Un consorzio obbligatorio
Chiedo ospitalità per esporre un episodio che mi ha lasciata esterrefatta, nella speranza di ottenere un chiarimento, ma anche di sapere quante altre persone si trovano a subire quella che io ritengo una palese ingiustizia. Ho ricevuto, infatti, in data 15 ottobre,una lettera contenente un avviso di pagamento di 136,18 euro da parte del Consorzio dì Miglioramento Fondiario di Segonzano. Nella causale era riportato "quota consortile", senza nessun’altra specificazione in merito né alcun riferimento per chiedere eventuali spiegazioni; data di scadenza 31 ottobre.
Pur essendo io proprietaria di un prato in località Paludi nel comune di Segonzano (dove però non risiedo), non mi risulta di aver mai aderito a tale consorzio né di aver chiesto ad esso alcun servizio. Telefono quindi ad un conoscente residente in quel comune per avere qualche ragguaglio e vengo così informata che si tratta di spese relative all’impianto irriguo, che il prossimo anno saranno molto maggiori (cinque volte tanto), e che il problema di non far gravare le spese su chi non ne trae beneficio era stato anche da lui sollevato in una riunione del Consorzio, ma senza successo. Per informazioni più precise però devo rivolgermi al segretario di tale Consorzio che provvedo subito a contattare telefonicamente. Vengo così informata per la prima volta che le spese per la realizzazione di vasche e condotte dell’impianto irriguo verranno ripartite, in base alle superfici, fra tutti i "soci" proprietari di fondi di determinate zone, secondo quanto deciso dagli organi direttivi del Consorzio. Anche le zone sono state individuate dal Consorzio, rendendo automatica l’adesione allo stesso, senza previo consenso dei proprietari di fondi in esse compresi.
Faccio presente che tale procedura automatica, senza alcun consenso da parte mia, mi sembra assai poco legittima e che non ho mai usufruito né chiesto di usufruire dei servizi irrigui del Consorzio, se non altro perché il mio fondo è costituito da un prato e per giunta fin troppo umido. Non riesco a capire come mai una delle zone prescelte per realizzare l’impianto irriguo sia proprio quella località Paludi di Sevignano che, come dice appunto il toponimo, non dovrebbe essere troppo siccitosa! Ho quindi manifestato la mia intenzione di non sottostare a tale imposizione.
A questo punto mi è stato risposto che in tal caso il Consorzio non avrebbe certo rinunciato alla "gabella" e secondo le procedure stabilite avrebbe chiesto il pignoramento di beni fino a raggiungere l’importo dovuto. Ma questa non vi sembra un’estorsione?