Chi governa davvero il Trentino?
Il bipolarismo che caratterizza il sistema politico nazionale vive dello scontro tra due schieramenti distinti, scarsamente coesi al loro interno, ma che almeno danno vita ad un confronto acceso tra una maggioranza e una minoranza. Scendendo al livello locale si è invece di fronte ad un’ammucchiata informe. Dalle elezioni provinciali del 26 ottobre 2003 è uscito un presidente di centrosinistra, con una maggioranza di dimensioni abnormi, e sotto di lui il voto popolare ha creato un Consiglio composto in gran parte da ex-democristiani (25-26 su 35 consiglieri), che trasversalmente detengono una maggioranza assoluta.
Va premesso che questo risultato era prevedibile, se si considera che il Trentino è, per definizione, una terra democristiana ortodossa. In passato le piccole comunità che lo popolavano ruotavano attorno alle parrocchie, nelle quali trovavano un punto di ritrovo e di confronto. Da qui nasce un certo pensare cattolico, fatto più che di profonde convinzioni religiose, di opportunismo e conformismo, cavalcato in passato dalla Balena Bianca, che raccoglieva percentuali del 35-36% alle provinciali e in molte comunali sfondava quota 50%. Com’è noto il bipolarismo ha prodotto una corsa verso il voto moderato, una duplice convergenza verso di esso. Ecco spiegata la situazione numerica che si ha nel Consiglio di piazza Dante.
In pratica il Trentino è realmente governato da forze politiche moderate: Margherita, UDC, PATT, Forza Italia. E’ questo blocco centrale che dirige di fatto le operazioni, al di fuori di esso non c’è nulla o quasi che lo contrasti. Si è davanti ad un assurdo politico, che forse finirà quando le forze socialdemocratiche locali preferiranno una vera opposizione ad una fasulla azione di governo.
Il nodo maggiore da sciogliere tra DS e Margherita è Trento, dove vive un quarto dell’elettorato provinciale e dove sono dislocati i grossi apparati pubblici, che hanno espresso un sindaco DS con una percentuale del 70%. Un dato spacciato dalla stampa locale come dovuto al buon governo, ma che in realtà è solo l’espressione di una società asimmetrica, in quanto l’elettorato del copoluogo lavora nei mastodontici apparati pubblici o dipende indirettamente da essi. Il dato semmai è preoccupante, nel senso che indica come un terzo dei "dipendenti" di Pacher non ha votato per lui.
Ritornando-alla situazione politica provinciale, oltre al blocco centrale e ai DS, rimangono da analizzare poche altre forze politiche che solitamente sono ben disposte a polemizzare. Rifondazione comunista rimarrà nell’ombra fino alle politiche del 2006, quando sarà inglobata nel centrosinistra allargato; Alleanza Nazionale e Lega Nord sono impegnate in-estenuanti lotte interne ; i Verdi si sono specializzati nell’arruolare veterinari e medici condotti, persone valide e a stretto contatto con la popolazione, che da questo contatto traggono una notevole spinta elettorale, ma non da battaglie ambientaliste. La rinuncia alla difesa dell’ambiente è lo scotto che i Verdi in Trentino pagano per avere un posto in Giunta provinciale, sacrificando la loro ragion d’essere essenza alla governabilità.
In questo momento il Trentino è succubo di questa antidemocratica situazione di stallo, dalla quale scaturiranno delle "riforme" che ridurranno ulteriormente ogni forma di dibattito e di dissenso.
Questa regressione politica costante e, pare, inarrestabile è emanazione dell’attuale presidente. Questi, emerso politicamente dalla DC stordita di tangentopoli, una decina di anni fa era l’unico esponente democristiano ancora spendibile in circolazione, al quale la sinistra DC irpina ha prestato l’idea del Biancofiore. La Margherita è più figlia di De Mita e di Bianco che di Dellai. L’ex sindaco di Trento è cresciuto abituato ad essere portato in palmo di mano da una sistema informativo a lui funzionale, e sostenuto dall’imprenditoria edile locale, la quale ambisce a collocarlo a Roma nelle alte sfere del Ministero dei Lavori Pubblici. Un’operazione politica che si è complicata, dato che nel centrosinistra nazionale l’edilizia ruota attorno alle Cooperative rosse dell’Italia centrale, che difficilmente spianeranno la strada ad un margheritino che governa appoggiandosi sul locale capogruppo di Forza Italia, e che ha di fatto spaccato i DS locali.
