E adesso, cara Lega?
Per i leghisti, si sa, le “radici cristiane” non vanno oltre i crocefissi, l’omofobia e le statuine del presepio; tolleranza, accoglienza et similia fanno parte del buonismo, un’altra religione, detestabile. A farli ragionare non sono serviti naturalmente i toni profetici alla Zanotelli sulla “collera dei poveri” che prima o poi avrebbero invaso la nostra tranquillità: futurologia, fantascienza. Molto più concretamente gli si diceva: badate che se li trattiamo male, se li ghettizziamo, è la volta buona che non si integrano, magari diventano cattivi. C’era in loro la stolida certezza che:
1) volendo, si poteva benissimo evitare che arrivassero, o mal che vada non c’era problema a ributtarli fuori;
2) a trattarli male l’Italia avrebbe perso ogni appeal per altri aspiranti immigrati.
Ma con la ripresa degli sbarchi a Lampedusa e il putiferio di queste settimane in Nordafrica, con le relative probabili conseguenze, forse qualche certezza comincia a vacillare. Ma per ora, almeno in superficie, nulla cambia, come dimostrano - nel loro piccolo - i più recenti comunicati-stampa della Lega trentina, che ci è venuta la curiosità di andare a “sfogliare” spulciando nella nostra posta elettronica.
Partendo dagli zingari, che notoriamente “inducono criminalità, problemi igienici e abbrutimento urbano” e transitando attraverso “i tanti nullafacenti che bighellonano tra un bar e l’altro”, “la variegata genia costituita da barboni, ubriachi, drogati e immigrati sfaccendati”, arriviamo al cuore del problema: gli immigrati, preferibilmente musulmani, quelli ai quali “se si concede un dito, si arrogano il diritto di prendersi tutto il braccio e anche qualcos’altro”.
Il Comune di Lavis ha deliberato di finanziare corsi di arabo per i figli dei musulmani che frequentano le scuole del Comune, e per favorire la reciproca conoscenza al corso possono accedere anche studenti italiani? “È una spesa inutile ed ingiustificata”.
Un progetto di cooperazione per aiutare i palestinesi nella coltivazione della vite, così magari lavorano in patria anziché essere tentati di venire da noi? “Ci pare troppo...”. Ma non siete proprio voi a dire che bisogna aiutarli a casa loro? Niente da fare: è inaccettabile “che in Palestina, tra l’altro col contributo tecnico della scuola agraria di San Michele, si desideri far fare concorrenza al vino trentino, magari assicurandogli un canale distributivo nella nostra Provincia, magari per il tramite della Cooperazione trentina”.
Certo, se gli immigrati non avessero nelle istituzioni locali (di centrosinistra) una poderosa quinta colonna, le cose andrebbero meglio, ma purtroppo “fino ad oggi il sindaco di centrosinistra di Trento ha preferito essere più il sindaco degli immigrati, degli zingari, dei senza casa, degli spacciatori, dei drogati, degli ubriachi, dei no global piuttosto che il sindaco dei cittadini onesti”.
E così, come recita un comunicato-stampa del 26 febbraio, il Trentino è diventato “la mecca degli stranieri”, che stanno accaparrandosi tutti i benefici dello stato sociale, mentre i trentini “saranno sempre di più gabbati: dovranno dire addio alla casa Itea, ai sussidi per la disoccupazione, alle provvidenze per i nuclei familiari, oltre a dovere pagare tasse e ticket sanitari più salati”. Conclusione: “Se non si agisce al più presto, il Trentino rischia di essere travolto definitivamente dall’ondata immigratoria”.
Per invertire la tendenza, la ricetta è semplice, la solita: ad esempio, “per l’accesso allo stato sociale provinciale siano necessari almeno 10 anni di permanenza ininterrotta sul territorio provinciale, l’aver versato almeno 15 anni di tasse e contributi previdenziali ed avere la fedina penale immacolata, oltre ad essere in possesso di una piena e comprovata conoscenza della lingua italiana e delle leggi e regolamenti dello Stato e della Provincia, limitando i ricongiungimenti solo alla moglie e ai figli”.
Ma che queste miserabili misure vessatorie siano acqua fresca l’ha capito anche il ministro Maroni, che adesso invoca l’aiuto dell’odiata Europa.
Restano, inevasi, i due soliti dilemmi: ci sono o ci fanno? E poi: è preferibile uno sciocco o un farabutto?