Valle di Non: identità in crisi?
Le decisioni che contano si prendono altrove; ma la valle non è “addormentata” come qualcuno ipotizza.
Al "forum" su Cles organizzato dal quotidiano "Trentino" la scorsa settimana, i cittadini clesiani doc si contavano sulle dita delle mani. Questo non è bastato a far sorgere qualche dubbio alla signora Dominici, interrogata sull’esistenza di una identità clesiana o almeno nonesa.
La questione non è accademica, soprattutto in questi tempi di crisi, di mancanza di punti di riferimento. L’identità nonesa ha i suoi valori che si chiamano autonomia, e cioè terra, casa, radici, orgoglio, e poi cooperazione, e cioè volontariato, associazioni, e infine laboriosità, e cioè agricoltura, artigianato, studio. Non ha senso fare distinzioni fra nonesi e clesiani; per Cles è essenziale sottolineare il suo ruolo di capoluogo all’interno della valle. Ebbene, sia l’identità di valle che il ruolo di Cles sono sempre più minacciati e devono affrontare prove decisive.
Al forum molti hanno accusato i nonesi di essersi addormentati, ma non si capisce da dove nasca questa diagnosi. Il fatto è che di fronte alle nuove sfide quel che c’è da fare non lo decidono più i nonesi, ma i nuovi manager, spesso venuti da fuori; quasi tutto si decide a Trento e le soluzioni indicate sono spesso inquietanti. Siamo convinti che l’idea vincente della mentalità nonesa sia la capacità di valorizzare le proprie qualità umane e le risorse del territorio; l’impegno fondamentale è di tornare a contare, ridiventare protagonisti delle scelte, facendo in modo che l’orgoglio non si fermi ai proclami.
Anche il ruolo di Cles capoluogo è da recuperare; il ruolo di centro, di guida della valle si afferma con iniziative coinvolgenti, la qualità dei servizi offerti a tutti e anche col carisma politico-amministrativo.
Ma vediamo con ordine, cominciando col mondo della cooperazione, di importanza strategica per la qualità della vita a Cles e nella val di Non.
La Cassa Rurale. La Cassa Rurale nata a Tuenno ha stabilito ora il suo centro a Cles, ma nel contempo ha portato avanti una politica di accorpamento di altre Casse di mezza valle, creando un gigante del credito che i nuovi manager della globalizzazione spingono verso dimensioni sempre più grandi. Intanto, ad ogni assemblea, i pezzi grossi appaiono sempre più ambiziosi e la massa dei soci sempre più intimidita nella partecipazione.
La cooperazione agricola ha subito un analogo piano di fusioni, sempre stabilite da una nuova generazione di dirigenti che ha trovato una accettazione sofferta da parte dei soci, in nome di miglioramenti organizzativi ancora da verificare. Intanto è stato dato un duro colpo ad un patrimonio di partecipazione, e tanti produttori non si sentono più protagonisti come una volta.
Le cooperative. Di importanza decisiva è anche la presenza della cooperazione nel commercio. Le Famiglie Cooperative del Sait hanno subìto anch’esse la scelta dell’accentramento: quella di Cles ha la testa a Fondo, dunque anche in questo campo le decisioni importanti si prendono altrove e la logica abbracciata è quella della grande distribuzione con ampliamento della merceologia e iniziative commerciali aggressive. Per fortuna nell’ultimo anno, per imposizione legislativa, le cooperative sono state costrette ad allargare il numero dei soci. La risposta della gente è stata positiva, segno di una preziosa fiducia nella cooperazione che non può essere disattesa. Pesa però la scelta di agire da grande distribuzione, che nella valle ed anche a Cles ha causato più danni che benefici. Le indicazioni dell’altro giorno nell’assemblea della Federazione delle Cooperative a Trento sembrano puntare molto su ambizioni sempre più alte, ma inevitabilmente sempre più lontane dalla effettiva partecipazione dei soci.
Questa evoluzione che si registra nel mondo della cooperazione è una minaccia gravissima alla caratteristica fondamentale della identità nonesa, che umilia il ruolo di Cles capoluogo. Mette inoltre in crisi un altro pilastro dell’identità nonesa: l’orgoglio dell’autonomia, la capacità di capire e di decidere quel che è meglio fare in casa propria.
Tutto si allontana: una volta è il mercato, un’altra volta è l’Europa e l’euro, poi la globalizzazione… Adesso viene la Cina e la recessione è dietro l’angolo. E poi questa generazione di manager che hanno scalzato in poco tempo dei dirigenti che almeno erano più radicati.
La zootecnia diffusa è andata praticamente distrutta, con pascoli e malghe abbandonati e camion di fieno importato. I contadini produttori, ad ogni anno che passa, sentono di contare sempre meno e il loro timore più grande è che un giorno arrivi un manager più informato degli altri a dirgli che le mele non valgono più niente, anche se loro continuano a farle come prima e ancor meglio.
L aboriosità e volontariato. Al forum qualcuno ha parlato di paese addormentato, ma non è questa l’impressione di chi vive qui; la laboriosità dei nonesi, anche se messa a dura prova, è fuori discussione. Basta vedere l’artigianato diffuso e i contadini al lavoro in tutti i periodi dell’anno; e fanno male coloro che rimproverano le dimensioni mediamente piccole della aziende agricole.
Un altro mondo che segna l’identità nonesa si mantiene efficiente, diffuso e vitale: quello del volontariato, delle associazioni. Sono presenti in modo capillare anche nei paesi più piccoli e sono preziose in quanto riescono a coinvolgere i giovani in tutta la valle. L’unico turbamento deriva dal tentato progetto di una APT di valle con esproprio delle esistenti Pro Loco, idea che ha sollevato giustificate perplessità.
Il presente dell’identità nonesa. Il quadro complessivo delinea una identità nonesa quasi del tutto persa nel mondo importantissimo della cooperazione, sia nel credito che nel commercio, e minacciato nell’istinto laborioso e nella generosità del volontariato. Per il bene di tutti è bene riprendersi la capacità di ragionare in proprio, senza deleghe a nuovi manager che troveranno sempre un motivo per farci sentire più lontani, inadeguati, impotenti, quasi stranieri in patria.
Certi parlano di benessere insidiato, ma non si capisce bene da chi, da che cosa. E’ meglio liberarsi dei falsi profeti di sventura, individuare bene i problemi comuni e sfruttare le nostre risorse di territorio, di comunità organizzate e di ricchezza umana per risolverli.
Fin da subito è aperto il calendario che attende, in concreto, decisioni importanti.
Nel mondo contadino si parla delle normative europee che vogliono favorire le piccole mele dell’Est europeo, e le catene della grande distribuzione sono pronte a mettere sugli scaffali le "pomele" dell’Est: basta che costino poco e il consumatore mangia di tutto. Ebbene, è un banco di prova, ma non sarà mai che i pomi nonesi siano sconfitti da quelli che qui chiamiamo "i cigòtoi" dell’Europa orientale.
Un’ultima questione. Proprio in questi giorni tocca all’appalto comprensoriale dei rifiuti, che rischia di risolversi con il semplice rinnovo del vecchio. Le premesse non sono per niente incoraggianti, a sentire le dichiarazioni di parecchi sindaci, tra cui Fondo, Taio e Coredo. La partita è importante, ma solo a Tassullo si levano voci di cambiamento. A questo punto è Cles che deve scendere in campo, ed è l’occasione giusta che si presenta alla nuova amministrazione per recuperare il ruolo di guida della valle.