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La strage dei motociclisti

Francesco Borzaga

Leggo del dolore dei cittadini di Ala per la scomparsa di un giovane motociclista al quale una "stramaledetta sorte" ha voluto per sempre rubare la vita e il sorriso. Non conosco le modalità dell’incidente che ha causato la scomparsa del ragazzo, e non sono quindi assolutamente in grado di valutarne cause e dinamica.

Posso però testimoniare come questo sia solo l’ultimo episodio di un’impressionante serie di disgrazie mortali legate all’uso della motocicletta, registrato in Trentino e dintorni negli ultimi mesi. Poiché queste perdite di vite umane non sfigurerebbero in un bollettino di guerra, non sarebbe forse fuori luogo battezzarle "effetti collaterali".

Mi colpisce quindi particolarmente la contemporanea lettura, sul numero del 25 settembre della nota rivista L’Espresso, a pag. 207, di un articolo a firma Lorenzo Cascioli (in pratica una forma di pubblicità mascherata) dedicato ad un nuovo e potente modello di motocicletta, dal significativo titolo "Il mondo a 280 l’ora". Tra le altre lodi, lo scritto proclama che tale moto "è dunque un mezzo per piloti veri".

Non mi risulta che il nostro Codice della Strada contempli la possibilità di correre alla modesta velocità di 280 chilometri orari. Mi è però capitato spesso, e penso sia accaduto anche ad altri, di imbattermi in qualche comitiva di centauri intenti a provare su un rettilineo o anche in curva le emozioni così ben illustrate nel citato articolo. I risultati si vedono. Forse qualcosa non va nell’attuale modello di sviluppo.

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