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Che succede nelle scuole italiane?

E inoltre: modifica del piano anti-smog provinciale, spese per auto e benzina e caso Tucker.

Dopo la vicenda della docente “a luci rosse” di Nova Milanese, dopo i maltrattamenti riservati ai piccoli alunni di un asilo comunale, dopo i casi di Mantova e Como, ecco ora quello della giovane insegnante di sostegno, tra l’altro precaria, che brandendo le forbici ad un alunno di 7 anni, di origine tunisina, dicendogli “Se parli ancora ti taglio la lingua”, gli ha causato un taglio.

Bisogna dire che molte sono le motivazioni che stanno facendo esplodere il pianeta scuola. Da un lato le famiglie tendono a dare sempre meno importanza e significato al ruolo della scuola nella società (i bambini sin dalla più tenera età vengono portati a dare maggiore rilevanza agli infiniti corsi che svolgono fuori dagli edifici scolastici e a relegare quanto si impara a scuola ad un ruolo secondario). Dall’altro lato i meccanismi di reclutamento dei docenti, le valutazioni e le selezioni che precedono l’approdo in cattedra appaiono piuttosto evanescenti. I concorsi sono stati quasi del tutto cancellati, si è lasciata via libera all’inserimento nelle graduatorie dei precari, e da lì ai ruoli della scuola, di docenti abilitati attraverso corsi di formazione organizzati dalle università. Una situazione che diventa più preoccupante là dove la percentuale di precari in cattedra è altissima e fra questi non mancano i cosiddetti supplenti di terza fascia, privi anche dell’abilitazione.

Senza dimenticare che gli incarichi di sostegno, mancando il personale specializzato, vengono assegnati a docenti privi del titolo, ma che con 5 anni di servizio e l’acquisizione della specializzazione possono approdare direttamente al ruolo.

Secondo un dirigente scolastico da noi consultato, “i precari maturano i titoli per arrivare al ruolo attraverso l’esperienza diretta dell’insegnamento, ma questo non assicura i meccanismi di selezione garantiti dai concorsi. E in ogni caso, anche nei concorsi non è prevista la valutazione psicoatttitudinale all’insegnamento”.

Secondo un altro esperto da noi sentito occorrono, come elementi fondamentali, sia la valutazione psicoattitudinale all’insegnamento, sia un controllo più diretto sull’attività di insegnamento. Un’associazione dei consumatori chiede addirittura di “rafforzare il potere di controllo degli insegnanti, cominciando con l’aumentare le possibilità dei genitori di verificare quanto accade in classe, entrando in aula durante le lezioni, oppure assistendo da casa alle lezioni tramite webcam”.

Come si vede, il dibattito e le osservazioni in proposito sono le più disparate; si potrebbe aprire un convegno e tirare alla fine un resoconto che potrebbe fornire utili elementi per migliorare sia il livello sia il ruolo della scuola nel nostro Paese.

Firme per modificare il piano anti-smog provinciale. La Federconsumatori del Trentino, il 27 febbraio, ha consegnato al presidente della Provincia, Lorenzo Dellai, 1.300 firme per modificare il piano antismog provinciale. Nel momento della consegna delle firme si è voluto evidenziare che l’azione svolta più che una protesta vuole essere una proposta e un contributo con utili indicazioni per modificare il piano anti-smog, dirigendolo anche verso azioni più drastiche, ma in un progetto globale che non vada a svantaggiare solo una categoria di cittadini, i più deboli, ovvero i possessori di vetture Euro 0 e diesel Euro 1.

I 18 punti della proposta (già illustrati in un articolo precedente di QT, Automobilisti bastonati) hanno visto la disponibilità di Dellai. I rappresentanti di Federconsumatori non hanno chiesto l’abolizione della misure antismog, ma una regolamentazione più dettagliata e generalizzata, con la revoca del provvedimento per chi usa i veicoli Euro 0 e diesel Euro 1 per lavoro, o per chi li usa come unico mezzo di trasporto. Poi occorre verificare se questa tipologia di veicoli inquini effettivamente più dei veicoli Euro 3. Infine si è chiesto che durante i giorni di stop al traffico vengano aumentate le corse del trasporto pubblico per favorire il pendolarismo, incentivando il trasporto pubblico con offerte di tessere particolarmente vantaggiose per gli utenti, evitando così di colpire i cittadini più deboli.

