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Carezza: un altro scempio alla faccia dell’Unesco

Alberto Filippi

Non bastava l’invaso da un milione di litri d’acqua. Non bastavano le migliaia d’alberi abbattuti per la costruzione dei nuovi impianti. Mancava il maxi parcheggio, cinquecento metri che accompagnano la strada, per far fronte alla prevista marea di sciatori che dovrebbe invadere il nuovo complesso sciistico. A tempo di record, nel più assoluto silenzio, ettari di bosco che accompagnavano la strada che da Carezza sale al passo di Costalunga sono spariti per dar luogo ad uno spettacolo devastante.

Tutto con la complicità del Comune di Nova Levante, sempre pronto a mostrare più interesse per gli affari che per la conservazione del territorio. Gli alberi erano malati, si dovevano abbattere. Il parcheggio creerà benessere e nuovi posti di lavoro. Il solito ritornello che accompagna ogni scempio ambientale.

Il consumo di territorio nell’interesse esclusivo di poche persone, alle quali il denaro non basta mai, si giustifica sempre agitando la promessa o il ricatto del lavoro. Bisognerebbe domandarsi: quale lavoro? Lavoro utile, inutile e distruttivo? Quest’ultimo si conclude sempre in perdita, giacché alla fine si dovranno riparare i danni.

La giostra dello sci fa parte di quest’ultima categoria. Distrugge l’ambiente, porta inquinamento, rifiuti, spreco d’una quantità enorme d’acqua e d’energia: per otto mesi l’anno l’invaso sarà alimentato dall’acqua del Rio Piccolino e del Rio Gola; per l’enorme quantità di energia elettrica necessaria a pompare l’acqua dalla centrale di raccolta ai cannoni è intervenuta l’Enel rompendo la via Re Laurino per interrare chilometri di cavi.

Lavori che attraggono la speculazione edilizia, prevista nel Masterplan del Comune di Nova Levante, per l’ulteriore avanzata del brutto. Se tutto va bene, qualcuno si arricchirà molto, ma alla fine: il territorio, cementificato, affollato, sporco e inquinato, sarà svalutato per sempre. Ne vale la pena?

Si danno per scontate previsioni ottimistiche senza fare i conti con la crisi. La concorrenza in provincia non manca ed offre caroselli più gratificanti per i virtuosi dello sci. Per quale motivo gli appassionati dovrebbero preferire Carezza alla Val di Fassa o all’Obereggen? E soprattutto per quale ragione la domanda di sci dovrebbe aumentare con la crisi economica, la disoccupazione e la nuova povertà che avanza?

Ci vuole poco a capire che la ricaduta economica sarà in ogni modo negativa. Cosa produce di utile la giostra dello sci per quel po’ di divertimento che offre? L’affollamento degli ospedali nel fine settimana? Gambe e teste rotte? La confusione, stress, traffico? Le spese che ricadono sui cittadini della Provincia chi le paga? Non certo il re dei cannoni.

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