“Dolomytica”: è di scena la montagna
Grande progetto, cast internazionale, scenografia imponente: un ottimo prodotto il balletto multimediale realizzato da "Bolzano Danza". Ma ahinoi snobbato a Trento, per provincialismo e ristrettezza mentale.
Un anno fa il Nuovo Teatro Comunale di Bolzano ha deciso di diventare uno dei principali centri della danza italiana, e questo grazie a due rassegne internazionali: la ventennale "Bolzano Danza", e la nuova "Storie di Danza". Per essere identificati in poco tempo come una importante istituzione della danza, e richiamare l’attenzione di riviste specializzate e addetti ai lavori, occorre essere soprattutto originali, e quindi produrre eventi nuovi. Un anno fa è quindi nato "Dolomytica", un balletto multimediale ispirato alle leggende dolomitiche, e coprodotto dalla Fondazione del Nuovo Teatro Comunale e dal festival "Tanzsommer" di Innsbruck.
Per realizzare "Dolomytica" non si è badato a spese: un cast internazionale di danzatori di ottima tecnica neoclassica, prestati da diverse compagnie, un coreografo affermato sulla scena europea come J. C. Blavier, costumi fiabeschi, scenografia imponente che rappresenta una montagna stilizzata, luci ed effetti speciali e le musiche eseguite dal vivo dal percussionista brasiliano Joao de Bruco ed il compositore tedesco Roderik Vanderstraeten. Il tutto diretto dalla bolzanina Chiara Tanesini, prima ballerina di Maurice Béjart, per far rivivere personaggi e magie delle leggende dolomitiche, come Laurino, il giardino delle rose sulla roccia, l’uomo di pietra e le maschere della tradizione ladina.
Dopo il debutto avvenuto la scorsa estate nel festival "Bolzano Danza" e, subito dopo a Innsbruck, "Dolomitica" lo scorso 10 marzo è arrivato anche a Trento, al Sociale, nell’ambito della rassegna "InDanza". In Trentino, dove è ancora debole la logica delle produzioni di grande livello, questa operazione è stata ignorata dal pubblico trentino. Forse per una acquisita sfiducia verso le produzioni locali, solitamente assai modeste, almeno in termini di investimento, forse per un’indifferenza verso ciò che si realizza poco distante da noi, preferendo le compagnie possibilmente straniere e con un nome di facile presa. "Dolomytica" ha così registrato un teatro mezzo vuoto. Gli spettatori erano in gran parte semplici appassionati, mentre era quasi del tutto assente il mondo della danza locale. Soprattutto la mancanza di quest’ultimo pubblico ha fatto pensare a una sorta di sabotaggio nei confronti dello spettacolo; e dire che molte scuole di danza locali, qualche anno, fa si sono riunite in una Federazione, con il fine, tra gli altri, di favorire il confronto con altre realtà di danza e di crescere culturalmente...