Per la nascita di un soggetto politico ulivista e riformista
Il Trentino sta vivendo un momento cruciale della propria storia. Dalla nascita dello Statuto, oltre 50 anni fa, questa è stata una terra di confine che per le vicende storiche derivanti da tale posizione geopolitica ha goduto di forme particolari di autonomia dallo Stato italiano.
Oggi lo scenario sta profondamente cambiando. Col rafforzamento dell’Europa e l’abbattimento delle frontiere, il Trentino si ritrova catapultato nel cuore di un continente effervescente e dinamico, in rapida trasformazione, ed attualmente impegnato nella grande scommessa dell’allargamento dell’Unione a est. E col federalismo, la nostra sarà sì, ancora, un’autonomia "più speciale" delle altre, ma sarà sempre meno un’autonomia "più autonoma" delle altre.
Cosicché, mentre da un lato aumentano le sfide, ossia mentre cresce la necessità di reggere il confronto in un panorama ben più vasto di quello italiano, dall’altro lato si riduce il vantaggio relativo di cui sinora abbiamo goduto rispetto alle altre Regioni italiane, poiché esse stanno conquistando spazi di autogoverno sempre più paragonabili ai nostri.
Il Trentino è dunque costretto, oggi, a ripensare se stesso, a progettare il proprio futuro nel nuovo scenario italiano ed internazionale. Avremo bisogno di un Trentino più forte, dovremo non solo difendere il benessere sin qui conquistato, ma saperlo accrescere anche affrontando prove più grandi ed anche contando su vantaggi minori rispetto al passato.
Questo richiede alla politica maggiore responsabilità ed oculatezza nella gestione delle risorse. E richiede scelte coraggiose, guidati da molta, moltissima, lungimiranza.
Finisce una transizione durata mezzo secolo, nella quale l’impegno prioritario della nostra politica è stato necessariamente quello di evitare il conflitto tra i gruppi linguistici, ed inizia una fase nella quale il tema centrale sarà quello dello sviluppo in questa regione alpina. E’ il compimento del percorso indicato da Cesare Battisti ed Alcide Degasperi, l’uno precursore delle battaglie per il diritto all’autogoverno in una visione internazionalista, l’altro che fu non a caso al contempo padre della nostra autonomia e padre della nascita di un’Europa unita. Oggi serve altrettanta visione del futuro.
Rafforzare il Trentino significa oggi, per la politica, essere più selettivi nelle decisioni. Non potremo più permetterci di assecondare ogni richiesta corporativa, l’una magari contraddittoria con l’altra, ma dovremo orientare ogni nostra scelta all’obiettivo di dotare il Trentino di un "proprio" modello di sviluppo, in grado di affrontare la competizione economica globale. E non potremo più permetterci - né economicamente, né normativamente - una crescita trainata dal paternalistico intervento diretto dell’ente pubblico nell’economia, ma dovremo lavorare per creare le condizioni affinché emerga e si rafforzi la migliore iniziativa privata.
Sviluppo, per una regione alpina come la nostra, ricca, gelosa della propria qualità della vita, orgogliosamente attaccata alle proprie tradizioni ed alla propria cultura, fiera del proprio patrimonio ambientale, significa investimento sul sapere, sull’innovazione, sulla qualità, sulla coesione sociale e sulla sostenibilità ecologica. La particolare morfologia del nostro territorio non ci permette di competere alla pari con le grandi economie della pianura, in una spasmodica rincorsa al ribasso dei costi che per noi comporterebbe inevitabilmente un peggioramento delle condizioni di vita, occupazioni degradanti e costantemente a rischio, inaccettabili sacrifici ambientali, perdita d’identità e, alla fine, il pericolo di ritagliarci un ruolo meramente marginale e periferico nei processi di redistribuzione delle risorse. Per questo dobbiamo scegliere un altro terreno, quello che vede nel nostro territorio alpino non già un limite alle nostre possibilità di sviluppo, bensì un valore aggiunto. Non è quello quantitativo il campo sul quale possiamo competere. E’ quello della qualità. Questa è la nostra strada. Perché il Trentino ha le potenzialità per ambire a diventare un distretto della progettazione, della ricerca, della qualità, senza sacrificare il proprio ambiente, salvaguardando le proprie tradizioni, difendendo la sicurezza dell’occupazione e migliorando la qualità del lavoro.
Dobbiamo guardare a nord, alle altre realtà alpine che condividono con noi i nostri stessi problemi e le nostre stesse condizioni. Con tali realtà dobbiamo costruire forti alleanze e concrete sinergie, sfruttando le nuove opportunità offerte dall’Europa che consentono a regioni appartenenti a Stati diversi di stabilire reali relazioni transfrontaliere. Ma guardare a nord significa per noi, anzitutto, rafforzare i legami con la provincia di Bolzano, non più sul piano di un’anacronistica pretesa di tutela etnica, che tanti contrasti ha creato nel passato, bensì su quello di una leale e paritetica collaborazione, inserendoci nel solco delle idee tracciate da Bruno Kessler. Il rapporto prioritario con la provincia di Bolzano è la nostra vocazione, consegnataci da secoli di storia comune. E l’esperienza di mezzo secolo di convivenza tra i gruppi linguistici non soltanto ci carica della responsabilità di far evolvere ulteriormente l’integrazione nel rispetto delle differenze, ma costituisce anche la base solida sulla quale fondare una politica comune per lo sviluppo.