A questo punto è lecito chiedersi quanto valga la pena "regalare" l’acritico seggio blindato di Trento ad esponenti extra provinciali, come Mattarella, già votato nel 2001, oppure al papabile Enrico Letta. Nel corso degli anni l’attuale presidente si è circondato di fedeli golem. Nella metafisica ebraica praghese i golem non erano altro che delle statue di argilla che si animavano mediante riti magici, di solito lo scrivere loro sulla fronte il compito a cui erano destinati. Terminato il loro compito, ritornavano ad essere figure inanimate. In altri termini sono l’opposto dei fantasmi, che sono spiriti senza corpo: i golem sono corpi senz’anima. Mediante questi individui pilotati il Trentino sta andando verso una costituzione politica sempre più subdolamente feudale: governatore, governatori di valle e sindaci, secondo la vecchia filastrocca che si imparava a scuola: vassalli, valvassori, valvassini. I Consigli (provinciali e comunali) saranno svuotati di ogni importanza, diventando organi puramente formali, e a chi è contrario a certe scelte non resteranno che i referendum. I quali sono facilmente pilotabili tramite un sapiente intreccio di intimidazioni e promesse elettorali, che trovano facile terreno di conquista in un elettorato acritico, che s’impressiona davanti ad una qualunque autorità costituita, che viene cresciuto al "quieto vivere" e che ragiona in base alla frase "un domani, non si sa mai..".
Recentemente si è svolto un referendum su un polo scolastico in Val di Non. Il sindaco del paese ha piantonato per tutto il giorno l’entrata al seggio elettorale, come se schedasse quelli che entravano a votare contro la costruzione del nuovo edificio scolastico. Occorre ricordare che i bilanci pubblici sono molto consistenti e se il referendum fallisce, i politici locali continueranno a chiedere il voto ai cittadini, come se niente fosse accaduto. In base al ben collaudato do ut des. Fra qualche tempo, forse, la sorte di Sant’Anna di Sopramonte verrà decisa dal giudizio popolare. Si vedranno in azione manipoli che faranno leva sulle insicurezze della gente e proporranno facili promesse?
In mancanza di una classe dirigente sensibile alle problematiche legate all’ambiente e al patrimonio "storico artistico e documentario", dovrebbero essere le innumerevoli associazioni culturali presenti in Trentino a far blocco e dura opposizione. Ma anch’esse sono al soldo della PAT e conseguentemente del potere politico locale, che fornisce le sedi e paga le pubblicazioni. In un periodo in cui il patrimonio culturale viene giornalmente svilito ed umiliato se non distrutto da una classe dirigente indifferente agli ideali e di rara pochezza culturale, l’intellettuale non fa nulla per porvi rimedio, probabilmente impegnato solo a dare sfogo alla propria erudizione per denunciare quanto sta accadendo.
Tanto per limitarsi alla ristrettissima zona dell’Alto Garda, gli esempi in proposito sono purtroppo numerosi, e si nominano solo quelli più gravi o quelli di cui l’opinione pubblica è venuta a conoscenza: la distruzione totale dell’ottocentesco teatro Perini, l’obbrobrioso stravolgimento della Colonia Pavese (liberty primissimo Novecento), la demolizione dell’arco rustico (del 1770) sulla Strada Granda di Torbole e la rovina del cimitero antico di Nago del 1841, l’Oliveto Goethe, intaccatato e forse salvato in extremis a prezzo di una durissima battaglia. Per non parlare di ciò che viene altrove.
Ma la gente che ci governa, ci odia?