Leggerezza dell’Everest
Ci sono ristoranti dove il cibo non è protagonista. Ci sono posti di moda dove si va per incontrarsi. Ci sono locali di design che conoscono solo “nuove aperture”. Ci sono patron di tendenza e porte che si spalancano volentieri solo ai pari rango. Cosa fare quando un desco inizia ad essere frequentato per abitudine? La domanda è di non facile soluzione, perché lo iato tra la bontà del fenomeno e il vizio sta spesso esclusivamente nelle persone che si siedono al tavolo. D’accordo, disquisire sul senso ontologico del cliente è troppo anche per lo scriba, però questo è il punto. Se si fa fatica a battezzare le persone e a districarsi tra il cliente habitué e il cliente mondano, basta invece un colpo d’occhio per distinguere il locale per habitué da quello per gente mondana. (Un trucco base: se sulle prime il posto rischia di sembrarvi un po’ sfigato, allora è per habitué!). Così, mentre sull’aperitivo milanese da Trussardi alla Scala potrei far convergere fiumi di veleno, la bonarietà mi pervade quando mi trovo a tu per tu con il menù d’asparagi dell’Hotel Everest. Il “trucco base” funziona che è una bellezza: il posto è per habitué! Il menù: antipasto, bis di primi, tris di secondi e dolce viene 30 euro. Lasciamo stare la proposta ammassata in bis e tris che mi fa infuriare, gli asparagi sono freschi, buoni e ben cotti. E sono tanti. Lessi con pesto di rucola, in crespella, come intingolo per la pasta, con la salsa all’uovo, con il gorgonzola, avvolti nel culatello. L’albergone è periferico, decadente. La sala da pranzo sembra uscita da un film di Pupi Avati e il cameriere per tutto il tempo e senza mai accorgersene fa battute che nessuno capisce. Eppure: gente allegra; eppure: si ride ad alta voce, eppure: nessuno è fuori posto. Eppure, che leggerezza...!
Hotel Everest, Corso Alpini, 14 - 38100 Trento, Tel. 0461 825300, www.hoteleverest.it .