Le scuole e il business
Approfittando dell’arrivo di Renzo Piano a Trento per una delle molteplici presentazioni del nuovo quartiere all’ex-Michelin, il Presidente della Provincia Dellai ha colto la palla al balzo per proporre nell’area la costruzione di un nuovo istituto scolastico, in parallelo al progetto di costruirne un altro all’ex-Italcementi. Quindi dovremmo avere un nuovo liceo artistico, un nuovo conservatorio e lo spostamento da via Barbacovi di un paio di istituti tecnici.
Bene, si spende per la formazione? Un bel niente, come spieghiamo nel servizio a pag. 14, tutta questa smania di nuove costruzioni porterà solo a drenare soldi dallo scopo per cui sono fatte le scuole, insegnare, per travasarli nel business del cemento. Degli istituti sopra elencati, infatti, uno solo ha bisogno di una sede: il liceo artistico. Per il conservatorio invece si sta già provvedendo (in piazza Fiera, ristrutturando il pregevole edificio delle ex scuole Crispi) e gli istituti tecnici stanno bene dove sono.
È da diversi anni (vedi “Le scuole e gli affari” su QT n° 2 del 2008) che Lorenzo Dellai o chi per lui suggerisce uno spostamento delle scuole da via Barbacovi. Le risposte dal mondo della scuola sono state sempre, in grande maggioranza, negative: l’attuale localizzazione è ritenuta ideale, allontanare i ragazzi dalla città per ghettizzarli in periferia non farebbe bene né a loro - soprattutto ai pendolari dalle valli, cui verrebbe a mancare l’esperienza del rapporto con la città - né alla città stessa, che dalla presenza di giovani ha solo da guadagnare. Ma Dellai, ottenuta una serie di no, non si scoraggia; lascia passare alcuni mesi e poi torna alla carica, e rimette sul piatto un pacco di milioni, naturalmente “per la scuola”.
E qualche sprovveduto che gli dà ragione ogni tanto lo trova. Leggiamo che all’ultimo dibattito suscitato dalla proposta del presidente, un dirigente scolastico (ormai la categoria, ricca solo in stipendio non certo in autorevolezza, ha dal presidentissimo la stessa autonomia degli altri dirigenti provinciali, cioè zero) ha reclamato “spazi diversi per formule d’insegnamento al passo con i tempi, banchi digitali, aule senza cattedra e libri elettronici”, come se per consultare un e-book fosse necessario costruirci intorno un edificio tutto nuovo.
Insomma, Dellai prova e riprova. Prima o poi passerà.
Tutto questo si presta a diverse considerazioni. La prima è l’arroganza con cui il presidente tratta non solo la scuola, ma anche la città di Trento, ridotta a teatro dei giochini del Monopoli: questo va qui, quest’altro va là, e della pianificazione urbana, dell’impatto sociale e sul traffico, chi se ne frega. Il Comune, a dire il vero, un po’ protesta (“Noi che ci stiamo a fare?”) ma sempre più timidamente.
Il secondo aspetto è di fondo. E non riguarda solo le costruzioni scolastiche, ma tutta l’orgia di nuovi progetti asfalto-cementiferi che il presidente e il suo entourage continuano a sfornare a getto continuo: Nuovo ospedale, nuova stazione (“internazionale”, quando non ci sono più neanche i treni per Roma!) nuova metropolitana, Metroland, interramento e spostamento dell’autostrada, spostamento della tangenziale (appena spostata)...
C’è chi dice che Dellai - da solo o assieme al fido Grisenti quando i due lavoravano in tandem - abbia stilato un patto con gli industriali delle costruzioni: ogni anno noi vi assicuriamo una torta di alcune centinaia di milioni. A costo di inventarci i classici lavori di scavare e riempire buche.
Probabilmente è una leggenda metropolitana. Ma è verosimile. E preoccupante: vorrebbe dire che il vertice della Provincia ha le idee molto confuse su cosa significhi oggi sviluppo. E su come si debbano investire i soldi degli anni grassi dell’Autonomia.