Premio Busoni: fumata nera
Non assegnato il primo premio del prestigiosissimo concorso pianistico. Eppure il livello dei concorrenti era ottimo...
Nessun primo premio alla 54a edizione del famoso concorso pianistico internazionale ospitato nella nostra regione. Così ha decretato il verdetto della giuria presieduta da Andrea Bonatta, pianista bolzanino tra l’altro direttore artistico dello stesso concorso, la sera del 5 settembre dopo otto giorni di attente audizioni e prove impegnative.
Per chi non fosse a conoscenza del rilievo internazionale del "Premio Ferruccio Busoni", basti richiamare un’ironica vignetta appesa in questi giorni al Conservatorio "Monteverdi" di Bolzano, sede dello svolgimento delle varie fasi della competizione: sul podio dei vincitori lo scalino del primo classificato svetta oltre le nuvole dell’olimpo, lasciando il secondo ed il terzo premio con il naso all’insù!
Presto spiegato: 22.000 euro, un’incisione per la Naxos e scritture per concerti con un totale di 56, sottolineo cinquantasei, tra orchestre sinfoniche ed enti concertistici nel mondo. Un vero trampolino di lancio per un giovane talento del pianoforte, anche in considerazione del fatto che a reputarlo pronto per una brillante carriera è sempre una giuria composta dalle personalità più prestigiose del pianismo internazionale (quest’anno: Andrea Bonatta - Italia, Paul Badura Skoda - Austria, Dario De Rosa – Italia, Irwin Gage – USA, Valentin Gheorghiu - Romania, Andrea Lucchesini - Italia, Jürgen Meyer Josten - Germania, Agostino Orizio - Italia, Arie Vardi - Israele, Lilya Zilberstein - Russia, Xu Zhong - Cina).
Ma veniamo all’edizione 2003 che si presenta nella sua nuova veste biennale. La prima fase eliminatoria del concorso, a cui si sono presentati un centinaio di pianisti, si è svolta infatti nel mese di agosto dello scorso anno. I 23 candidati selezionati hanno quindi avuto un anno di tempo per prepararsi a vincere il Premio Busoni, portando quindi il livello della competizione sempre più in alto (concreto obbiettivo della biennalizzazione). E così è stato. Almeno così ci è parso dopo l’ascolto delle semifinali e delle finali solistiche a cui sono arrivati in 12 pianisti. Ma allora come mai non c’è stato il primo premio?
Queste sono le strane alchimie dei concorsi.
C’è chi ha parlato di impreviste e talora incomprensibili esclusioni di talentuosi candidati dalle prove finali con l’orchestra. Chi ha colpevolizzato il sistema matematico delle votazioni. Chi ha giustamente discusso, come Michael Güttler, direttore dell’orchestra Haydn alla finalissima, sulla difficoltà anche per un ottimo solista di suonare con un’orchestra. Güttler, giovane direttore tedesco diplomato tra l’altro in pianoforte, in un’intervista durante l’attesa del verdetto finale si è a lungo soffermato sull’importanza di questa prova al fine della votazione della giuria e sulla sua a volte sottovalutata difficoltà. Quando un solista interagisce con un’orchestra non può pensare la musica come quando sale da solo sul palco. Le logiche del fraseggio, la respirazione e gli equilibri sonori devono variare e dopo l’organizzazione di questi si può tornare a cantare liberamente. E qui entra in gioco anche l’esperienza.
