La Grecia, e poi?
Uno Stato dopo l’altro, le banche si stanno mangiando il mondo. È l’infame sistema del debito
Il governo greco è stato in pratica esautorato dei propri poteri e il Paese è controllato non dalle multinazionali, ma direttamente dalle banche che le possiedono. Le stesse che hanno speculato approfittando di un’economia arretrata e di un governo corrotto, che hanno attaccato il sistema greco fino a far sprofondare il paese nel debito e ora che è in ginocchio se lo mangiano. Prendi un’economia debole, la indebiti fino all’osso sapendo che non potrà mai pagare e quando arriva al collasso le presenti il conto. E al Paese non rimane altro che offrirti il collo: è tuo, e tu puoi farne ciò che vuoi. Colonia, base militare, campo di lavoro.
Antefatto. Il 5 maggio scorso i cittadini greci, uniti nello sciopero generale, manifestano il loro dissenso per il cosiddetto “piano di austerità” imposto al governo dal FMI. Il corteo è imponente. Quando si muove, il blocco di Exarchia (il quartiere anarchico di Atene) è in fondo al corteo; in Stournari un gruppo di ragazzini incappucciati dà fuoco a un’auto di lusso, e mentre il corteo si muove verso Syntagma vengono attaccate alcune banche e vetrine. Il rapporto con la violenza non è lo stesso che c’è in Italia: qui quando una banca brucia la gente applaude. Tuttavia questi piccoli commandos non sono organizzati e anzi, agendo autonomamente, hanno spesso messo in pericolo il blocco di Exarchia e dato alla polizia il pretesto per intervenire.
In piazza Syntagma, intanto, gli operai del Pireo premono sui cordoni di polizia per arrivare sotto le finestre del parlamento; la polizia risponde con uno sproposito di lacrimogeni che disperde la folla creando il panico. Nel corso del pomeriggio si verrà a sapere che tre persone sono morte intrappolate all’interno di una banca data alle fiamme.
Dopo la manifestazione, Exarchia si presenta immerso in una calma surreale: le strade sono deserte e la maggior parte della gente è stata dispersa. All’improvviso, però, quando la gente inizia a radunarsi nella piazza la polizia fa irruzione nel quartiere e le squadre speciali (i MAT e i Delta, che stanno alla polizia greca come la fanteria pesante e la cavalleria all’esercito medievale) attaccano e disperdono la folla. Radio e tv diffondono annunci nei quali si sconsiglia a chiunque di avvicinarsi a Exarchia, perché si teme una notte di fuoco. Ma senza testimoni, cosa può succedere? Qualcosa è cambiato: i poliziotti appaiono liberi di dare sfogo all’odio, qualcuno li ha autorizzati a fare del quartiere ciò che vogliono per qualche ora. Più che arrestare, inseguono, identificano o picchiano a sangue, a seconda che gli piaccia o meno la faccia di chi fermano.
“Adesso pagate!” gridano. Ma chi? Per cosa? Ora i commandos di ragazzini sono spariti. Un giovane arrestato riesce a scappare dal furgone e si dirige correndo verso piazza Exarchia con le mani ammanettate dietro la schiena. Le caffetterie aprono le porte per nasconderlo e lui trova rifugio. I MAT lo inseguono, arrivano al caffè, distruggono le vetrate, i tavolini, le sedie, irrompono all’interno, e la caffetteria paga per tutti. Dai balconi la gente urla di liberare il ragazzo. “Siete i cani dei padroni!”. La polizia non gradisce. I Delta arrivano con le moto alla porta del condominio da dove un uomo osservava la scena e gridava. L’uomo si rifugia dentro, ma i poliziotti rompono il vetro del portone d’ingresso ed entrano. L’uomo si chiude in casa, ma ormai è tardi; i poliziotti per cinque lunghi minuti forzano a calci la porta, entrano e si vendicano delle offese: non sull’uomo, ma sulla sua ragazza, spaccandole i denti e ferendola al volto e al braccio che ha alzato per proteggersi. Poi se ne vanno, senza effettuare alcun arresto.
Poco distante c’è il centro di ritrovo “Steki Metanaston”, una sorta di casa dell’immigrato affittata a un’associazione che organizza corsi di alfabetizzazione per gli immigrati, teatro, feste. I Delta arrivano sulle moto, trovano un ragazzo che non ha il tempo di chiudersi dentro, lo malmenano e feriscono seriamente una ragazza. Quindi devastano l’edificio. Così anche lo Steki ha pagato. Ormai hanno decisamente varcato la linea. Se agiscono così è perché sanno di poterlo fare.
Anche l’indomani i poliziotti si lasciano andare a violenze inutili contro un assembramento pacifico di gente che, ancora scossa per i morti e le violenze, ha deciso di darsi appuntamento davanti al parlamento. Picchiano, in corsa, dalle motociclette, anche donne e anziani, al volto, alla testa. Per la stampa tutto ciò, però, non è mai successo.
Ora le cose, a distanza di giorni, si sono calmate. Certo, il clima non è positivo, reso ancora più cupo dalla crisi che colpisce le famiglie e che mangia il futuro prima ancora che arrivi.
Exarchia è pieno di polizia, che ti ferma se hai uno zaino e fa mille domande. Ci sono posti di blocco degli antisommossa a tutte le entrate. I poliziotti girano in squadre per le vie, coperti dal passamontagna sotto un sole che scioglie. Il volere del popolo è ormai ininfluente. Ci stanno svendendo tutti, come schiavi, alle banche e ci conducono, come pecore: chi a essere tosato, chi al macello.
In Grecia stanno tastando il polso. La Grecia è il fronte, oggi; ma quello che succede qui riguarda tutti.