Tre punti di rosso
Più storia che romanzo. Luisa Gretter Adamoli. L’affascinante e misconosciuta vita di Alfonsina Gonzaga Madruzzo. Trento, Curcu & Genovese, 2011, pp. 271, euro 14.
Il romanzo storico è uno dei generi più difficili da affrontare poiché richiede che venga rispettato un delicato equilibrio tra il documento e la parte inventata: quest’ultima deve inserirsi solo a supporto della componente oggettiva, tentando di colmare quei momenti che non ci sono testimoniati e che vengono creati prendendo spunto dal materiale posseduto e dalla fantasia dell’autore. Nel romanzo “Tre punti di rosso” la scrittrice presenta la figura di Alfonsina Gonzaga, settima figlia del celebre Alfonso I di Gonzaga e di Vittoria di Capua, partendo proprio dai manoscritti e da un dipinto dell’epoca, che diventano i punti fermi su cui ruota l’intero romanzo. Il libro, infatti, si apre col ritrovamento di un quadro presso la chiesa della Madonna Inviolata di Riva del Garda che ritrae Alfonsina inginocchiata in preghiera davanti a San Carlo. Attirata da tre punti di rosso accesi - la mantellina cardinalizia del santo, il cuscino di velluto e i capelli ramati di Alfonsina - che spiccano all’interno dell’immagine, l’autrice inizia ad interessarsi a quella ragazza così poco conosciuta e ne ricostruisce l’intera vita. Grande punto di forza di questo romanzo è proprio la cura con cui Gretter Adamoli utilizza i documenti storici, che in alcuni punti vengono riportati fedelmente, scegliendo così di far parlare oggettivamente i protagonisti dell’epoca. Anche ad un lettore poco esperto appare immediatamente l’attenzione della ricerca documentaria compiuta dall’autrice, che riesce a raccontare quasi cinquant’anni di storia della famiglia Gonzaga e Madruzzo senza mai cadere nel didascalico. Ma, probabilmente, è proprio il timore di snaturare le fonti che in più punti blocca la scrittrice: nel momento in cui l’oggettività non è più sufficiente ed è necessario inventare per creare un collegamento coerente tra un documento e l’altro, il lettore ha come la sensazione che l’autrice avrebbe potuto azzardare di più, allargando la componente “sentimentale” e così riuscendo a farci appassionare al suo personaggio; invece pare quasi che che la Gretter Adiamoli voglia celare l’interesse personale che pure deve aver provato compiendo le sue accurate ricerche. Equilibrando l’oggettività della storia con la propria passione, la scrittrice sarebbe probabilmente riuscita a creare un romanzo più coinvolgente, permettendo alle donne di oggi di rispecchiarsi nella singolare figura di Alfonsina Gonzaga Madruzzo.