Il compleanno di “Estuario”
I dieci anni di vita di una realtà innovativa nel trattamento del disagio psichico.
Nello scorso numero abbiamo parlato di un incontro che ha visto radunate a Trento quasi 400 persone (Malattia Psichica: oltre la pastiglia), a vario titolo coinvolte in esperienze d’avanguardia nel trattamento del disagio psichico, un problema che interessa, ovviamente in misura molto diversa (dalla depressione alle forme più gravi di schizofrenia), quasi una persona su cento. Cioè circa mezzo milione di italiani, fra cui 4.000 trentini.
Torniamo sull’argomento perché a Trento, pochi giorni dopo quel convegno, si sono festeggiati i dieci anni di vita di una associazione - "Estuario" – che si inserisce a pieno titolo fra le realtà innovative nel trattamento della malattia psichica. Poche cifre per riassumere l’attività di un decennio: vi hanno operato, fino ad oggi, un centinaio di persone fra assistenti sociali, educatori, obiettori di coscienza, ecc., che hanno seguito 213 famiglie in difficoltà organizzando 376 incontri di auto-mutuo-aiuto, 21 soggiorni estivi e 12 esperienze di avviamento al lavoro. Il tutto nella logica del "fare con", della corresponsabilizzazione, del rifiuto di una totale delega agli specialisti, anche in un campo, come quello della sofferenza psichica, dove una tale scelta appare particolarmente difficile. Ma "ogni volta che i protagonisti si mettono assieme nel rispetto dei reciproci saperi - ha ricordato il dott. Renzo De Stefani - avvengono dei piccoli miracoli, perché è all’interno dei problemi stessi che si trovano le risorse necessarie a risolverli".
In questo come in altri campi (l’handicap, gli anziani…) i ritrovati tecnologico-scientifici non possono essere risolutivi, e non basterebbero neppure massicci interventi (ad esempio di assistenza domiciliare), peraltro troppo dispendiosi e sempre meno praticabili in un’epoca di tendenziale smantellamento dello Stato sociale. E allora, non la ricetta, ma una parte importante dell’intervento è in questa dinamica partecipativa, che mette in relazione operatori, malati, famigliari e cittadini sensibili, e che - ha notato Silvano Zucal, uno dei soci fondatori di "Estuario" - oltre ad intervenire sul problema a cui viene applicata (il disagio psichico) favorisce il sorgere di nuove relazioni, aiuta la vivibilità quotidiana di tutti e crea una partecipazione sociale, una dimensione collettiva, anche se non più nei termini complessivi di un tempo ma su questioni circoscritte. Ma per questo, forse, anche più efficace.
D’altra parte, vista la crescente precarietà del Welfare, o si fa così, o si rischia di ritornare all’antica beneficenza, con i vari Telethon in sostituzione di servizi troppo onerosi.
Per diffondere informazione ed accrescere la consapevolezza e la sensibilità dell’opinione pubblica su questi argomenti, è evidente che i mezzi di informazione potrebbero svolgere un ruolo importante. Ma su questo non c’è da essere ottimisti, per ammissione dello stesso Paolo Ghezzi, direttore dell’Adige, che pure è personalmente molto attento alle tematiche dei soggetti deboli. "Le cose vanno meglio che in passato - ha detto in sostanza - La mentalità dei giornalisti è cambiata, e inoltre sono in vigore una serie di codici deontologici che offrono un minimo di garanzie. Resta però il fatto un giornale, per sua stessa natura, tende a registrare l’anomalia, lo scandalo, lo scontro. Dunque, si potrà stare attenti, ma non più di tanto. La diversità continuerà a fare spettacolo...".