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Il Tirolo come la Padania?

"Tirolo anzichè Bruxelles", la campagna elettorale del Presidente Fritz Dinkhauser, un Bossi democristiano.

Gerhrad Fritz

Il Tirolo come la Padania? Possibile, anzi possibilissimo.
Solo che invece del Senatur noi abbiamo il nostro Presidente Fritz (non il sottoscritto, ci mancherebbe!).

Il presidente della Camera del Lavoro del Tirolo, Fritz Dinkhauser.

Si tratta del presidente della Camera del Lavoro, la quale è un’istituzione di diritto pubblico (come la Camera di Commercio o degli Agricoltori), secondo la logica corporativa del modello austriaco di concertazione sociale. Della Camera del Lavoro fanno parte (pagando un contributo insieme alle tasse, volenti o nolenti ) tutti i lavoratori e lavoratrici dipendenti, esclusi solo i funzionari del settore pubblico. I lavoratori eleggono una volta ogni cinque anni l’Assemblea dei Consiglieri dei Lavoratori, che si riunisce due volte all’anno, e in molti casi si riduce a fornire la legittimità al Presidente, che poi fa quello che gli pare. Per cui la partecipazione a queste elezioni è tradizionalmente bassa, intorno al 30 per cento degli aventi diritto.

Questa primavera, dunque, si vota per le Camere del Lavoro delle nove provincie austriache (7 delle quali decisamente "rosse", mentre nel Tirolo e nel Vorarlberg abbiamo una maggioranza democristiana), e il nostro Presidente Fritz Dinkhauser sta difendendo una maggioranza assoluta dei sindacalisti "cristiani", cioè del partito popolare, e, dunque, non va per il sottile.

La Camera, ovviamente, fa un sacco di cose necessarie ed utili (difende singoli lavoratori o anche consigli di azienda davanti ai tribunali del lavoro, si occupa della difesa dei diritti dei consumatori, fa il lobbying nella preparazione di leggi rilevanti per i lavoratori, e via dicendo). Ma spende anche milioni per curare l’immagine del Presidente. Dunque, spende anche un sacco di soldi per propagandare il semplice fatto che fra breve dovremo andare a votare.

Con cubitali manifesti, e pubblicità sui giornali - bianco su rosso - che gridano, ad esempio: "Cuore anziché fermezza. Sì ad una forte Camera del Lavoro. Dai, votate!" Dimenticando, però, che la governativa fermezza antipopolare contro la quale bisogna battersi con tutto il cuore è regolarmente appoggiata dalla direzione nazionale del partito popolare della quale fa parte anche il nostro Presidente.

Oppure: "Lotta anziché rassegnazione".

Insomma, il nostro si presenta come un Robin Hood difensore dei dannati della terra, degli orfani e delle vedove; e passi, dato che siamo in piena campagna elettorale.

Ma ha voluto andare oltre: "Tirolo anziché Bruxelles".

Uffa. E cosa vuol dire? Ce ne andiamo dall’Unione
Europea? Facciamo la Libera Repubblica Montanara del Tirolo? Chiudiamo le frontiere? Tirol über alles?

Tutto quel "cuore" e "lotta" insieme al solito celodurismo, gli industriali potevano sopportarli, sapendo bene che l’amico Fritz, alla fin dei conti, è un bravo democristiano. Ma a tutto c’è un limite, e cosi il Presidente della Camera di Commercio ha vivamente protestato: una istituzione della Repubblica che affigge manifesti contro l’Unione Europea o è ridicola, o, se fa sul serio, è evidentemente guidata da un pericoloso eversivo.

I giornali locali si sono interessati dell’argomento, con commenti micidiali, e perfino la filo-governativa, per vocazione, Tiroler Tageszeitung ha dato del cretino al Presidente.

E a ragione. Ovviamente, si può e si deve criticare certa politica europea - ad esempio, e soprattutto, nel Tirolo, la politica del trasporto, con il via libera al traffico dei TIR, di fronte ad un inquinamento atmosferico ed acustico insopportabile. Ma questa battaglia (fra difesa dell’ambiente e della qualità della vita e libera circolazione di merci) va condotta da cittadini europei, basandosi magari sulla Carta dei Diritti dei Cittadini Europei e sulla futura Costituzione. Non contro l’Europa, in difesa della Patria, ma per un’Europa più sociale ed ecologica.

Così, anche i sindacalisti verdi (che questa volta sperano di avere almeno un 10% del voto per la Camera del Lavoro) sono insorti contro un Presidente che invece di fare il suo mestiere, fa il secessionista. Poi, i gadgets elettorali del difensore del sacro suolo della Patria (e dei posti di lavoro per la nostra gente, contro la sleale concorrenza dei paesi con salari bassi) sono stati fabbricati a Hong Kong, e sono arrivati qui con la Singapore Airlines. Non c’è male per uno che va su tutte le furie davanti ai TIR europei. Insomma, è un vero democristiano.

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