L’imbroglio dell’alta velocità
Il 13 aprile scorso si è svolto a Borgo Valsugana un incontro, organizzato dal Cedip e da “Valsuganattiva”; il titolo della serata era: “Soldi pubblici e grandi opere in tempo di crisi”. Relatore della serata Ivan Cicconi, autore di numerosi libri sul tema delle opere pubbliche, il più recente dei quali è stato presentato venerdì: “Il libro nero dell’ alta velocità”. I presenti, una cinquantina, hanno sentito probabilmente per la prima volta una storia molto diversa da quella che di solito viene raccontata sul tema dell’alta velocità, una vicenda tutta italiana dove i costi continuano a salire, i disastri ambientali provocati dai cantieri sono la regola, la necessità di queste costosissime opere una forzatura, l’architettura finanziaria una truffa ai danni dello Stato dal nome altisonante: project financing, dove viene raccontato di una cospicua partecipazione di capitale privato che è una spudorata bugia che si racconta da più di vent’anni, poiché le società che devono realizzare le opere sono società per azioni di diritto privato ma con un capitale pubblico al 100% ed ogni euro di debito privato è comunque garantito dallo Stato: nella finanziaria 2007 lo Stato dovette accollarsi qualcosa come 12 miliardi di debiti di questo tipo.
La storia narra anche di politici onesti, come il democristiano Beniamino Andreatta e il socialdemocratico Luigi Preti, che inutilmente tentarono di sventare la rapina sul nascere ma che si videro spazzare via dalla lobby del cemento e del ferro, salvo poi dopo 15 anni scoprire che la Corte dei Conti riconosceva la truffa, il che però non produsse alcun ripensamento. Anzi, il modello ha fatto scuola per tutte le grandi opere pubbliche, divenendo il modello TAV; e questo sarà anche il modello di molte municipalizzate che diventano Spa sempre con capitale pubblico.
Le argomentazioni di Cicconi sono precise e circostanziate con cifre, nomi, dati e riferimenti. Il suo curriculum è inattaccabile: ha insegnato nelle maggiori università del Paese, è stato capo della segreteria tecnica dei Lavori pubblici, numerosi gli incarichi in Italia e all’ estero.
Questa precisione non si riscontra purtroppo, quando si sentono le argomentazioni dei favorevoli: l’ Europa ce lo impone, è una scelta ecologica e strategica, non si può più tornare indietro... ed è curioso che uno studio condotto da Antonio Calafati dell’Università di Ancona non sia riuscito a trovare, sfogliando i maggiori giornali, niente che assomigli a una ragione, a un’argomentazione razionale.
Con l’alibi della crisi questi marpioni impongono sacrifici enormi a pensionati e lavoratori mentre si chiudono ospedali e scuole per il pareggio di bilancio e le ferrovie e i treni dei pendolari vanno in pezzi a causa della scarsità di risorse (dirottate sull’alta velocità), mentre in queste opere faraoniche e insensate si è persa ogni misura e si producono debiti paurosi attraverso artifizi finanziari che indebiteranno le generazioni future.
Tutto ciò per far viaggiare su questi treni forse il 5% degli utenti.
Speriamo che dalla Val di Susa possa diffondersi nel Paese una maggiore consapevolezza su questi temi e che ciò determini delle dinamiche in grado di arginare questa deriva politica, economica e sociale, per una nuova vera Democrazia. Abbiamo ancora una delle migliori Costituzioni del mondo, smettiamo di calpestarla prima che sia troppo tardi.