Potenza della seduzione
La demagogia vincente di Berlusconi, Brunetta e Tremonti.
I magistrati sono in genere temuti ma non amati. Indagano, limitano la libertà personale, sequestrano o confiscano beni, assolvono ma anche condannano. Quando danno ragione o riconoscono l’innocenza gli interessati non mostrano alcuna gratitudine, perché tale decisione era il meno che si potesse fare. Quando condannano o danno torto, le reazioni sono biliose, ispirate ai peggiori sospetti di connivenza con le controparti. Temuti, dunque, ma non amati. Agli avvocati va anche peggio, perché non sono nemmeno temuti. Non parliamo poi dei burocrati.
Non è così in Francia e non lo era sotto l’imperial-regio governo di Cecco Beppe. Ma da noi la burocrazia è vista male, come un peso, un intoppo, un fastidio, improduttiva, fitta di nullafacenti sempre in pausa caffè, afflitti da malattie fittizie, illicenziabili. Una sorta di miraggio del posto fisso senza fatica.
E’ una rappresentazione falsa, che generalizza isolati episodi, che deforma reali difetti organizzativi e squilibrate dotazioni di personale. Ma è la rappresentazione corrente, da sempre, che io ricordi.
E’ dunque un gioco facile per Berlusconi scagliarsi contro i giudici e per Renato Brunetta avventarsi contro i pubblici dipendenti. La banda Bassotti ha centrato gli inermi bersagli contro cui indirizzare le sue sparate, certa di incontrare un vasto corale consenso di popolo.
Intanto il mago dell’economia, Giulio Tremonti, ha assunto il ruolo di critico del "mercatismo", non del mercato, ed impugna la leva fiscale contro petrolieri, banche ed assicurazioni per distribuire la tessera del pane ai poveri, compiacendosi di recitare la parte di un Robin Hood dei nostri giorni. Non conta nulla che il maggiore aggravio d’imposta sui prodotti petroliferi e sui servizi bancari ed assicurativi alla fine ricadrà sui consumatori, ciò che conta è l’effetto di immagine, questa rappresentazione simulata del leggendario eroe che rubava ai ricchi per donare ai poveri.
Non si può negare che in tutto ciò si manifesti una indubbia abilità nel catturare simpatie e consensi nella massa delle elettrici e degli elettori. I quali sono colpiti, anche grazie ad un armonioso accompagnamento mediatico, dall’energia incalzante delle decisioni operative o anche solo annunciate, e nell’abbaglio di queste demagogiche sortite non vedono la sostanza che si nasconde dietro questi tonanti fuochi d’artificio.
La quale è assai preoccupante.
Silvio Berlusconi, subito dopo le elezioni, a cavallo di una maggioranza parlamentare larga e docile, ha assunto i modi dello statista conciliante e politicamente corretto. Ma è durato poco. Si è ricordato subito dei suoi privati interessi. La Corte Europea con una sua decisione stava minacciando una delle reti Mediaset. A Milano si stava avvicinando l’udienza di un processo in cui è accusato di avere corrotto un testimone inglese in un altro suo processo. E’ bastato questo per farlo cadere in una vera e propria crisi di nervi. Lo abbiamo visto e sentito in televisione preannunciare, con un piacere libidico, la galera per chi avesse fatto uso delle intercettazioni telefoniche. "Cinque anni di prigione ai giudici che abuseranno delle intercettazioni. Cinque anni di prigione a chi le eseguirà. Cinque anni di prigione ai giornalisti che le diffonderanno".
Poi le cose sono state un po’ mitigate, ma resta questo provvedimento incredibile che ostacola la lotta alla criminalità e trasforma in criminali i giudici. Questi poi li ha qualificati come tali apertis verbis perché osano indagare su di lui, benché sia stato ripulito da ogni colpa dal vasto voto popolare conseguito.
Se non bastasse, ecco che ritorna l’impunità per le alte cariche dello Stato, dalle quali invece bisognerebbe esigere l’incensuratezza (anche da reati prescritti), e compare per la prima volta la pretesa di riservare al Parlamento la formazione del calendario giudiziario, con la malcelata intenzione di non mettere a ruolo di udienza il processo che lo riguarda.
Eppure un tale personaggio ha preso una valanga di voti. E’ il caso di credere nella magica potenza della seduzione dell’orrido.