa per gli altri, e perciò di essere entrato nell’Unione degli Studenti Musulmani in Italia fin dagli anni ‘70. Il ruolo di Breigheche, nelle sue parole, risponde alla necessità di una comunità di aggregarsi e affrontare problemi singoli, famigliari e sociali. “Sono le novità che invitano a trovare soluzioni - esordisce - come negli anni ‘90, quando ci fu l’esigenza di capire dove seppellire i nostri defunti, ma anche di sapere se potevamo consumare la carne venduta in macellerie e supermercati italiani” (i musulmani consumano carne halãl, cioè “lecita” e macellata secondo la tradizione islamica).

Non tutti gli immigrati sono musulmani. E non tutti si radunano intorno all’imam o frequentano i centri islamici che costellano la regione. Breigheche è il riferimento per problemi famigliari, matrimoni, divorzi, malattie: il nuovo centro islamico di Gardolo è frequentato quotidianamente da circa 50 persone, che vi si recano anche per ricevere informazioni sulla casa e sul lavoro, o per il servizio di traduzione di documenti necessari a vivere in Italia. L’appuntamento per la preghiera del venerdì raduna settimanalmente dalle 200 alle 300 persone.

La carne è debole, il cous cous anche

Trento, Palaghiaie, 19 agosto 2012: la festa di fine ramadan

L’Islam riguarda un territorio enorme, decine di culture, lingue e nazionalità: dal subcontinente indiano all’Africa, all’America del Nord, e oltre. Come fa un imam a tenere le fila di una comunità così variegata? “È una religione universale - spiega Breigheche - la cui presenza in tutti i continenti ci accomuna nei principi, nel credo, nella fratellanza che cancella le differenze, anche grazie alle pratiche religiose, come il pregare e digiunare insieme. Addirittura, nel pellegrinaggio alla Mecca si tolgono i vestiti di tutti i giorni e se ne indossano di comuni a tutti. Comunicare con tutti, però, non è facile, ma grazie a dio, c’è la voglia di farlo, e qui lo facciamo in italiano”. L’arabo rimane la lingua sacra, ma nei discorsi di ogni sera e nelle preghiere del ramadan sopravviene la traduzione in italiano, così capiscono tutti.

Pakistani, albanesi, macedoni, arabi. Uniti in “comunità” dalla religione, forse come comunità vivono problematiche sociali analoghe alle nostre; che so, hanno il problema della dipendenza dal gioco d’azzardo? Affrontano il tema delle coppie gay?

“L’islam è un sistema di vita che contiene regole per il singolo, la famiglia, lo stato. - mi spiega Breigheche - Di regola, non accetta entrate o guadagni non derivanti da un lavoro vero e proprio ed onesto. Perciò usura, lotterie, gioco d’azzardo e così via, sono ritenuti illeciti. Tuttavia, - ammette poi - anche fra noi ci sono persone afflitte da queste ‘debolezze’; noi gli proponiamo il nostro ascolto e le indirizziamo ai centri specializzati. Così vale per alcolismo, violenze, ed altri problemi”.

Sull’omosessualità la posizione musulmana invece è rigida: la famiglia è finalizzata alla procreazione, pertanto l’omosessualità, che non dà continuazione alla vita, è considerata una via non corretta del rapporto umano.

Ma ci sarà pure qualche caso. Insisto e chiedo se gli è capitato che un fedele esponesse la propria omosessualità; l’imam di Trento risponde di no. E che del resto, come musulmano, lui potrebbe solo consigliare di attenersi alle regole islamiche. Secondo lui, continua, nella comunità islamica l’omosessualità è molto rara; a suo parere perché nei paesi islamici è punita dalla legge, “per quanto possa essere considerato poco democratico”.

Caramelle dagli infedeli

Quando si schiarisce la voce, offro a Breigheche una caramella. Una bella gaffe, per una che è venuta a intervistarlo durante il ramadan! Durante il mese di digiuno le opere meritorie valgono doppio, ho letto senza capire cosa significa. “Non solo doppio! - rettifica Breigheche - Normalmente il Signore raddoppia le opere meritorie fino a 10 volte, ma durante il ramadan fino a 70, o perfino 700 volte! Il ramadan è il mese per eccellenza, quello in cui il testo sacro islamico è stato rivelato; precisamente, il 26 di ramadan, la Notte del destino. È dunque il momento propizio per guadagnare il paradiso: uno degli scopi principali di essere praticante e peccare il meno possibile è guadagnare il paradiso, perché questa vita è di passaggio”.

Tutti i giorni, dall’alba al tramonto, non solo ci si astiene dal bere e dal mangiare, ma anche dal fumare, sparlare e “fare qualsiasi azione negativa”. È il mese che ricorda il periodo trascorso da Maometto in meditazione in una caverna. Il mese che il dio musulmano chiede per sé, lasciandone altri undici a disposizione. Anche quest’anno è coinciso con un periodo molto caldo, ma ogni anno il ramadan torna indietro di dodici giorni, così, in trent’anni, cade in ogni periodo dell’anno, e tutti i musulmani del mondo sperimentano il digiuno nelle diverse stagioni.