A nostro avviso gli sforamenti di PM10 dipendono da tanti fattori e sono dovuti più ad aspetti climatici che a problemi d’inquinamento. Inoltre, l’inquinamento è prodotto in parte minima dalle automobili ed in gran parte dalle caldaie e dagli impianti di riscaldamento. In questo senso servono comportamenti virtuosi e le pubbliche amministrazioni dovrebbero iniziare a dare il buon esempio, perdendo la cattiva abitudine di tenere temperature elevate in ufficio.

Auto: quanto mi costi! Per mantenere un’automobile, che spesso non può neppure essere utilizzata per 365 giorni l’anno a causa delle politiche restrittive adottate dai comuni per combattere l’inquinamento, occorre sborsare 4.300 euro l’anno a famiglia, per una spesa complessiva di 86,450 miliardi di euro l’anno.

I mezzi di trasporto privati sono diventati lo strumento preferito di facile prelievo dal fisco e dai comuni, che fanno a gara (senza escludere la tecnica degli agguati con strumenti spesso discutibili, poiché in violazione del codice della Strada che impone prevenzione) per fare esclusivamente cassa e salvare i bilanci dei comuni, che introitano con i più disparati espedienti, solo dalle multe (indagine de Il Sole 24 Ore) ben 1,25 miliardi di euro l’anno, il 7% di tutte le imposte locali, con un gravame pro-capite di 43 euro per ogni cittadino con patente.

La parte del leone in questo accanimento fiscale su auto e moto, è rappresentato da Iva ed imposta di fabbricazione sui carburanti (36,9 miliardi l’anno ); al secondo posto l’Iva sull’acquisto di veicoli ed accessori (8,8); il terzo posto con 6,4 miliardi spetta alle tasse automobilistiche; al quarto posto l’Iva e la manutenzione delle gomme con 5,3 miliardi; vengono poi le tasse varie su RC Auto con 4,8 miliardi

Le tasse ed imposte annue ammontano complessivamente a 65,850 miliardi di euro l’anno, i premi RC Auto a 19,65 miliardi, le multe a 1,45 miliardi.

Benzina alle stelle per pagare la guerra in Abissinia! F. A. di Trento ci fa notare che, malgrado sia cambiata la direzione del governo, il costo della benzina seguita ad aumentare.

E’ da tempo che le associazioni dei consumatori stanno facendo pressioni sul Governo, affinché dia il buon esempio, sterilizzando l’Iva. Ancora oggi, infatti, paghiamo con la benzina tasse straordinarie, che risalgono al 1935! Nel frattempo i distributori aggiustano al rialzo i prezzi fino a 1,243 euro al litro per la verde e 1,119 per la diesel.

A proposito del costo della benzina, ricordiamo che un’altissima percentuale degli introiti legati al prodotto (fino al 70%) viene trasferita come tassa allo Stato. Oltre alla tassazione percentuale, sul carburante pesano anche tasse “una tantum”, una sorta di contributo fisso per ogni litro, richiesto dallo Stato per affrontare alcuni momenti critici della storia del Paese.

Guerra di Abissinia (1935): 0,10; crisi di Suez (1956): 0,72; disastro del Vajont (1963): 0,52; alluvione di Firenze (1966): 0,52; terremoto del Belice (1968): 0,52; terremoto del Friuli (1976): 5,11; terremoto in Irpinia (1980): 3,87; missione in Libano (1983): 0,59; missione in Bosnia (1996): 1,14; rinnovo contratto autoferrotranvieri (2004): 2,01.

Caso Tucker. Tutte le persone, diverse anche in Trentino, che si sono rivolte a Federconsumatori per ottenere un risarcimento per i danni subiti dai vertici della ditta Tucker, sono state riconosciute come Parti Civili nel processo omonimo in corso presso il Tribunale di Rimini.

Nota è la vicenda della ditta romagnola che aveva creato un canale di vendita “piramidale” fondato su un prodotto (il cosiddetto Tubo-Tucker) che prometteva la riduzione dei consumi energetici, millantando facili guadagni a coloro che si affiliavano alla catena di vendita, nonché ingenti risparmi a coloro che avrebbero acquistato e montato il dispositivo.

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