Pianisti che ci avevano emozionato con Schumann, Haydn, Ravel e Beethoven, ci hanno dato di meno nelle ultime prove. Nel concerto classico non tutti hanno saputo trovare il tocco mozartiano, mentre nel concerto romantico è mancata l’esecuzione superlativa di pagine quali il primo di Ciaikowskj, il secondo di Rachmaninoff ed il primo di Chopin. Così ci è sembrato accadere alla pianista russa Liubov Gegechkori, terzo ex aequo, che ha dimostrato la sua notevole personalità nelle prove solistiche, ma che non ha saputo brillare altrettanto nei due concerti con l’orchestra (KV488 di Mozart con la Streicherakademie Bozen senza direttore; secondo di Rachmaninoff con l’orchestra Haydn), risultando in entrambe le occasioni schematica nei fraseggi e spesso al di sotto del suono orchestrale. Resta comunque il fatto che sia l’unica finalista ad aver dato prova di saper dirigere un’orchestra con gesto essenziale e preciso nell’esecuzione del concerto classico (altra novità di questa edizione: l’esecuzione di Mozart senza direttore).
Migliore è risultata la prova con l’orchestra di Maria Stembolskaia, seconda classificata (10.000 euro) nonché premio speciale per la migliore esecuzione del concerto di Mozart (2.000 euro) e premio del pubblico (1.500 euro).
Terzo ex aequo avremmo preferito il ventinovenne sudcoreano Jong-Hwa Park (quarto classificato), capace di un ottimo ascolto, grandi tensionidi fraseggio e di un’ampia gamma sonora e timbrica, al posto del diciassettenne cinese Mu-Ye Wu.
La giuria, anziché premiare l’equilibrio di Park, ha preferito puntare su questo giovane cinese dalle grandi capacità anche se non del tutto maturo.
Grandi esclusi dalla rosa dei sei finalisti e a nostro parere dotati di notevoli qualità musicali (come ha già scritto qualcuno, in un talento è importante anche l’anima) sono stati Henry Wong Doe, ventiseienne neozelandese infortunatosi purtroppo ad un dito durante lo svolgimento del concorso,
Mariangela Vacatello, Giuseppe Albanese(a cui è stato assegnato il Premio speciale per la migliore esecuzione dell’opera contemporanea) eRoberto Plano, degni rappresentanti dell’Italia al "Busoni".
La giuria ha voluto premiare comunque la qualità di Albanese, calabrese, classe 1979, allievo di Scala e Rattalino, assegnandogli uno dei premi speciali, quello per la migliore esecuzione del pezzo contemporaneo obbligatorio nella fase finale solistica.
Ci domandiamo però come mai proprio questo premio in considerazione del fatto che l’esecuzione da parte sua (non unico tra i candidati finalisti) dell’opera "Scherben, 19 Etudes-Postludes für Klavier" (2002) di Eichberg presentava degli evidenti errori di lettura.
L’eliminazione di Roberto Plano, venticinquenne di Varese, allievo di Nelson Delle Vigne, entrato di diritto alle semifinali in base al regolamento in quanto vincitore del primo premio al concorso internazionale di Cleveland nel 2001, ha suscitato in particolare una singolare protesta da parte degli abbonati storici del concorso, con tanto di raccolta firme per una lettera inviata al presidente della Fondazione Busoni ed al direttore artistico ("Pur ammettendo un margine estremamente elastico alla soggettività del giudizio, in questo caso l’eccezionalità del livello artistico del pianista ci è parsa indiscutibile, in modo tale da farci apparire l’esclusione di Plano uno scandalo tale da nuocere allo stesso concorso"). Questa particolare attenzione del pubblico non ha comunque turbato lo svolgimento delle prove, regalando invece un sorriso di gratitudine allo stesso Plano, venuto a conoscenza di ciò ormai lontano da Bolzano.
Due parole infine sul numeroso ed affezionato pubblico che ha seguito il concorso. Magari fossero tutti così! Rigorosa puntualità ai turni delle prove, magico silenzio in sala, incredibile concentrazione nell’ascolto, esplosioni d’applausi sinceri.
Si chiude il sipario sulla 54° edizione del Busoni. Il prossimo anno si svolgeranno le eliminatorie per l’edizione 2005. Nell’attesa di un nuovo vincitore, potremo godere della seconda edizione dell’eccezionale Festival pianistico organizzato sempre dalla Fondazione Busoni