I rapporti con l'estero: Università, Curia, Industriali
E' probabilmente l’Università l’istituzione trentina che più si è caratterizzata per i suoi rapporti con l’estero:collaborazione scientifica e di ricerca, scambi di docenti e studenti, il tutto formalizzato all’interno di programmi europei e di specifici accordi tra atenei. "E’ proprio attraverso questi legami con le università europee che un pur piccolo ateneo come Trento si vuole sempre più caratterizzare per collocazione e visibilità internazionale" - ci dice Riccardo Scartezzini, docente di Sociologia delle relazioni internazionali, e titolare della cattedra Jean Monnet sull’integrazione europea.Oltre ad alcuni rapporti quasi ovvi (per esempio quello, molto intenso, con l’università di Innsbruck) ce ne sono altri meno scontati.
Scartezzini cita i rapporti con la Cina: "E’ in corso un progetto di gemellaggio con la città cinese di Hangzhou, dove ha operato nel ‘600 il trentino Martino Martini, gesuita, storico e geografo (sua la prima grammatica della Cina, e il primo atlante): è una finestra su un mondo, attraverso cui potrà passare una serie di altri rapporti, anche economici." Poi il diritto internazionale, dove opera il gruppo di ricerca Transcrime sulla criminalità sovranazionale. "Un discorso decisamente interessante si può fare sulle aree di tensione - prosegue Scartezzini - in Università si studiano i conflitti internazionali, nella città sono presenti molti operatori di organizzazioni non governative nel campo della cooperazione e degli aiuti umanitari: fra queste due realtà si possono costituire forme di lavoro in comune e di scambio in prospettiva molto proficue."
Quanto agli industriali trentini, essi hanno tradizionalmente un rapporto forte - ma non esclusivo - con il nord, in primis la Germania. E negli ultimi anni hanno decisamente imboccato la strada dell’export, raddoppiandone l’incidenza sul fatturato totale (ora arrivata al 30%, su un fatturato di 10.500 miliardi). Sei anni fa l’Associazione Industriali ha deciso di sostenere lo sbocco verso i mercati dell’Est europeo, aprendo un ufficio a Praga. "Siamo stati tra i primi a muoverci in questa direzione - ci dice il direttore della Confindustria locale Fabio Ramus - Sono mercati in cui bisogna esserci, e con tempestività. Oggi siamo andati oltre l’Ufficio, costituendo una società ad hoc, la ‘Trentino-Est Sro’, che fornisce informazioni, mette in contatto con gli imprenditori locali, aiuta nelle procedure, ecc; e ora si occupa anche di turismo, dalla Repubblica ceca al Trentino. I risultati sono buoni, tanto che dall’anno scorso la società è aperta ad altri soggetti (l’Apt del Trentino e l’Associazione Industriali di Bolzano); ed ora iniziamo a fornire questi servizi - a pagamento - a industriali da fuori provincia."
Infine la Chiesa. La Curia trentina in questi anni ha dato vita a un’assidua opera diplomatica con la Chiesa ortodossa, ponendosi come ponte fra il Vaticano (o meglio, una parte di esso) e l’Est cristiano. Un’opera discreta, quasi sotterranea, che sembrava comunque dare frutti di grande significato. Poi il Vaticano ha sterzato e (a parte gli accorati appelli dai balconi di S. Pietro) nei fatti ha promosso una linea ostile alla Chiesa ortodossa; e anche Piazza Fiera ha rinunciato a mantenere un proprio autonomo ruolo di pur tenue contatto con il patriarca Alessio III di Russia (probabilmente per le invidie di corridoio interne alla Curia; i rapporti con gli ortodossi erano tenuti infatti dal gruppo facente capo a don Rogger, ultimamente emarginato dai fedelissimi del vescovo Sartori). Però la storia non si ferma, e Wojtila è destinato a passare, con tutte le sue rigidità. E a piazza Fiera Sartori è già passato, lasciando il posto a mons. Bressan, diplomatico di carriera, formatosi all’estero, dal quale ci si aspetta un’apertura della Cei verso l’internazionalismo: ed è quindi più che probabile che possa riprendere e ulteriormente sviluppare l’Ostpolitik della Curia trentina.