Accardo: il ruggito del leone
Salvatore Accardo in concerto, in versione cameristica, è, ça va sans dire, un’occasione speciale; nonostante le sorti della carriera dei musicisti siano sottoposte alle stesse leggi spietate di quelle dei calciatori. La folla degli animali da concerto di Trento ha risposto come si conviene presentandosi in forze e in ghingheri alla chiamata. Anche in natura ci sono suoni distinguibili ai quali ogni animale risponde istintivamente.
Forse una delle chiavi del successo di Salvatore Accardo è che il suono del violino nelle sue mani colpisce direttamente l’istinto dell’ascoltatore, parlandogli di un talento venuto presto allo scoperto, di una vita di successi e riconoscimenti. Anche sul palco, nella persona di Accardo si nota una sicurezza paragonabile a quella del leone nella savana. La minuta e bellissima Giorgia Tomassi, accanto al Maestro, pareva scomparire sulla tastiera. Lungo tutti i brani in programma (la sonata n.2 op.121 in re minore di Schumann, la sonata in sol minore di Debussy e la sonata in sol maggiore di Ravel) questo rapporto fra i due è sempre risultato evidente, ma non ha reso meno equilibrata l’interpretazione dei pezzi.
Il pubblico, immobile e silenzioso, durante lo Schumann, ha insolitamente resistito incollato alla sedia fino alla fine del secondo bis, incantato dal ruggito del leone.