Campiglio: i costi ambientali
Sul versante ovest di Madonna di Campiglio sono in progetto due nuove piste e un impianto in località Cinque Laghi, come ampliamento delle attuali infrastrutture. Italia Nostra ha presentato all’ufficio VIA delle osservazioni, che affrontano il problema in maniera complessiva. Accanto all’impatto ambientale delle nuove piste (che sono economicamente sensate) è da considerare l’impatto del collegamento Pinzolo-Campiglio, già attuato e di cui oggi si possono valutare, oltre ai danni ambientali, anche i presunti vantaggi economici. Insomma, secondo Italia Nostra, sia per ricavarne profitto, come in iniziative economicamente perdenti, l’ambiente viene sempre manomesso, in quanto evidentemente non ritenuto una risorsa. Di queste osservazioni l’Uffico VIA non ha ritenuto di tener conto. Le pubblichiamo in queste pagine.
Scusate se mi permetto di disturbare il canto corale dei mezzi d’informazione locali e nazionali, in onore ed esaltazione del collegamento Pinzolo-Madonna di Campiglio, con alcune brevi note critiche.
Decenni è durata l’opposizione a questi impianti da parte delle associazioni ambientaliste, per l’evidente, irreversibile danno ambientale e paesaggistico che avrebbero causato, in un ambiente vocato alla salvaguardia della naturalità, quale dovrebbe essere il Parco Naturale Adamello-Brenta, e per la dubbia validità economica dell’iniziativa. È infatti del tutto da dimostrare che i nuovi impianti possano avere un intenso utilizzo, sia per la lunga percorrenza, sia specialmente per la mancanza di piste nei tre nuovi tronchi da Puza del Fò a Patascoss.
Infine la cosiddetta “mobilità alternativa” è pura favola, ottima per giustificare gli impianti e mascherare il finanziamento totale da parte della Trentino Sviluppo.
Alla fine, è vero, siamo stati sconfitti, ma ciò non rimuove affatto le nostre convinzioni. Ed è per questo che, prima di esaminare quanto si propone nella zona Cinque Laghi, abbiamo voluto scorrere in una splendida giornata di fine novembre, stando nel fondo valle del Sarca, l’insieme dei nuovi impianti tra Pinzolo e Madonna di Campiglio, impianti che conducono proprio nella zona Cinque Laghi, raccogliendo alcune osservazioni che esprimiamo sinteticamente.
Arrivo pista Tulot, presso Carisolo.
È una splendida pista tagliata nella costa boscosa integra nord-occidentale del Doss del Sabbion. Sinceramente speravamo che il sacrificio di ettari di bosco e l’elevato livello tecnico potessero evitare la costruzione del collegamento. Ma così non è stato: la società funiviaria ha voluto l’una e l’altro, con una conclusione un po’ affrettata per la pista Tulot: pista e impianto sono schiacciati contro l’alveo del Sarca e la zona d’arrivo alla base di un ripido pendio è pericolosamente molto ridotta nelle dimensioni. (foto 1)
Stazione intermedia di Plaza.
Si trova presso la confluenza della Val d’Agola e della Val Brenta, nel punto più basso del collegamento (1145 m.). Il taglio della selva, anche se controllato nella larghezza, è pur sempre di notevole impatto. (Foto 2).
Passaggio nella zona di Fogaiard, tra Plaza ed il Colarin.
Il nuovo impianto ha rotto l’incanto della zona di Fogaiard, dove l’intervento dell’uomo contadino era in mirabile equilibrio con la natura. (Foto 3.4)
Arrivo presso il villaggio turistico di Patascos e presso le piste di discesa Cinque Laghi e Pancugolo
Il percorso è ricavato tutto in una fitta selva. I tronchi di attraversamento della valle di Campiglio (Puza del Fò-Plaza, Plaza-Colarin, Colarin-Patascoss) sono privi di pista di ritorno, con positivo sollievo della natura, ma con disappunto e disorientamento nel mondo degli sciatori. (Foto 5)
“Sviluppo” nella zona Cinque Laghi-Pancugolo, nel versante ovest di Madonna di Campiglio.
Non poteva sfuggire alla Società Funiviaria la possibilità di raddoppiare le piste che scendono dagli arrivi degli impianti Cinque Laghi e Pancugolo, già notevolmente ampliate, invadendo sul lato nord del versante una selva ancora quasi totalmente integra con una sinuosa grossa X di pistoni. Un bosco naturale che in secoli di lotta e di paziente lavoro ha potuto insediarsi sulle morene glaciali e sulle frane e spingersi sempre più in alto, verrebbe distrutto in poche settimane. (Foto 6-7)
È previsto nella zona alta anche un nuovo impianto che penetrerebbe in una zona preziosa faunisticamente, area soleggiata di svernamento per ungulati e tetraonidi, che per questo dovrebbe essere attentamente salvaguardata, quale riserva integrale.
Tutto il versante verrebbe irrimediabilmente danneggiato, frantumato incautamente in varie porzioni più deboli nel contrastare le forti azioni naturali; l’equilibrio idrogeologico ne verrebbe sicuramente compromesso, in particolare verranno accorciati i tempi di discesa delle acque meteoriche verso valle. Irrimediabile il danno paesaggistico/ambientale. Il numero degli alberi abbattuti sarà tanto elevato da potersi proclamare una seconda Amazzonia, dopo che così si era appellata la pista diretta da Pradalago, che aveva richiesto un ingente abbattimento di alberi, così come succede appunto nelle foreste pluviali del Sudamerica.
La frantumazione delle aree verdi, gli interventi strutturali, l’artificiosità, sarebbero ben più impressionanti rispetto a quelli, già ingenti, delle piste e degli impianti che dal Doss del Sabbion si dirigono verso Plaza. (Foto 8)
È assai probabile che, come da consuetudine, tutto venga approvato, pur apparentemente mitigato dietro una cortina fumogena di prescrizioni puntuali. Ci si domanda come mai tutto ciò sia possibile, come mai, dopo tante distruzioni di boschi, di aree faunistiche, di preziosi ambienti naturali, non nasca nei pinzolesi, nei campigliani e più estesamente nella Comunità di Valle un impulso verso la salvaguardia del proprio territorio, assieme alla consapevolezza del limite di questo cosiddetto “sviluppo”.