Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

Letterina dall’Iraq

Gragì Bambino del Terzo mondo

Ciao, bambini di Trento. Sono anch’io un bambino, abito nella periferia di Baghdad assieme ai miei 5 fratellini, tutti più piccoli di me. Mio padre è morto sotto le bombe intelligenti, tanto intelligenti che hanno fatto solo dieci morti e venti feriti, risparmiando gli altri della casa. Anch’io sono stato ferito, mi manca un piedino, ma fa niente, ne ho ancora un altro, e la mamma mi ha detto che posso camminare lo stesso. Basta non pensarci. Io vorrei non pensarci, però quando i miei compagni giocano a palla mi dicono "no, tu no, sei storpio", e allora mi fanno piangere, perché mi fanno pesare.

Poi mi passa, mi siedo ai bordi del campetto di gioco e mi diverto a fare il tifo alzando le mie piccole stampelle di legno, così ci divertiamo tutto il giorno, fino a sera. Poi tutti andiamo a casa, anch’io, perché debbo aiutare la mamma a sistemare il telo per la notte. E’ di plastica trasparente, così possiamo vedere il cielo con tutte le sue stelle; peccato che ogni tanto le stelle spariscono per i lampi degli aerei che lanciano tante bombe colorate. Allora, tutti impauriti, ci stringiamo accanto alla mamma, che ci dice "dormite, basta non pensarci". Io vorrei, però non mi viene da dormire, perché tutti quei rumori mi fanno pensare.

Poi mi addormento lo stesso, anche se ogni tanto la mia pancina vuota mi sveglia perché borbotta. La mamma mi dice ancora di non pensarci. Io invece penso. Penso a domattina, quando andremo in ospedale a trovare la nostra sorellina di due anni. Si era fatta male al ginocchio con un ferro appuntito. Dicevano che non era niente di grave, bastava disinfettarlo, solo che il disinfettante la mamma non è riuscita a procurarselo perché c’è l’embargo. Forse Njirina perderà la sua gambina. Non so cosa sia l’embargo, i grandi dicono ch’è per via del presidente Saddam che non va d’accordo con gli americani.

Io li vedo ogni tanto, gli americani, quando al bar di Said vediamo la televisione. Non mi sembrano cattivi. Li vedo sempre sorridenti, nelle loro macchinone luccicanti, in quelle belle case con l’acqua in giardino e i cani e i gatti.

Qui da noi non ci sono né cani né gatti, chissà perché!

Igrandi al bar di Said dicono che presto ci sarà la guerra, perché gli americani hanno deciso di attaccare il nostro paese,
l’Iraq. Io non so cos’è la guerra, la mamma sì. E’ tanto triste per via delle bombe perché, anziché quelle intelligenti, ora gli americani ci sganceranno quelle stupide.

La mamma, sorridendo, ci dice di non pensarci. Io però penso. Sento dire dai grandi che è tutta colpa del petrolio, sì, proprio quell’acqua nera che esce dal terreno. Lo chiamano pure oro nero.

Quanto sono stupidi questi grandi, non capiscono che anziché luccicare sporca tutto. Fossi io al posto dei grandi direi: venite pure a prenderlo questo petrolio, magari facciamo un cambio con un po’ di sapone, di medicine, di cibo, di giocattoli. Se poi il signor Saddam non vuole darvelo perché fa il cattivo, allora portatelo via, in castigo, così noi potremo crescere come tutti i bimbi del mondo. Mia sorellina potrà essere curata e la mamma non sarà più costretta a dirci bugie dicendoci di non pensare.

Io penso sempre, con la mia testolina.

Anche voi grandi, per favore, pensateci!