Rifondazione e il referendum
Leggo sul numero di QT del 15 settembre, nell’articolo di Lorenzo Piccoli sul referendum abrogativo dei finanziamenti pubblici alle scuole private paritarie (30 settembre: al giro di boa lo scontro sulla scuola): "La sensazione che il confronto che si prepara sarà quanto mai aspro è confermata da Elisa Bellè (di Rifondazione Comunista, a sua volta unitasi all’equipaggio dopo che questo aveva raccolto le firme per andare a votare)".
Non cito oltre, ma vorrei ricordare che il mio partito si è impegnato assai diffusamente nella raccolta delle firme, dedicando a questa faticosa quanto essenziale opera lunghi mesi e accumulandone, su un totale di 13.000, circa 3.000, ovvero un quarto del totale.
Ora, non so da chi e come si informi Lorenzo Piccoli quando prepara i suoi articoli, ma mi dispiace davvero constatare una tale disinformazione, tanto più ingiusta, proprio in quanto le energie profuse da uomini e donne del mio partito nella raccolta delle firme sono state davvero molte. Penso quindi che sia una forma di rispetto e di riconoscimento del loro lavoro volontario sottolineare l’infondatezza dell’informazione data nell’articolo.
Dai primi di febbraio, quando con il Comitato promotore del referendum (di cui Rifondazione fa parte sin dall’inizio, come unico partito che ha aderito nella sua interezza, dalla rappresentanza istituzionale a quella politica) abbiamo iniziato la raccolta delle firme, sino a maggio, scadenza per la consegna, siamo stati davanti ai supermercati, alle scuole, ai luoghi di lavoro, distribuendo volantini, parlando con le persone e chiedendo loro di mettere la firma per un progetto referendario a cui abbiamo creduto e crediamo fino in fondo.
Vorrei inoltre ricordare che, all’epoca della discussione del disegno di legge di Salvaterra, prima in V Commissione, poi in Consiglio, è stata proprio Rifondazione che ha sollevato, inizialmente da sola, il problema di un progetto di riforma complessivamente arretrato, per molti aspetti morattiano, inattuale, oltre che colpevole di aumentare ulteriormente i finanziamenti alle scuole private partitarie trentine, già finanziate al novanta per cento. Agli occhi del cronista ben informato non può dunque sfuggire che il nostro impegno contro questa riforma della scuola trentina sia stato fin da subito convinto e ostinato, ancora prima che si profilasse all’orizzonte l’ipotesi del referendum, progetto a cui abbiamo in ogni caso fin da subito aderito. No si tratta di fare i primi della classe, né di arrogarsi il ruolo degli eroi, semplicemente di vedersi riconosciuto il lavoro politico e organizzativo svolto e vedere rispettata la realtà dei fatti, soprattutto quando essi vengono riportati e condivisi con lettori e lettrici.
Mi dispiace di questo equivoco anche a causa dell’ ormai lungo rapporto di simpatia e di collaborazione che ho con QT, rivista che si è sempre contraddistinta per precisione e puntualità.
Augurandovi buon lavoro.
Elisa Bellè, Segreteria provinciale di Rifondazione Comunista, Federazione del Trentino
Risposta
Nello scusarmi per l’errore, frutto di un ingenuo refuso in sede di redazione dell’articolo, voglio comunque auspicare che questa svista non abbia compromesso nel suo insieme il senso dei fatti riportati.
Cordialmente. Lorenzo Piccoli