Nei prossimi anni il Trentino dovrà concretizzare i progetti di riforma, vincendo la paura del cambiamento e sconfiggendo le rendite di posizione corporativa. Dovremo rimodellare gli interventi della Provincia nella politica economica, per rendere più competitivo e concorrenziale, e meno assistito, il nostro sistema produttivo. Dovremo avviare un serio confronto sulla riforma dello Statuto di autonomia, per superare l’attuale ente regionale dotandoci degli strumenti necessari affinché la collaborazione con Bolzano non sia solo estemporanea ed occasionale. Dovremo migliorare l’efficienza e l’efficacia della pubblica amministrazione, cominciando col tradurre i principi della sussidiarietà con una forte valorizzazione delle istituzioni comunali aggregate in realtà territoriali omogenee. Ed una società più dinamica, più flessibile, più svincolata dalla presenza dell’ente pubblico, andrà dotata di uno stato sociale più forte, indispensabile per offrire a tutti le stesse opportunità e per garantire a ciascuno la sicurezza della protezione sociale.
Dopo dieci anni di difficoltà a far emergere decisioni di rilievo dalle istituzioni politiche dell’autonomia, il Trentino ha oggi, finalmente, un nuovo sistema elettorale. E’ una riforma parziale, che andrà completata, ma che costituisce un primo passo significativo per rafforzare il potere delle istituzioni, della democrazia, di decidere nell’interesse dei cittadini.
Maggiore potere significa però anche maggiore responsabilità. Lo sforzo compiuto in questi anni per dotare il Trentino di regole nuove di funzionamento della politica rischierà di essere vanificato se le istituzioni finiranno per essere ostaggio di un sistema di partiti frantumato, ciascuno con le proprie pretese di visibilità e rivendicazioni personalistiche. E dotare le istituzioni di poteri più forti non sarà di per sé sufficiente, se non sapremo cogliere tale opportunità per avviare quella stagione di riforme che il Trentino attende, garantendo una forte partecipazione dei cittadini alla politica.
Il Trentino è infatti una terra che esprime da sempre una particolare ricchezza sociale, fatta di associazioni, di movimenti, di lavoro nel volontariato, d’impegno civile, di passione democratica. V’è una voglia di partecipazione alla vita pubblica, ad interessarsi delle sorti della nostra comunità e del mondo nel quale viviamo, che raramente si riscontra in altre parti d’Italia, come dimostra la straordinaria mobilitazione per la pace di queste settimane. Anche in Trentino, però, questa ricchezza d’idee e d’impegno fatica sempre più a riconoscersi nei vecchi rituali delle tradizionali rappresentanze partitiche, col rischio che si amplifichi la distanza tra cittadini ed istituzioni. E’ un problema che deve interrogare la politica, che rischia altrimenti di privarsi di quelle spinte ideali che sono componenti fondamentali per ispirare visione del futuro e per dare quindi anche profilo ideale, ed il necessario consenso, alle riforme di cui questa provincia ha bisogno.
Lanciamo un appello a coloro - partiti, movimenti e singoli cittadini - che si riconoscono nei valori dell’Ulivo, affinché nasca, in Trentino, una grande forza ulivista e riformista, in grado di suscitare nuova fiducia nella capacità della politica di governare e promuovere i cambiamenti. Vogliamo lavorare affinché da un confronto serrato sui temi e sui contenuti della politica, senza veti pregiudiziali nei confronti di alcuno, possa emergere una sintesi alta, che definisca l’identità di un nuovo soggetto capace di abbattere vecchi steccati di partito e nella quale possa riconoscersi pienamente quel "Trentino esigente" che è stato in questi anni determinante per le vittorie del centrosinistra. Auspichiamo che tale percorso, attraverso l’apertura di una fase costituente, possa portare coloro che vi parteciperanno a fondersi in un soggetto nuovo e ampio, ispirato ai grandi valori di libertà, giustizia, solidarietà, pace e tolleranza, un soggetto "partecipato" che abbia nell’Ulivo il proprio riferimento nazionale.
Di questo, a nostro giudizio, c’è bisogno per garantire, col consenso degli elettori, forza e concretezza al governo provinciale, ma anche e soprattutto per contribuire affinché il centrosinistra dimostri un forte impegno nella direzione del rinnovamento. Solo così, crediamo, l’alleanza coi soggetti della tradizione democratico-popolare e con quelli della tradizione autonomista potrà fare del centrosinistra trentino quella peculiare sintesi di culture politiche in grado di guidare la Provincia con serena autorevolezza e vasto consenso.
Non vediamo nell’autonomia un privilegio, da utilizzare come alibi per innalzare barriere sottraendosi in maniera miope ai cambiamenti, ma un irrinunciabile diritto grazie al quale possiamo governare meglio i processi anticipando le innovazioni, facendo del Trentino una terra all’avanguardia.
E’ per questo che, avviando un esperimento autonomo dalle dinamiche politiche nazionali - col coraggio di chi è consapevole dei rischi che ne possono derivare, ma anche delle opportunità che possono dischiudersi - coltiviamo l’ambizione di riuscire a suscitare interesse anche fuori dai confini provinciali, facendo del Trentino, ancora una volta, un laboratorio della politica.
Giovanni Kessler, Mauro Leveghi, Luigi Olivieri, Alberto Pacher, Roberto Pinter, Mario Raffaelli