Sulle spalle dei giganti
Risate scontate
Nel momento in cui ci si reca a teatro sapendo che si esibirà un noto personaggio televisivo, un po’ di curiosità c’è sempre: non parlo della morbosa attenzione verso l’aspetto fisico, per capire se è davvero come lo si vede sul piccolo schermo, ma della qualità della sua esibizione. Davanti a Flavio Oreglio, l’aspettativa è molta, visto che il comico lombardo già a “Zelig” aveva fatto capire di essere più profondo rispetto ai suoi colleghi cabarettisti, capace di far ridere non solo sulle solite ovvietà (sesso, donne, ignoranza) utilizzate dai più per strappare un sorriso. E difatti lo spettatore non rimane sorpreso nel sentire il comico parlare con passione e semplicità dell’evoluzione della specie umana, degli inventori più importanti (ma sconosciuti) della scienza e della storia della Chiesa.
L’interesse di Oreglio verso l’argomento e lo studio per approfondire le tematiche da portare sul palco sono evidenti e l’empatia con la sala è immediata. Ma forse, per paura di non far ridere abbastanza e di essere troppo serio per il cabaret, tra le battute il comico inserisce anche il solito riferimento al sesso e al gioco di parole malizioso. Con “Sulle spalle dei giganti” Oreglio aveva tutte le possibilità per dimostrare come fosse possibile far ridere con intelligenza, senza la necessità di cadere nel cattivo gusto: un’occasione che il comico, pur avendo le potenzialità, si è lasciato sfuggire.