Caccia: di male in peggio
Soppressione del Comitato Faunistico, la Giunta Dellai continua per la sua strada: rapporti clientelari con i cacciatori, e cinica indifferenza verso i problemi ambientali.
La soppressione del Comitato Faunistico Provinciale, organo tecnico, che gestisce la fauna in base alla legge 24/91, avvenuta con un colpo di mano, al termine di una seduta di giunta, quando erano assenti sia l’assessore Berasi che l’assessore competente Pallaoro, dimostra ancora una volta come viene trattata la fauna in provincia di Trento, alla mercé delle richieste dei consiglieri cacciatori. Il metodo usato per cambiare radicalmente una legge, frutto di una mediazione tra le parti dopo la vittoria ambientalista nel referendum del ‘91 contro la caccia, è uno schiaffo a chi si batte per la tutela degli animali selvatici.
Il Comitato Faunistico attuale è composto da 22 persone che rappresentano le varie categorie, con competenza in materia faunistico-venatoria; esso decide periodi, specie, limitazioni e prescrizioni tecniche per la caccia e dovrebbe anche proporre misure di tutela per animali a rischio, nonché istituire oasi o aree protette. Dei 22 elementi la gran maggioranza pratica la caccia, pertanto lo squilibrio di forza in favore dei cacciatori è notevole. Malgrado ciò, è stata determinante la presenza dei 4 ambientalisti, che han contribuito a migliorare il prelievo venatorio, limitando tempi, specie e metodi, avallando le richieste restrittive con dati tecnici sulla consistenza e l’evoluzione delle specie.
L’anno scorso, per andare incontro alle esigenze di Boso che minacciava l’ostruzionismo, l’esame venatorio è stato cambiato, preferendo, fra le materie di esame, l’uso delle armi rispetto alla conoscenza faunistica. Quest’anno la cosa si ripete, e la vittima destinata è il Comitato Faunistico. La voglia di tornare al passato, con una caccia affidata in toto alla Federcaccia e ai politici che la rappresentano, è un fatto grave, che porta verso una caccia senza regole o comunque molto più liberista. La soppressione del Comitato faunistico attuale vede la riduzione dei membri da 22 a 5, i quali non avranno più potere deliberativo ma potranno dare solo dei pareri alla Giunta provinciale, cui sarà affidato il compito delle autorizzazioni in materia venatoria e faunistica, che prima spettavano al Comitato. La nuova composizione prevede un rappresentante dei cacciatori, un ambientalista, e tre membri nominati dalla Giunta, e darà solo pareri non vincolanti.
Non crediamo che i componenti della Giunta siano in grado di decidere su temi altamente tecnici: non sono degli esperti e dovrebbero approfondire in modo significativo ogni richiesta, il che è di fatto impossibile, in quanto si paralizzerebbero i lavori di Giunta.
L’accusa che il comitato è un organo politico e non tecnico è ingiustificata: è vero che si cerca di tirare l’acqua al proprio mulino, ma è altrettanto vero che gli ambientalisti devono portare dei dati tecnici a supporto di eventuali richieste restrittive; inoltre i membri del comitato attuale non percepiscono il gettone di presenza, mentre nel nuovo sì: dunque anche i costi sarebbero maggiori.
Con la modifica proposta la Giunta deciderà la gestione faunistica, quindi ad ogni cambio di maggioranza ci sarà una gestione politica della fauna diversa, con conseguenze che potranno essere irreparabili: esiste un solo modo di gestione, che è quello che punta alla tutela delle specie. La dinamica delle specie è al di fuori della politica, è scritta nel D.N.A. di ogni animale; la posta in gioco può essere l’estinzione.
Purtroppo, oltre alla soppressione del Comitato, altri
cambiamenti sono proposti in questa legge di adeguamento, modifiche, che di fatto portano ad una nuova legge venatoria.
C’è ad esempio è la volontà di passare alla Magnifica Comunità di Fiemme la gestione della caccia sui territori di sua competenza (20.000 ha) aggregati in un’unica grande riserva. Non possiamo avere in Trentino delle gestioni della fauna e della caccia diverse per ogni comprensorio, e nemmeno una riserva unica sulle aree della Magnifica Comunità: si perderebbe un elemento importante come il legame del cacciatore al proprio territorio. L’erratismo venatorio è controproducente per gli stessi cacciatori in quanto l’attenzione di un ospite verso la fauna locale è molto superficiale in quanto territorio altrui.
E ancora: sarà la Federcaccia a ripartire le assegnazioni (capi da abbattere) per riserva e non più il Comitato Faunistico. Le assegnazioni così potranno essere ripartite in modo errato o clientelare, e il fatto di aumentare il numero di capi abbattibili in una riserva rispetto a un’altra potrà causare degli squilibri, soprattutto per le specie a rischio. Attualmente, le assegnazioni per riserva sono elaborate, su proposta del servizio faunistico, da un sottocomitato di 7 esperti che valuta le richieste dell’Ente gestore. Le ripartizioni sono fatte analizzando riserva per riserva secondo la consistenza faunistica dell’anno in corso. Il tutto poi va approvato dal Comitato Faunistico.
Concludendo, in questo ultimi anni, con una giunta di centrosinistra, in campo ambientale abbiamo ottenuto zero a fronte di un peggioramento della gestione della fauna selvatica e del territorio. E non esistono i presupposti per un cambio di tendenza; il futuro non ci fa ben sperare, anche perché i due schieramenti politici non hanno differenze sostanziali su un programma di tutela ambientale e sviluppo sostenibile. Alle prossime amministrative, probabilmente dovremo scegliere tra due colori: il grigio chiaro o il grigio scuro.