Il senso del digiuno ce lo spiegano anche Bilal, informatico pakistano reinventatosi pizzaiolo a Trento, e Hadi, marocchino che vive in Italia da oltre 10 anni. “Serve a riflettere sul problema della fame, della povertà e della privazione. Se durante l’anno può capitare di dimenticarsi di chi le soffre, nel ramadan è impossibile non pensare alle persone bisognose”.

È anche per questo che la zakat, (elemosina obbligatoria, e terzo dei cinque pilastri dell’Islam), che può essere fatta in qualsiasi momento, viene solitamente svolta durante il ramadan.

La donazione è fatta da persone benestanti per quelle indigenti ed equivale al valore di un pasto (8,00 euro pro capite). “Perfino i bambini e i neonati venuti al mondo nel periodo di ramadan devono versarla”, chiarisce Hadi, e racconta che il digiuno è obbligatorio a partire dalla pubertà. È un dovere per chi è fisicamente in grado di farlo; invece, chi ha problemi di salute, le donne in gravidanza, chi è in viaggio oppure svolge un lavoro particolarmente impegnativo, lo può rimandare.

Chi non può mai recuperare il digiuno saltato ha l’obbligo di donare il valore di un pasto a una persona bisognosa.

Tutti gli islamici praticanti con cui abbiamo parlato ci hanno detto che, malgrado il digiuno, la sofferenza, la sete, la fame, il ramadan è un mese di festa.

Hadi, snellissimo, confessa addirittura: “Durante il ramadan metto sempre su 2/3 chili!” Bilal, invece, ha apprezzato che i suoi datori di lavoro, in pizzeria, gli abbiano permesso di cenare nell’orario previsto dalla sua religione.

Islam in festa

Domenica 19 agosto raggiungiamo il Palaghiaie di Trento, dove si annuncia la fine del digiuno celebrata con l’Aid El Fitr, festa della generosità, della condivisione e del ringraziamento al Signore per la salute e il benessere fisico che hanno consentito di digiunare. All’ingresso della palestra, un cumulo di scarpe. In fondo le donne, tutte col velo. I bambini giocano in lunghe vesti colorate. Davanti, stanno gli uomini. La platea - un migliaio di persone - ascolta l’imam Breigheche e il saluto delle autorità, fra cui l’assessore alla solidarietà internazionale e alla convivenza, Lia Beltrami Giovanazzi.

Dopo la preghiera, la gente si riversa sui banchetti dell’acqua, bibite, dolcetti. Ognuno ha ripreso le sue scarpe. Mentre lasciamo la palestra una bambina affonda le mani in un enorme sacchetto di patatine. Poi incontriamo di nuovo Breigheche, che ci tiene a ricordare che il nuovo centro islamico di Gardolo dopo il ramadan si aprirà ufficialmente, svolgendo anche iniziative rivolte alla “realtà italiana autoctona”, per essere un centro aperto a tutti. “Riceveremo le scolaresche; faremo dibattiti e riunioni, anche con le associazioni che non hanno sede per riunirsi”.

Tanti, tantissimi, gli stranieri che incontriamo. A qualcuno sembrano troppi. Mentre compravo le sigarette in Port’Aquila, un giorno ho sentito una signora esclamare: “Finalmente una faccia bianca da queste parti!” Fanno paura, gli stranieri. Fanno paura, i musulmani? In Trentino ci sono anche indù, sikh, ebrei, cattolici ortodossi; molti immigrati laici o semplicemente non praticanti. Senza velo, turbante, kippah e boccoli, sono forse meno riconoscibili. Su queste pagine, avremo modo di conoscerne altri.

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Don’t cry for me Argentina?

Commenti (8)

adolzan

@Roberto: sempre molto trattato il tema del velo. E in archivio del giornale vi sono molti articoli precedenti con interviste dell'imam.
Preferivo domande nuove.
Se interessa il tema del velo, lo terrò presente per il futuro.
Così come accolgo volentieri altri spunti e domande da sottoporre all'imam e/o altre persone musulmane.
Grazie.
AD

adolzan

Non mi pare che le sue osservazioni apportino nuovi stimoli o approfondimenti per la riflessione proposta, signor Trentino.
A risentirla quando varrà la pena leggerla.
AD

Trentino

Ma quale perditempo! Vai nelle strade a parlare con la gente e vedi che la pensano tutti come me. Vai a parlare con quelli che attraversano piazza dante nella paura piazza dante o che si trovano nei pressi di uno di quei call center per immigrati o vicino ai negozi che vendono la loro robbaccia. Poi vedi come` la vita dei trentini.

Carlo

x Franz
Lascia perdere... è il solito perditempo che si diverte a provocare...

Trentino

Io sono cristiano, tutto il trentino e cristiano. Se non ti/vi piace andate da un altra parte. Io sono con i preti delle valli, purtroppo sempre meno trentini e sempre piu` negri, e non con il vaticano inciucione di roma.

FRANZ

X TRENTINO
scusa ma tu di che religione sei ??
Prima di fare affermazioni del genere leggiti qualche libro tipo L'orda di A.Stella o Perchè ci odiano di P. Barnard e poi riparliamo di terrorismo ed emigrazione !!!!

Trentino

Basta con questi islamici. Vengono a portare il terrorismo nelle nostre terre come se non bastassero terroni ed albanesi.

Roberto

Interessante, però una domandina sulla condizione della donna nei paesi islamici e , spesso, anche in Italia in famiglie professanti si poteva anche farla ...
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