Come la casta caccia il superfluo
La casta nostrana non solo colleziona figuracce e perdite milionarie sistemando i suoi vetusti membri in laute posizioni fuori provincia, opera anche in senso contrario.
Ricorderete la vicenda della Galleria Civica, una strutturina culturale poco costosa, ma che grazie al dinamismo del direttore Fabio Cavallucci si era conquistata visibilità mondiale, lanciando a livello internazionale alcuni giovani artisti locali, e registrando una significativa affluenza di giovani, interessati e partecipi. Ma la Galleria, e in particolare il suo direttore, era entrata, non si sa bene perché, nella lista nera delle assessore alla cultura, in Provincia Margherita Cogo e soprattutto al Comune di Trento Lucia Maestri (vedi “La Cogo, l’arte e la creatività umiliata” su QT del gennaio 2008 e “Galleria Civica: lo strangolamento programmato” su QT del febbraio 2008). E così a Cavallucci furono fatte fare le valigie. La Galleria? Tante parole, tante frasi altisonanti (la più famosa “la Galleria è il nostro gioiello di famiglia” del sindaco Andreatta), la costituzione di una apposita Fondazione, la nomina, al posto di Cavallucci, di un direttore e di un presidente (una strampalata diarchia: ma non volevano risparmiare?) e infine, in questi giorni, l’annuncio che il Comune non ce la fa più, non vuole più cacciare soldi, del “gioiello” se ne frega, verrà assorbito dal Mart.
La Maestri (PD) si esibisce in una piccola perla. Alla domanda del Trentino “Crede che dal 2013 chi lavora alla Civica dovrà cercarsi un altro impiego?” (ricordiamo, si tratta di giovani precari, che alla Galleria avevano con entusiasmo iperlavorato sottopagati) imperturbabile risponde: “Penso purtroppo che dovranno iniziare a guardarsi attorno anche prima: direi già dalla prossima primavera”.
A parte la sensibilità assessorile, rimane il succo della vicenda: la Galleria è finita.
L’Espresso riprende la vicenda, all’interno di un servizio sui talenti italiani che stanno sfondando all’estero: “Fabio Cavallucci fu misteriosamente cacciato da Trento, nonostante fosse riuscito a trasformare un civico museo di provincia senza soldi, in un centro d’arte di attenzione europea. La galleria di Trento è tornata nell’oblio, lui invece è sbarcato con tutti gli onori a Varsavia per dirigere il castello Ujazdowski e farne un polo della cultura contemporanea di stanza all’Est”.
Con il che il cerchio si chiude. La casta, oltre a inviare bolsi pensionati fuori provincia a far ridere i telespettatori di tutta Italia, quando ha un talento lo manda all’estero, ma non come rappresentante del Trentino, bensì scacciato a calci in culo.
D’altronde diciamolo: questi personaggi sono dei mediocri, grigissimi burocrati. Tra loro si annusano, si riconoscono, si sostengono; ma quando incontrano una persona talentuosa, gli viene l’itterizia. La colpa è nostra, che li votiamo.