Il teatro del mondo
Teatro: un mese di cronaca e spettacoli
È stato un febbraio denso di spettacoli, ma non sempre ci siamo divertiti; caso mai, distratti. Mentre Eluana Englaro attendeva ignara che la sua infinita tragedia avesse fine, intorno a lei si intrecciavano filoni teatrali di ogni specie, qualità e livello. Il 31 gennaio, all’Auditorium S. Chiara di Trento, nell’indifferenza dei familiari, Konstantin riusciva finalmente a suicidarsi, stanco di soffrire per amore e per l’incomprensione del mondo verso la sua arte, come Cechov comanda (nel Gabbiano). A teatro le cose si risolvono più facilmente.
Nei giorni successivi, donne violentate a bizzeffe, di ogni età e nazionalità, persino a Trento: «Qualche delitto senza pretese lo abbiamo anche noi in paese», cantava più o meno De André. I mass-merda spandono urbi et orbi le notizie, impippandosene degli studi statistici secondo i quali l’accanimento mediatico stimola gli psicolabili, al limite dell’autocontrollo, a emulare i criminali.
Il 5 febbraio un delizioso Anfitrione va in scena al Cuminetti: una serata di sano divertimento, anche se la farsa politica esterna ci rintrona talora nella mente. La satira di Molière è incentrata sull’allegra arroganza del potere, ed è questo a rendere sempre attuale la sua opera. Un lungo meritato applauso, dal pubblico, per la Compagnia Gank di Stradella.
Il 6 febbraio, quando gli ispettori ministeriali arrivano a Udine, mi fa piacere essere amico di Edoardo Geat, primario di rianimazione qui a Trento, il quale, responsabilmente, pone per primo la firma su un documento di protesta contro l’involuzione legislativa imminente, su questo tema. Prima che il pubblico entri nell’Auditorium, a vedere Paolo Migone e Alberto Patrucco, Berlusconi chiede l’immediata convocazione del Senato, per presentare un ddl uguale a dl respinto dal Presidente della Repubblica.
Migone, all’insegna del benessere che il "WellNetwork" vuol promuovere, spara bordate contro "il sistema", con particolare ferocia contro Bruno Vespa e Marco Travaglio, che non gli stanno simpatici. Il gioco gli riesce meno con chi non è suo fan: allora battute come "Vespa è una merda" non fanno presa.
Patrucco, che a ingiuriare non è secondo al primo, rivendica il diritto alla satira cattiva, fonda il suo discorso comico su una maggior sottigliezza e su una capacità di approfondimento sociologico che Migone non ha mostrato. D’altra parte, per alternare propri monologhi alla meravigliosa ironia di Brassens, chansonnier francese, la qualità dell’umorismo deve essere alta e contenere in sé germi di riflessione filosofica.
L’8 febbraio, durante il suo neverending show, il Solito ci rivela che la Costituzione Italiana è "filosovietica". Risate. La sera, poco prima che inizi la Turandot al Sociale di Trento, l’arcivescovo di Udine chiede che sia "sospesa l’esecuzione" di Eluana. Brividi.
Ora, potrei sposare una donna che ha torturato mio padre e spinto al suicidio la schiava che mi amava segretamente? Nella Turandot, sì: un guazzabuglio di suggestioni esotistiche in una favola scombinata che, chissà come, affascinò Puccini al punto da convincerlo a scriverci su un capolavoro. In una regia moderna, tuttavia, bisognerebbe forse provare ad attenuare questi aspetti deleteri del testo, per lasciar emergere la bellezza della musica. Invece il regista Brockhaus amplifica i contenuti esotistici dello spettacolo e, non senza qualche buona intuizione (come la cornice in cui include la partitura pucciniana, incompiuta, escludendone la musica di Alfano - non il ventriloquo Angelino, ma il musicista Franco), si lascia prendere la mano dalla quantità a scapito della qualità. Il Sociale, dunque, tutto esaurito, anche sul palco...
Il 9 febbraio Eluana lascia il Mondo, ma lo Show continua, incessante. Dove sta la verità? Con I giganti della montagna (regia di F. Tiezzi), Pirandello ci svela la violenza del potere che, in modo subdolo, manipola le coscienze degli esseri umani, come oggi potrebbe accadere nel nostro rapporto con i mezzi di informazione, disprezzando per barbara ignoranza l’arte e i suoi sacerdoti.
Il 16 febbraio il PD perde il governo della Sardegna. Veltroni si dimette, la Zanicchi invoca il "sesso senza amore", Grillini vs. Povia, la PFM insegna De André alle masse: tutto fa share!
Impazzante Sanremo, a Trento continua la lunga marcia di Moni Ovadia, con La bella utopia: 4 spettacoli dal 19 al 22 febbraio, due intense conferenze. Ovadia è un poeta della ragione, di appassionata lucidità, e il suo spettacolo strappa elogi: la storia dell’URSS (70 anni in 3 ore!) e dei sogni traditi di milioni di persone, narrata attraverso elegie, preghiere, canti, invettive, denunce, suppliche, barzellette.
Una lezione di Storia e di Teatro, che termina quando, tornati a casa, il porco-mondo ci ammannisce la manfrina del già vincitore di "Amici" ora vincitore a Sanremo. E non mi dite che la coincidenza non v’insospettisce...
Il 24 febbraio, Sabina Guzzanti fa il tutto esaurito all’Auditorium in Vilipendio. Se i toni dell’artista sono forti e le accuse gravi, i contenuti del suo spettacolo sono allarmanti: basti leggere sullo schermo la sequenza finale di aggressioni attribuibili a gruppuscoli di destra, dal gennaio 2008 a oggi: lo scenario ricorda quello descritto dalla rubrica "Conflitti", in cui nei primi anni ’20 il Corriere della Sera riportava le notizie sulle violenze, reciproche, tra rossi e neri. Ma oggi, in Italia, l’allarme è dato dal fatto che le aggressioni hanno un colore solo.
E così se la satira, anche aggressiva e talora discutibile, può lasciare indifferenti, una vera coscienza democratica non può non essere turbata dalla spirale autoritaria presa dall’attuale governo; il giorno dopo, leggiamo le notizie sui giornali: gli accordi per le centrali nucleari; l’accelerazione sugli appalti per il ponte sullo Stretto; il menu pasquale a base di pesce, al venerdì, nelle mense romane; l’appello di Veronesi contro la legge governativa sul testamento biologico...
Cercasi opposizione, disperatamente.