Il disgusto
Considerazioni in prossimità delle prossime (penose) elezioni politiche.
"O mia patria, si bella e perduta…": com’è attuale questo accorato lamento verdiano! Non tanto nella concezione tradizionale di patria quale unità di sangue, di suolo e di lingua, ormai superata dall’affermarsi di aggregazioni transnazionali che sfumano le identità che un tempo caratterizzavano la patria. Bensì come comunità civile, retta da un sistema di regole etiche e giuridiche che garantiscono il rispetto e lo sviluppo dei valori di libertà, di eguaglianza e di prosperità economica. E’ questo modello di convivenza che ci fa sentire partecipi di un destino comune degno di essere accettato e persino amato. Che ci dà anche l’orgoglio di essere gli eredi di un progresso umano che in altre parti del mondo non è ancora conosciuto.
Di questo modello di comunità, di questa Patria, oggi si è fatto scempio. La "casta" degli eletti dal popolo che ha trasformato legittime indennità in esosi privilegi. I rifiuti della Campania che non sono una calamità naturale, ma il risultato di una trasgressione collettiva. Le morti sul lavoro che non sono eventi fatali, ma in gran parte l’effetto di una cinica gestione di impresa che sacrifica al profitto l’incolumità del lavoratore. Il confronto fra le forze politiche scaduto al livello di una volgare rissa, la proliferazione di partiti che ha degradato il partito da prezioso strumento di democrazia ad infecondo arnese di private e lucrose ambizioni.
Come sorprendersi, date queste premesse, che a meno di due anni dalle ultime elezioni ci ritroviamo nuovamente convocati alle urne nel prossimo mese di aprile? Come sorprendersi che serpeggi fra i cittadini un prevalente disgusto per la politica, la tentazione di attuare addirittura uno sciopero del voto?
Ma ciò che sorprende davvero è che la televisione, gli editorialisti dei grandi organi di stampa, insomma gli strumenti della pubblica opinione non diano un adeguato rilievo a un fenomeno che domina, e forse ne è la causa principale: lo scenario penoso della nostra politica. Eppure esso è materializzato in alcuni fatti precisi e coincidenti, dotati nella loro interconnessione di un significato incontestabile e raccapricciante.
Il Tribunale di Milano recentemente ha assolto Silvio Berlusconi da una accusa di falso in bilancio perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato. Ma quando fu commesso la legge lo considerava un delitto. Ora non lo è più perché, durante gli anni di governo Berlusconi, i suoi avvocati, deputati di Forza Italia, con la complicità di tutta la maggioranza di destra, hanno approvato la legge assolutoria che oggi il Tribunale ha dovuto applicare. Si noti che, in tutti gli Stati civili, il falso in bilancio è severamente punito.
La Corte Europea di Giustizia ha in questi giorni dichiarato con una sentenza che la legge Gasparri, che detta norme in materia di reti televisive, è in contrasto coi principi della libera concorrenza nel settore e favorisce il monopolio di Mediaset. Anche questa legge fu approvata dalla maggioranza di destra negli anni in cui a palazzo Chigi c’era Berlusconi.
Il presidente del Senato Marini, incaricato dal presidente della Repubblica, ha fallito, per l’ostinata opposizione di Berlusconi, nel tentativo di formare un governo a termine col solo compito di riformare la legge elettore vigente, il cosiddetto "Porcellum", così definito da Calderoli, uno dei suoi promotori. Anche questa legge fu votata con incalzante arroganza sul finire della precedente legislatura dalla maggioranza di destra, e malgrado le sue abnormi disposizioni, il corpo elettorale è ora chiamato ad utilizzarla nuovamente. Si tratta di una legge sconcia, che priva gli elettori del diritto di scegliere fra i candidati, che quindi trasferisce dal popolo sovrano alle oligarchie dei partiti il potere di selezionare deputati e senatori. Prevede inoltre meccanismi tali da ostacolare, se non addirittura da impedire, la stessa funzionalità degli organi costituzionali. Questo micidiale vizio è stato confermato sperimentalmente dalla legislatura che sta per concludersi. La Corte Costituzionale, nell’ammettere la richiesta di referendum abrogativo di alcune norme di tale legge, ha rilevato che essa contiene anche alcuni vizi di incostituzionalità. Ciò comporta anche il rischio che, su ricorso di un elettore, la Corte sia chiamata a pronunciarsi in proposito, con la conseguenza che possa essere sospeso il procedimento elettorale,o, peggio ancora, a Parlamento eletto ne sia dichiarata l’illegittimità.
Tre leggi infami, venute alla ribalta in queste settimane, tutte con la firma di Berlusconi, rivelatrici in modo clamoroso del traviamento portato da questo personaggio nella nostra vita pubblica. Per non parlare d’altro, questo dovrebbe bastare in un Paese seriamente preoccupato dal suo destino, per mettere al bando l’autore di simili attentati all’ordinamentocivile.
E invece non se ne parla, o ne parlano minoranze inascoltate, o, nella migliore delle ipotesi, i singoli fatti vengono considerati isolatamente e giudicati peccati veniali.
Non resta che sperare nel Partito Democratico, nella sinistra, in coloro che hanno a cuore le sorti della nostra Patria: speriamo che abbiano la volontà e la capacità di affrontare questa pericolosa campagna elettorale con l’unità e il vigore che la situazione allarmante esige.