Un buon business, parola di sindaca
Come mescolare gli affari, disorientare l’opposizione e vivere felici.
E’ un metodo di concludere affari che la sindaca Zach ha ereditato (perfezionandolo) dal suo predecessore, ed oggi Capitano, Herwig van Staa. I problemi non si risolvono uno alla volta. Meglio prendere diversi problemi, buttar dentro amici da favorire e nemici da tacitare e mescolare bene finché nessuno capisce più un acca, e poi servire caldo, creando un gran polverone. Ultimo esempio, un affare di spazi per uffici da comprare ed un’area urbana da sviluppare. Due affari, ma con protagonisti uguali ed ugualmente occulti.
In dicembre, il Consiglio doveva votare sulla vendita, da parte dell’Immobiliare Comunale srl, di una vecchia casa vicina alla stazione ferroviaria, in via Brunico n. 1. In linea di principio, la giunta aveva già deciso in novembre. Il prezzo pareva giusto e non c’era che un unico acquirente interessato. Qualcuno in giunta aveva perfino chiesto esplicitamente se c’erano stati altri aspiranti. Risposta secca: no, non risulta.
Il mattino del 14 dicembre, mentre sta per iniziare la seduta del Consiglio, spunta fuori una lettera alla sindaca, andata in copia anche all’opposizione verde: un altro interessato c’era stato ed aveva offerto un prezzo migliore. Quest’offerta, però, non ha mai raggiunto né la giunta ne il consiglio di amministrazione dell’Immobiliare Comunale. Era finita in mano ad un ex-vicesindaco, non più rieletto in maggio, che per alcuni mesi ha agito da incaricato speciale della sindaca per gli “affari complessi”, poiché spiegare le cose complicate ai successori, ovviamente, non era possibile. Poi, il nostro divenne amministratore delegato della società che gestisce gli impianti sportivi ex-olimpici, e lasciò l’incarico, guarda caso, nei giorni in cui arrivò la seconda offerta. Insomma, una svista...
A questo punto, un certo nervosismo sorgeva fra i partiti della maggioranza. L’opposizione fece sapere alla sindaca che questa lettera l’avrebbe mostrata al Consiglio, con conseguenze spiacevoli per gli addetti ai lavori.
Al che la sindaca, com’era suo diritto, faceva sparire due delibere dall’agenda. La vendita della casa, e l’acquisto di spazi per uffici in un’altra area, l’ex-birreria Bürgerbräu, dove si voleva sistemare un intero dipartimento, quello degli Affari sociali. Anche questa faccenda era già stata discussa in giunta, ma nessuno si era accorto che aveva qualcosa in comune con la casa da vendere.
Elementare, Watson. C’era di mezzo un mediatore che per conto del costruttore del Bürgerbräu ha venduto gli uffici, ad un prezzo favorevole, pare, per la città. Lo stesso mediatore, per conto proprio, voleva comprare la casa in via Brunico 1. Per fare cosa? Boh? La casa è giacente da anni, bisogna ristrutturarla, tenendo conto però della necessità di ampliare la strada per fare spazio alla nuova tramvia: l’autorità cittadina del trasporto pubblico già in estate ne aveva informato la giunta. Adiacenti sono i terreni della vecchia posta, di proprietà della ferrovia statale che li vuole vendere, ma non ha ancora deciso a chi. In lizza, guarda caso, il misteriosamente sparito secondo interessato alla casa comunale.
Il mediatore forse voleva comprare solo per rivendere, ad un prezzo più elevato, a quella società di sviluppo urbano, visto che tutti i terreni in via Brunico bisogna svilupparli insieme per creare plusvalore? Come, del resto, i verdi avevano proposto, con una mozione, ovviamente bocciata, in autunno: invece di vendere la n. 1, meglio comprare anche i terreni della vecchia posta, per poi svilupparli insieme, magari in una public-private-partnership con costruttori privati…
Insomma, con l’agenda decapitata, niente discussione in Consiglio, tutto ritorna alla giunta. La quale, con grande sorpresa, trova gli atti identici, senza una virgola cambiata, in gennaio, per la prima seduta del Consiglio nel 2007.
Per la sindaca, tutto bene: vendiamo al mediatore, il quale vende a noi, risparmiamo sui nuovi uffici, e tutti contenti. Chi se ne frega dello sviluppo urbano in via Brunico!
Spunta fuori, poi, una postilla al contratto: l’acquirente di via Brunico n. 1 garantisce la sua disponibilità alle soluzioni necessarie per la tramvia, e il Comune avrà una parte dell’ eventuale guadagno in caso di rivendita. Solo che il mediatore, di questa clausola “già concordata” dichiara di non sapere niente.
In Consiglio, buio totale e dibattito infiammato. I casi sono due. O concludiamo un buon affare, poiché il “pacchetto” di acquisto e vendita è economicamente vantaggioso, cioè il risparmio sugli uffici è maggiore del sovraprezzo che l’altro interessato avrebbe offerto per via Brunico n. 1, e per questo rinunciamo al “plusvalore” urbanistico del terreno intero da ri-urbanizzare. Ipotesi discutibile, ma almeno difendibile, se fosse stata presentata in modo trasparente.
O era meglio lasciar perdere, comprare gli uffici al prezzo di mercato, e attendere le decisioni della ferrovia sulla vendita della ex-posta, per poi decidere cosa fare con la nostra casa in via Brunico.
La maggioranza ha votato con la sindaca, anche se sia popolari che socialdemocratici non hanno celato che lo avrebbero fatto di malavoglia.
In un’impresa, si parlerebbe di “management by chaos”.
Ma un Comune, si sa, non è un‘impresa.