Quanto deve pesare Rovereto?
La scomoda posizione della città all’interno della sua Comunità di valle. Cosa dice il sindaco?
Andrea Miorandi, giovane e dinamico sindaco di Rovereto, non discute sulla bontà della riforma istituzionale che in Trentino nel 2006 ha dato vita alle Comunità di valle, ma è altrettanto convinto che la Comunità della Vallagarina, che al suo interno dovrebbe inglobare Rovereto, rappresenti un unicum, non assimilabile alle altre realtà territoriali, se non alla Comunità della valle dell’Adige, dove Trento fa capo a sé.
La solita competizione tra capoluogo e città della Quercia? Con Rovereto sempre a rivendicare un rango cittadino che stenta a trovare accoglienza nei palazzi provinciali?
Non proprio e non solo. Ma facciamo un passo indietro nel tempo. Nelle passate amministrazioni la collocazione di una città come Rovereto, storicamente nella provincia il primo e piu` importante centro industriale e culturale (almeno fino all`avvento dell`università a Trento), che oggi conta 36.000 abitanti, all’interno di una comunità composta da altri 16 piccoli comuni che comunque su Rovereto gravitano per i servizi, questa collocazione dicevamo, non è stata seguita con attenzione. Sull’eventualità che Rovereto dovesse rivendicare un inquadramento diverso, qualche precedente amministrazione si è distratta e qualche altro primo cittadino era talmente sicuro di avere a disposizione un secondo mandato, da rinviare la questione ad una contrattazione su corsia privilegiata con la Provincia.
All’attuale sindaco della città non rimane che puntare i piedi fuori tempo massimo?
“Puntare i piedi forse non è il termine giusto, ma certamente ora i problemi sono tutti sul tappeto e non sono di poco conto - dichiara Andrea Miorandi - posto che considero le Comunità di valle un’opportunità per il governo del territorio. Ma bisogna ammettere che una città come Rovereto inserita in una comunità con le stesse prerogative di altri 16 piccoli comuni non è concepibile. Se da un lato infatti vi sono servizi quali urbanistica e viabilità per i quali è indispensabile interloquire con i comuni limitrofi, vi sono altre incombenze, quali le politiche socio-assistenziali, sulle quali Rovereto investe molto più di quanto non potrebbe fare l’intera Comunità di valle. Il discorso riguarda nel concreto anche il numero di dipendenti. Su 493 addetti non è pensabile che Rovereto debba passarne 225 alla Comunità di valle. Dovremmo smantellare strutture, che negli anni hanno ottimizzato il loro lavoro al servizio del cittadino? Io non credo che sia una buona soluzione.”
Qual è la sua proposta?
“Cerchiamo di cucire un vestito su misura, stimolando dal basso le aggregazioni. Vorrei che si prendesse in considerazione l’idea che il peso di Rovereto dovrebbe essere almeno il 50% rispetto a quello complessivo degli altri 16 comuni. Fino ad ora è stata la città ad offrire servizi ai comuni della cintura lagarina; rovesciare questa equazione dovrà essere un processo graduale e condiviso. Uno stravolgimento repentino ed ancora incerto nel percorso, mi sembra rischioso. Non ho nulla in contrario a che i dipendenti del comune operino anche per la comunità, ma nella continuità di un lavoro che negli anni si è positivamente consolidato”.
A Rovereto convivono le prerogative di un polo industriale e la peculiarità culturale, sancita dalla presenza del Mart, del Museo Civico, del Museo della Guerra e di rassegne come il Festival del Cinema Archeologico e Oriente Occidente. Come si collocano queste specificità in un’ottica di comunità?
“In ambito industriale la Provincia sta investendo molto e questo apre ottime prospettive per i 9.000 lavoratori dell’industria. I progetti Manifattura, Meccatronica ci entusiasmano e in questo contesto la Comunità potrebbe essere un soggetto importante, il facilitatore di una nuova idea di sviluppo, con il piano di area dei trasporti, come pure si potrebbe costruire molto in tema di servizi idrici e rifiuti”.
Ma a questo punto forse potrebbe nascere un problema di leadership tra lei e il presidente della Comunità della Vallagarina? Nel senso che Bisoffi potrebbe sentirsi un presidente dimezzato?
“Questo è un rischio ipotizzabile, ma che non vorrei assolutamente considerare. I miei rapporti con i comuni del circondario sono abbastanza frequenti, soprattutto per quanto concerne tematiche legate alla viabilità e vorrei che continuassero all’insegna della collaborazione reciproca. Insomma, non sto chiedendo la luna. Sto semplicemente chiedendo meccanismi di co-decisione, con il giusto ruolo per ogni partner. Ho sempre creduto nell’equazione meno Provincia più Comunità. Non credo invece nell’equazione più Comunità meno comuni, come pare stia avvenendo ora”.
Per quanto invece riguarda la connotazione culturale che da sempre rappresenta il blasone della città? Pensa che la Comunità della Vallagarina possa in qualche modo penalizzare questa unicità?
“Occorre riequilibrare i rapporti per stare ad un tavolo insieme; il patrimonio storico artistico e culturale di Rovereto può essere messo a disposizione anche degli altri comuni, l’importante è che le discussioni avvengano in loco, non nel Consiglio delle Autonomie”.
Ultimamente l’assessore Gilmozzi ha fatto delle aperture rispetto alla ‘geometria variabile’ delle Comunità, lasciando alle realtà multiservizi tra comuni, nate prima delle Comunità di valle, la libertà di continuare ad esistere. Pensa che possano essere apportate ulteriori modifiche al testo di legge?
“Irrigidirsi non serve a nessuno, credo che lentamente, man mano che la riforma si trasformerà in atti concreti, ci si renderà conto che gli aggiustamenti sono indispensabili. Responsabilizzare i territori sul proprio futuro rappresenta una svolta epocale e perché la riforma venga attuata occorre che in primo luogo sia condivisa. E per questo occorre una grande collaborazione da parte dei primi cittadini, per i quali la Comunità di valle deve rappresentare una risorsa e non un’imposizione o un limite”.
Ma al netto delle comprensibili istanze di modifica espresse dal sindaco di Rovereto per la Comunità della Vallagarina, la domanda è: in un mondo che si sta capovolgendo le Comunità di valle riusciranno a responsabilizzare i territori e decentrare il potere provinciale operando con una visuale di contesto e dunque più armonico? E riusciranno al contempo a razionalizzare i servizi offrendo una maggiore qualità della vita agli abitanti delle valli e contenendo la spesa pubblica? Oppure, come afferma Geremia Gios, battagliero ma pragmatico sindaco di Vallarsa, saranno una melassa vischiosa di sovrapposizioni che creeranno altra burocrazia e costi maggiori?
E a proposito dell’eterna disputa tra Trento e Rovereto, dalla quale eravamo partiti, è di questi giorni l’ennesimo scontro sull’apertura dei negozi; con Trento che, subissata dalle proteste dei commercianti del centro storico, modifica in una notte la delibera che regolamenta le aperture domenicali per sfruttare la presenza dei mercatini, e Rovereto che, essendosi attenuta alle norme stabilite a suo tempo, protesta, gridando alla concorrenza sleale. Come dire: il mondo si starà anche capovolgendo, ma le dispute all’ombra dei campanili, da quelli più alti a quelli più piccini, potrebbero continuare ad essere la cifra di declinazione delle nostre discusse, amate, o vituperate Comunità di valle.