La foto dello scandalo
E’ nota la vicenda della ventenne di Olmo di Martellago (Venezia), uccisa al nono mese di gravidanza dal padre del bambino, che l’aveva messa incinta. Un delitto terribile, perché l’assassino insieme alla donna aveva ucciso anche il bambino nel grembo materno a pochi giorni dalla nascita.
Nell’articolo di cronaca che aveva raccontato il fatto, Luigi Bacialli del Gazzettino di Venezia aveva inserito in prima pagina la fotografia del piccolo Hevan prima della sepoltura, vestito con un abito bianco e azzurro: il bambino sembrava dormisse. Una foto indimenticabile, richiesta dalla famiglia della ragazza nel tentativo di scuotere l’opinione pubblica e convincerla che l’omicidio della giovane aveva in realtà spezzato due vite, e che il bambino non nato era da considerarsi persona a ogni effetto.
Le reazione dell’Ordine dei giornalisti e della Autorità garante della Privacy furono immediate, e sbagliate: Bacialli fu sanzionato con la “censura” per aver pubblicato una foto ritenuta “raccapricciante.... che offendeva i lettori e sopratutto la dignità di quel bambino... una gravissima offesa della dignità della persona, un fatto senza precedenti, una violazione ai principi deontologici del giornalismo”. Decisione per me stupefacente e incomprensibile. Non sono state sottoposte a giudizio disciplinare né penale (ci mancherebbe !) le foto dei campi di sterminio, dei cadaveri gasati e bruciati dai nazisti, le foto della Shoa, dei massacri nei Balcani, quelle delle Foibe, quelle delle atrocità commesse in Vietnam, quelle degli stermini in Cambogia, o quelle più recenti delle strago in Iraq, di Guantanamo , di Abu Ghraib o dei figli di Saddam sui tavoli delle autopsie. Perché due pesi e due misure? In realtà la fotografia dei piccolo Hevan è struggente, dolorosa e muove a sdegno contro l’assassino di un delitto così turpe. “Non c’e’ sangue né scempio, né profanazione alcuna di quella morte” ha scritto Eva Belletti dell’Avvenire. Addirittura Cesare Lanza ha affermato: “Se io fossi il ministro dell’istruzione farei stampare milioni di quella dolcissima foto di Haven, figlio mai nato di Jennifer ammazzata dal suo amante, e la distribuirei in tutte le scuole di Italia”. Sono d’accordo.
Sarebbe opportuno esaminare la questione anche dal punto di vista dei giornalisti e dell’opinione pubblica: il diritto di informare e di essere informati spetta a ciascuno di noi. Ebbene, è diritto-dovere insopprimibile di ogni giornalista raccontare i fatti e documentarli nel rispetto della legge (art. 21 e art. 2 della Costituzione). L’esercizio di tale diritto dovere esclude la punibilità quando serve a tutelare il diritto del cittadino ad una informazione corretta, completa, non condizionata da interessi di alcun genere.